Nelle scienze forensi, a volte, un’indagine merceologica può risolvere un caso. Il serial killer di Atlanta fu preso così.
Quel tonfo? Spazzatura
Alle 2 di notte di un qualsiasi giovedì pomeriggio del maggio 1981 una pattuglia della polizia di Atlanta ferma un’auto, alla fine di un ponte. La guida un ragazzo di colore con una matassa di capelli ricci e gli occhiali. Gli chiedono cos’abbia buttato nel fiume Chattahoochee: spazzatura, è la risposta. Gli chiedono che ci fa in giro a quell’ora: cerco l’indirizzo di un’amica, è la risposta. Ma nome e indirizzo che fornisce sono inesistenti. Lo fermano. Atlanta vive da mesi l’incubo di un serial killer che uccide solo nella comunità di colore.
La faccenda è iniziata nel luglio 1979 con una serie di ritrovamenti di ragazzini preadolescenti strozzati, in diverse aree della città. Il numero delle vittime cresceva ma la polizia non sospettava l’azione di un serial killer. Quando dopo 10 mesi si arrivò alla trentesima vittima, la città e i quartieri neri ribollivano di tensione. La polizia però pensava a delitti d’odio, razziali. Si cercava tra i suprematisti bianchi, che in Georgia non mancavano. L’FBI mandò un giovane John Douglas – che stava riscrivendo la storia della criminologia – per fare un profilo. Il risultato lasciò di sasso: bisognava cercare un nero benestante, tra i 20 e i 30 anni, intelligente. Tutto il contrario di quello che cercavano.
Nella macchina del ragazzo di colore e nel fiume, però, non c’è niente di sospetto. Lo lasciano andare. Domenica, un miglio più a valle, il fiume restituisce il corpo di Nathaniel Cater, 27 anni, scomparso pochi giorni prima. E’ nudo, asfissiato, ma tra i suoi capelli c’è un minuscola fibra di nylon. Alt. Flashback.
Che fibre sono quelle?
Mesi prima, i laboratori della Scientifica della Georgia avevano stabilito che c’erano delle fibre sui vestiti delle prime vittime. Che fibre? Giallastre, verdastre, di un tappeto. La notizia passò alla stampa e, voilà, i cadaveri adesso cominciarono ad apparire nudi. Uhm. La polizia pensò che l’assassino stesse cercando di fregarli. E si ricordò del tizio del ponte. Andò a casa sua. Lui si chiamava Wayne Williams, aveva 23 anni, veniva da una buona famiglia di pensionati, faceva il promoter in campo musicale. Oddio, più che altro si dava da fare, ma non aveva ancora trovato nessun vero talento. Viveva coi genitori.
Prelevarono fibre di qualsiasi cosa. Scoprirono che dei peli trovati su alcune vittime erano del pastore tedesco di Williams. Altre fibre erano invece identiche a quelle del copriletto. Ma di quei tappeti potevano essercene migliaia. Cercarono meglio. Quelle fibre erano state prodotte tra il 1967 e il 1974, ma le fibre verdi e gialle insieme apparivano solo nei prodotti della West Point Pepperell Corporation. Il totale delle fibre prodotte da quella industria era pari a 52 campi da tennis, non molto. Ma sempre troppo per non pensare al caso. Poi c’erano altre fibre, uguali a quelle della sua station wagon Chevrolet: di queste, in città, ce ne erano solo 680. Una vera sfida per la criminalistica.
Un caso, oppure no
La verità è che ognuno dei corpi aveva addosso almeno 10 fibre che provenivano da casa Williams e la probabilità statistica che la presenza di questo gruppo, tutte insieme, fosse un caso, era quasi pari a zero. Lui fece una conferenza stampa per protestare la sua innocenza. Il risultato fu che la sua foto finì su tutti i giornali e si fecero avanti testimoni per dire che l’avevano visto con alcune vittime. Il 21 giugno 1981 fu arrestato. Lui decise di difendersi da solo.
Un perdente
Secondo Douglas, Williams era un fallito e lo sapeva. Cercava potere e non ne aveva. Dentro di lui erano cresciuti rabbia e stress. Uccidendo, li scaricava e dimostrava a sé stesso di essere un vincente, un inafferrabile serial killer. La corte esitava, però. Erano prove molto tecniche, che potevano confondere una giuria. Allora la Procura si concentrò su due casi e basta, quelli degli unici adulti che aveva ucciso (Cater e Payne), per i quali aveva maggiori prove. Ottennero due ergastoli, Avevano vinto. Williams è ancora dentro.