Il legislatore italiano e gli investigatori privati intrattengono da anni una relazione travagliata.
Non vigono certo odio o risentimento, anzi, ma come in tutte le storie che si rispettano, pare che a volte l’amore cali d’intensità, almeno momentaneamente, mentre compaiono, periodici i piccoli dispetti, le studiate o peggio ancora inconsapevoli dimenticanze, le mancanze d’attenzione che tra due persone spesso servono a riportare alto il reciproco interesse o a delimitare, in modo più o meno esplicito, i rispettivi campi d’azione esclusivi, le libertà intoccabili l’uno dall’altro.
E, come sempre accade nelle liaison sofferte, uno dei due coinvolti si rivela essere più debole dell’altro, esposto quindi, in fin dei conti, a soffrire il danno delle ripicche e delle disattenzioni quasi in esclusiva e qui il “quasi” è d’obbligo.
Nel caso di un potere fondamentale dello Stato e di una categoria o di un gruppo di cittadini qualsivoglia, grande o piccolo, dipendente per larga parte dei propri interessi e attività dalle determinazioni del primo, è d’intuito convenire a chi spetta il ruolo dominante.
Parlando d’investigatori privati nelle loro differenti incarnazioni professionali e societarie, il rapporto con le strutture statuali preposte a studiare e confezionare le leggi è da anni caratterizzato da questa ambivalenza. Grandi e piccole aperture, momenti d’idillio si alternano a inspiegabili e, almeno dal nostro punto d vista, inopportune e gratuite chiusure o trascuratezze. È successo spesso, accade ancora.
In particolare per quanto attiene a una questione annosa, per noi fondamentale e che si trascina da anni: la possibilità di avere accesso razionale e comodo, non certo “selvaggio”, alle banche dati della Pubblica Amministrazione.
Fino a oggi dimenticati, gli operatori del settore hanno dovuto anche ingoiare, di recente, lo sberleffo di un’apertura tramite riforma del codice di procedura civile, che favorisce nel senso qui in discussione direttamente il cittadino creditore, ma ancora una volta guarda altrove, di fronte alle antiche istanze portate avanti dai professionisti del settore e dalle loro associazioni di categoria.
Quindi se nello scorso giugno, a proposito dello stesso tema, dicevamo: ”… La musica è sempre la stessa: oggi l’investigatore privato in Italia, professionista riconosciuto e qualificato, ha accesso ai database pubblici nella stessa misura di tutti gli altri cittadini” oggi dobbiamo addirittura ricrederci e precisare come, in pratica e a determinati fini, il detective di professione abbia a disposizione addirittura strumenti spuntati rispetto al privato.
Per contro, però, alle suddette figure vengono richiesti quando non imposti, in modo sacrosanto, paletti d’accesso al lavoro, adempimenti in sede operativa e obblighi di formazione sempre più stringenti.
In ragione di tutto ciò, quindi, il nostro grido di dolore si va trasformando anno dopo anno in rabbia. Chi fa le leggi si è accorto che i requisiti e la professionalità richiesti – da lui stesso e dall’alto Ente che rappresenta – per operare legittimamente elevano giorno dopo giorno in capo a noi operatori le garanzie medie di elevate capacità, serietà, discrezione, correttezza?
Appare a costoro chiaro che non siamo bruscolini, ma almeno 2.500 realtà in tutto il Paese, alla ricerca di uno spazio minimo e funzionale per operare bene, in fretta, efficacemente in favore di moltissimi cittadini legittimati a tutelare diritti e interessi?
Sembra solo a noi, oppure è opinione condivisa che la nostra opera in favore dei clienti, in moltissime occasioni incida anche, significativamente, sulla congestione degli uffici giudiziari, favorendo snellimento e velocità dei loro impegni?
Queste sono solo alcune tra le domande che ci poniamo.
Le ultime proposte per la legge di riforma del recupero del credito sembrano voler affrontare, almeno in parte, la questione. Ma con il legislatore ci frequentiamo da tanto, troppo tempo. Trepidanti, speriamo, ma non ci contiamo.
Desideriamo però, ardentemente, che la relazione torni in equilibrio: entrambe le parti ne avranno vantaggio, sollievo, piacere.
E, cosa ancora più importante, i frutti positivi di un’auspicabile presa di coscienza seguita dai fatti, saranno a disposizione del terzo elemento del triangolo. Il più fragile e più importante: il cittadino.