L’Italia riapre, dopo le settimane del Covid-19, e il futuro appare durissimo. Ma questa crisi, come tutte, contiene anche i semi per la rinascita. Rapporti interni ed esterni alle aziende, nuove dinamiche, soluzioni smart e web, buona comunicazione. La specie “impresa” ora deve mutare davvero, per sopravvivere. Possiamo farcela.
E finalmente, si riapre. Almeno sembra.
In attesa di conoscere nel dettaglio e di adeguarsi a quanto sarà stabilito per i differenti step della cosiddetta Fase 2, nei nostri ambiti d’attività, ci ritroviamo in questo spazio, per la prima volta da parecchie settimane, con la prospettiva di dover davvero affrontare l’uscita dal lockdown, quello economico.
Davanti a quasi tutte le aziende si stende oggi un orizzonte denso di nubi fosche. Si profila la necessità di dover ripensare, rimodulare, rivedere molti aspetti della propria quotidianità e organizzazione.
Più da attori compartecipi e speranzosi, che da tecnici, oggi desideriamo dire la nostra. Senza prenderci troppo sul serio e in assoluta libertà, parlando per esperienza e per consolidate impressioni. E affrontando l’argomento con ampiezza, senza focalizzarci su investigazioni, sicurezza e gestione del credito, ma dialogando apertamente con l’intero mondo economico e produttivo. Che, alla fine, è e sarà sempre il luogo dei nostri interlocutori.
Un popolare slogan, proposto come hashtag, dei mesi passati “al chiuso” recita: #andràtuttobene. Adesso, pur apprezzandone la forza propulsiva e l’intento di unire e rassicurare, possiamo affermare a ragion veduta che non è e non sarà proprio così.
Andrà tutto male, quindi? Non lo crediamo affatto, ma occorreranno nervi saldi, sacrifici, lungimiranza, mente aperta. E capacità di far tesoro delle lezioni apprese (si spera).
Qualche spunto? Da parte nostra, eccoli.
L’emergenza, passata o ancora attuale, porterà di certo chiusure e licenziamenti, ma fortunatamente non per tutti. Un buon consiglio arriva dalla Harvard Business Review, per chi resterà a galla. Parla di pratiche corrette e di proficue interazioni all’interno dell’azienda: comunichiamo apertamente, condividiamo il dolore, quando emerge, coinvolgiamo collaboratori e partner nella generazione di idee, consideriamo tutte le opzioni, persino quelle meno convenzionali, e soprattutto non perdiamo mai di vista i nostri valori e la qualità delle nostre relazioni.
Chi dovrà prendere le decisioni avrà un compito ingrato ma stimolante al massimo: nel breve mettere al riparo il proprio business, nel lungo termine rivederlo in ottica strategica.
È questo il momento della più autentica innovazione: non aver paura di cambiare, di introdurre nuove forme di socializzazione e nuovi valori all’interno, scegliere nuovi partner e nuovi mentori all’esterno, cambiare i modelli e i benchmark.
Occorrerà, verso tutti i portatori d’interesse, tener conto oltre che degli aspetti organizzativi legati alle necessità pratiche, prestare attenzione allo stato psicologico, in un periodo che non ha precedenti storici recenti. La tempesta provocata dal virus ha infatti dissolto certezze che da molto tempo erano fuori discussione, per esempio in capo alla possibilità e al bisogno di spostarsi e di relazionarsi senza limiti. Il domani quindi, sarà ancora più decisamente e intensamente web. Abbiamo “assaporato” riunioni, lezioni e anche aperitivi in videoconference. Ci siamo attrezzati per affrontare in questo modo un numero sempre maggiore di situazioni? Facciamolo subito e potenziamo immediatamente sistemi e formazione in tutti quegli aspetti del lavoro e degli affari che domani potremo/dovremo affrontare tramite la rete ed uno schermo.
Lavoriamo sulla comunicazione dei nostri prodotti e dei nostri valori. I canali commerciali sono fondamentali, ma oggi vanno sostenuti. Rinforziamo il marchio, definiamo meglio il tono di voce dei nostri messaggi, che devono essere in grado di intercettare nuove speranze e nuovi timori. E di rassicurare.
Senza scordare il resto puntiamo ancor più sugli amati/odiati social media, che in questi mesi hanno assunto ancor più importanza, hanno colmato vuoti, si sono appropriati di spazi nuovi e consolidati in quelli già presidiati.
Sono solo alcuni pensieri in libertà, come già detto non troppo tecnici o specialistici.
Di fondo, abbiamo un pensiero, positivo se non proprio rassicurante. Ogni crisi è un passaggio. Mai indolore, ma sempre fruttuoso, se ben affrontato.
Non facciamoci vincere dal timore, pur usando tutta la necessaria prudenza. Cogliamo, semmai, l’attimo. Il cambiamento era già annunciato: ripartiamo da qui, usando cervello, fantasia e creatività.
Sembra che, come popolo, nei siamo dotati, anche se non sempre li utilizziamo.