E' servito del tempo ma ad oggi, finalmente, la PERIZIA GRAFICA è stata riconosciuta un ausilio fondamentale a disposizione del Magistrato che deve indagare l’autenticità o la falsità di un documento. L’autorità nomina, nel caso specifico, un grafologo qualificato e con competenze certificate in ambito forense al quale viene formulato un quesito giuridico cui rispondere sulla base delle dimostrate competenze tecnico-scientifiche. Ma come si può giungere alla formulazione di una risposta ad un simile quesito? Quali segni grafologici concorrono all'identificazione di un falso? Esistono delle "linee guida" in tal senso utili al grafologo forense che deve esprimersi in merito all'autografia di un documento? L'accertamento dell' autografia è un indagine che talune volte si dimostra particolarmente insidiosa; superato, anche sotto il profilo della validità giuridica, il metodo CALLIGRAFICO che si limitava a comparare la morfologia delle singole lettere (cassazione 1956) trovo, nel metodo GRAFOLOGICO/GRAFONOMICO lo strumento di indagine più efficace e preciso: "la grafonomia ha basi fisse, norme costanti e dà rigorosamente gli stessi risultati (…) Questo studio di fenomeni spontanei di rapporti di causa ed effetto è (…) una SCIENZA. La grafonomia studia quindi la scrittura nel suo modo di estrinsecazione, nel suo procedimento e nel suo sviluppo; l’analizza in tutti i suoi aspetti; ne coglie le difformità e le somiglianze; paragona gli elementi che hanno particolarità distintive ed infine considera ogni segno di dipendenza del modo, tempo e movimento con cui fu vergata, studiando ogni tratto, sia singolarmente che in correlazione con gli altri che precedono e seguono” (Orlando Sivieri 1967) Tale metodo indaga:
– Le caratteristiche MORFOLOGICHE (forma, dimensione, proporzioni);
– Le caratteristiche legate al MOVIMENTO grafico;
– Le caratteristiche del TRATTO inteso come la “colata d’inchiostro” lasciata dal mezzo scrivente;
– Le caratteristiche legate al “RITMO” grafico della mano scrivente cioè al ripetersi di segni e spazi caratterizzanti il grafismo;
– I CONNOTATI SALIENTI le caratteristiche cioè più soggettive ed individuali di un grafismo;
– I CONTRASSEGNI PARTICOLARI quali, per esempio, i caratteri patologici come tremolii, agrafie, disgrafie;
– Le COSTANTI DI VALORE cioè tutti quei gesti particolari che tendono a ripetersi nella scrittura della stessa mano.
A disposizione del grafologo forense anche altri importantissimi "indicatori" evidenziati, partendo dal lavoro di Saudek (1982), dal prof. Bruno Vettorazzo, nel suo libro "Grafologia Giudiziaria" nel quale elenca ed illustra i 10 segni grafici che permettono al tecnico di riconoscere l’insincerità di uno scritto:
– grafia lenta, indipendentemente da cause strumentali, da immaturità grafica o da impedimenti psicofisici;
– grafia innaturale perché scolastica, rovesciata, oppure stilizzata o con frequenti arcate;
– grafia molle, senza verticalità ne pressione;
– frequenti ritocchi a danno della chiarezza;
– lettere oscure (una lettera al posto di altra) con frequenti tratti ricoperti;
– grafia con frequenti e ingiustificati punti di appoggio fra sillabe e parole;
– frequenti stacchi di penna;
– omissione di tratti essenziali di lettere in grafia lenta;
– eccessivo risalto alle iniziali di parola;
– lettere – v, a, d, g, q – aperte alla base e descritte con moto orario in due tempi.
Di particolare rilevanza la "lentezza" eccessiva ed inspiegabile del movimento grafico che non può sfuggire all'occhio del grafologo forense e che accompagnata, come disse Saudek, da almeno altri tre sintomi di insincerità, può portare ad una conclusione di altissima probabilità di falso.
Il consiglio, vista la complessità dell'indagine sopra descritta, è quello di rivolgersi SEMPRE a personale qualificato iscritto ad una delle associazioni di categoria e agli albi civile e penale del Tribunale per avere un parere tecnico scientifico a supporto della vostra indagine.
di Cristina Sartori – www.grafologoperitale.it
© Riproduzione riservata
EVENTO PROGRAMMA ISCRIVITI LOCATION DIVENTA PARTNER