A Milano nasce MUSA, unico museo al mondo che si muove tra scienze forensi e diritto. Al suo interno una sezione dedicata al crime. Il percorso si chiude con un focus sul naufragio di un peschereccio al largo della Libia, dove morirono circa mille migranti. Il museo aprirà al pubblico il 2 novembre.
MUSA: scienza e medicina per la giustizia e la tutela dei diritti umani
Il 19 ottobre scorso, a Milano, negli spazi dell’ex facoltà di Veterinaria a Città Studi, è stato inaugurato il MUSA (Museo Universitario delle Scienze Antropologiche, Mediche e Forensi per i Diritti Umani). “MUSA vuole mostrare al grande pubblico che cosa le scienze forensi e la medicina legale possono fare per la giustizia e la tutela dei diritti” ha dichiarato Cristina Cattaneo, docente di Medicina Legale e Antropologia presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute e Responsabile Scientifico del Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense della Statale).
Il progetto MUSA, ideato durante la pandemia, nasce dal Labanof e ha coinvolto archeologi, storici, costituzionalisti, veterinari e studenti, ricevendo il supporto di Fondazione Cariplo, Fondazione Isacchi Samaja e Terre des Hommes. Un museo per i diritti umani e per la giustizia. Un luogo dedicato allo studio del corpo, alla scienza e alla medicina, articolato in sei sezioni. Da quella storica a quella archeologica, passando per la sezione crime, in cui viene ricostruita la scena del crimine e un plastico di un’autopsia. Di grande importanza anche la sezione dedicata alla medicina e alle scienze forensi nei casi di maltrattamento, violenza sessuale e tortura.
Cattaneo: l’importanza di identificare i corpi
MUSA prevede un’area dedicata ai non vedenti, con audioguida e modelli tattili, una postazione per consultare i casi giudiziari conclusi, filmati e podcast. Il percorso si chiude con un focus sul naufragio del 2015 di un peschereccio al largo della Libia. Il disatro causò mille vittime tra adulti e ragazzi. Cattaneo spera che il barcone dove viaggiavano i migranti arrivi al MUSA. “Dicevano che si doveva lasciare in Sicilia perché è il mondo dell’accoglienza, ma qui c’è il messaggio di quello che la scienza può fare per restituire la dignità” ha ribadito.
Il percorso museale accoglie a più riprese il tema dell’identificazione del corpo e la sua importanza per diversi motivi. Per le indagini nei casi di omicidio, al fine di trovare degli indizi. Per garantire il rispetto della dignità dei morti e per una serie di diritti fondamentali dei familiari delle persone scomparse. “A Milano sono tanti i morti che ancora non hanno nome” sottolinea la docente. Un esempio in questo senso, è la presenza di un video-testimonianza di chi ha perso un genitore nel disastro aereo di Linate del 2001 senza aver mai ritrovato il corpo.