L’Antropologia forense studia i resti umani nell’ambito delle indagini giudiziarie allo scopo di identificare e fornire informazioni utili al fine di chiarire le cause della morte.
La figura dell’antropologo forense è ampiamente diffusa nei paesi anglosassoni e da qualche anno comincia ad affacciarsi in Italia all’interno della criminalistica. È un’applicazione dell’antropologia fisica e parte integrante della medicina legale ma ben diversa come strutturazione.
Il lavoro dell’antropologo forense non riguarda solo l’analisi dei resti scheletrici, ma si unisce alle eventuali cause di morte e all’analisi del luogo del ritrovamento del cadavere che permette di identificare i resti umani.
Antropologia forense: di cosa si occupa e come si lavora
L’antropologia Forense agisce, quindi, una volta che l’omicidio si è ormai compiuto e del cadavere, in alcuni casi, restano solo le ossa. Quindi bisogna analizzare e studiare i resti umani. Gli ambiti di interesse dell’antropologia forense riguardano la localizzazione, il repertamento fotografico, il recupero dei resti ossei e la ricostruzione antropologica della forma del volto.
L’af ci permette di identificare l’età, il sesso, la razza e il profilo biologico di un soggetto, semplicemente analizzando i resti ossei. Durante l’osservazione bisogna ritrovare una prima distinzione tra ossa umane e animali e questo può essere fatto grazie all’esame macroscopico risalendo perfino alla tipologia ossea maschile e/o femminile, distinguendo la lunghezza e tipologia delle ossa.
L’antropologia forense si trova quindi ad interagire con molte discipline quali Anatomia e Istologia, Patologia, Archeologia, Paleontologia e Odontoiatria. Ovviamente, determinare il tempo post- mortem in alcuni casi è molto difficile. Come abbiamo scritto, l’antropologia forense nasce da una costola della medicina legale ma è molto diversa, in quanto studia i corpi in avanzato stadio di decomposizione e difficili da identificare.
L’antropologia forense e il ritrovamento di un cadavere
Il suo contributo non è importante soltanto per l’identificazione ma per comprendere le cause del decesso in quanto ogni cadavere ha delle peculiarità e dal momento in cui si richiede l’intervento dell’antropologo forense, bisogna accertarsi che lo stesso scheletro non sia stato coinvolto da fattori ambientali differenti quali temperatura, umidità, aria e acidità del suolo.
Con le tecniche di antropologia forense, possono essere analizzati anche eventuali traumi o fratture che il soggetto ha subito prima della morte, anche una devitalizzazione può essere di aiuto. Una materia indubbiamente affascinante che prevede sicuramente una preparazione con formazione di tipo medico-scientifico e biologico. È importante, altresì, avere delle conoscenze tecniche specifiche, che consentano di utilizzare in maniera corretta attrezzature indispensabili per l’analisi dei resti, come laser scanner, spettometro, Gps e attrezzatture fotografiche a raggi infrarossi.