Diventare avvocato richiede il superamento di un percorso di studi rigoroso che combina formazione teorica e pratica. Dalla registrazione al registro dei praticanti ai requisiti di tirocinio, fino alla frequenza obbligatoria della Scuola Forense, ogni fase è regolata da normative precise.
Diventare avvocato: i requisiti per iscriversi al registro dei praticanti
Per intraprendere la carriera forense, i neolaureati in giurisprudenza devono iscriversi al registro dei praticanti avvocati presso il Consiglio dell’Ordine competente. Questo passaggio iniziale richiede il possesso di specifici requisiti: una laurea in giurisprudenza, la cittadinanza italiana o di un Paese dell’Unione Europea, il domicilio professionale nel circondario del tribunale e il pieno esercizio dei diritti civili. È fondamentale, inoltre, non trovarsi in situazioni di incompatibilità previste dalla legge o aver riportato condanne per determinati reati.
L’iscrizione al registro richiede, inoltre, la presentazione dei documenti comprovanti il possesso dei suddetti requisiti. Entro 30 giorni dalla domanda, il Consiglio dell’Ordine valuta la richiesta e, in caso di rigetto, l’interessato può ricorrere al Consiglio Nazionale Forense entro 20 giorni. Questo iter processuale garantisce un controllo rigoroso circa l’accesso alla professione, tutelando la qualità e la deontologia del settore.
Il tirocinio forense: modalità e obblighi
Il tirocinio forense rappresenta il fulcro della formazione pratica per gli aspiranti avvocati. Può essere svolto presso uno studio legale con un avvocato iscritto da almeno cinque anni, presso l’Avvocatura dello Stato, o in uffici legali di enti pubblici per un massimo di 12 mesi. È anche possibile integrare periodi di pratica in altri Paesi dell’Unione Europea o durante l’ultimo anno di studi universitari, purché si rispettino i requisiti minimi di sei mesi presso un avvocato o l’Avvocatura dello Stato.
Nel corso del tirocinio, i praticanti devono garantire una frequenza minima di 20 ore settimanali presso lo studio, devono partecipare alle udienze e rispettare rigorosamente le norme deontologiche. La possibilità di conseguire il “patrocinio sostitutivo”, dopo sei mesi di pratica, offre ai praticanti l’opportunità di esercitare alcune attività professionali sotto la responsabilità dell’avvocato presso cui si svolge il tirocinio, previa iscrizione e giuramento solenne presso il Consiglio dell’Ordine.
La Scuola Forense e l’esame di abilitazione
Dal 1° aprile 2022, gli aspiranti avvocati devono obbligatoriamente frequentare la Scuola Forense per l’accesso all’esame di abilitazione. Il percorso prevede almeno 160 ore di lezione distribuite in 18 mesi, con verifiche intermedie al termine di ciascun semestre. Le materie trattate spaziano dal diritto civile e penale alla tecnica di redazione degli atti, offrendo una preparazione completa e pratica.
Sebbene le verifiche intermedie siano temporaneamente sospese, resta obbligatoria una frequenza minima dell’80% delle lezioni per poter accedere alla verifica finale. Il mancato superamento di quest’ultima comporta la ripetizione dell’ultimo semestre e del relativo esame. Per i praticanti che lavorano, è prevista la possibilità di conciliare tirocinio e impiego, purché vengano rispettati gli obblighi formativi e informato il Consiglio dell’Ordine.
Il rilascio del certificato di compiuta pratica è il traguardo finale che consente ai praticanti di accedere all’esame di abilitazione. Quest’ultimo step è da considerarsi conclusivo per accedere a pieno titolo alla professione forense. Con rigore e impegno, questo percorso si configura come un banco di prova essenziale per chi aspira a diventare avvocato, garantendo un equilibrio tra formazione teorica e pratica professionale.