L’allarme è stato dato dall’ospedale Gaslini di Genova. Dopo una serie di ricoveri che hanno visto adolescenti alle prese con tendenze suicidarie e autolesionismo. Secondo l’OMS, “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità“.
Un fenomeno in costante crescita che interessa e coinvolge sempre più giovanissimi e che a volte noi adulti non riusciamo a intercettare, comprendere e quindi contrastare.
Il suicidio è uno dei temi più studiati della sociologia della devianza e inoltre uno dei principali problemi di salute pubblica e in quanto tale richiede la nostra attenzione, benché la sua prevenzione e il controllo non siano compito facile. Il suicidio non è una malattia e nemmeno la manifestazione di una malattia, sicuramente è un evento drammatico, un problema di difficile spiegazione, causato da interazione di elementi psicologici, biologici, genetici, sociali e ambientali.
L’autolesionismo suicidario e non suicidario: differenze e analogie
L’autolesionismo è un comportamento volontario, atto a generare un danno a se stessi che può rappresentarsi in forme, modi e caratteristiche differenti. È una forma di aggressività autodiretta. Secondo le ricerche scientifiche, l’autolesionismo indicizza in particolare l’ambito adolescenziale ma, in realtà, le ultime notizie di cronaca tendono un po’ a smentire questo dato, anticipando fortemente la tendenza di questo gesto in età ancora prescolare.
Esiste però una differenza tra l’autolesionismo suicidario, che porta il soggetto a procurarsi la morte mentre l’autolesionismo non suicidario si caratterizza con una forte volontà del soggetto a procurarsi danni fisici, anche gravi. A volte si parla anche di una vera e propria punizione che la persona infligge a se stessa.
Bisogna anche considerare che questa sintomatologia è frequente e può svilupparsi in comorbidità con altre patologie. Diffusa senza dubbio nella popolazione psichiatrica o nei soggetti con disturbi di personalità come depressione e altri disturbi della personalità. Gli esempi più frequenti e ricorrenti dell’autolesionismo che, come abbiamo ben chiarito non sempre si sviluppa in suicidario, può identificarsi con tagli, bruciature pizzicori- ottenuti con lame, coltelli, rasoi e vetri, oppure bruciature della pelle più o meno diffuse con sigarette o altre forme di calore.
Così come riportato dal Manuale MSD i comportamenti autolesionistici non sono chiari e continuano ad essere motivo di studi e approfondimenti. Di solito le motivazioni sono differenti e possono avere a che fare anche con disagi personali e familiari. Non bisogna dimenticare che veniamo fuori da tre anni di pandemia che ha sicuramente acuito e potenziato i disagi e l’isolamento dei ragazzi, dando anche vita al fenomeno degli HIKIKOMORI.
Quali i motivi del gesto?
È difficile ritrovare solo una sintomatologia. Oggi i ragazzi si sentono deboli, vulnerabili e a volte inadatti a vivere in un mondo in continuo movimento, con tanti e differenti stimoli. Forse troppi per chi non riesce ad inserirsi in un proprio momento . Può rappresentare un modo per ridurre o risolvere la difficoltà di incontrare altre persone, di instaurare legami umani che vanno aldilà dello schermo di un pc o di un telefono, così come un rifiuto di riconoscere un problema. Un disagio e anche una possibilità di far sentire la propria voce.
Tutto questo può anche celare un voler richiamare l’attenzione da parte del ragazzo e quindi una richiesta di aiuto.
In alcuni casi vi sono anche delle emulazioni, delle imitazioni e questa ultima particolarità è molto diffusa attraverso i social e in particolare con le challenge.