L’Italia, ha chiarito fin da subito l’on. Minniti, “non è all’anno zero, né all’archeologia informatica”, assicurando che la strada intrapresa dal Paese è quella giusta. In merito, il ministro ha esposto i passi fatti finora. Nel 2013 la direttiva Monti ha aperto la strada alla messa in campo di una visione complessiva sulla sicurezza informatica. Successivamente, in tempi recenti, con la direttiva Gentiloni sono state gettate le basi per “un’unificazione nelle capacità di risposta, individuando qualcuno che abbia in mano le chiavi per poter produrre una reazione”.
Il provvedimento di febbraio infatti oltre a rendere più snelle le procedure, ha rafforzato il ruolo del Cisr, ha introdotto novità come il Nucleo sicurezza cibernetica e previsto una forte interazione con l’Agid, con il ministero dello Sviluppo Economico, con il ministero dell’Interno, con il ministero della Difesa e con il ministero dell’Economia e delle Finanze. Inoltre il nuovo decreto ha attribuito al direttore generale del Dis il compito di definire linee di azione che dovranno portare ad assicurare i necessari livelli di sicurezza dei sistemi e delle reti di interesse strategico, sia pubblici che privati, verificandone ed eliminandone le vulnerabilità. Per la realizzazione di tali iniziative è previsto il coinvolgimento del mondo accademico e della ricerca, con la possibilità di avvalersi di risorse di eccellenza, così come una diffusa collaborazione con le imprese di settore.
L’on. Minniti ha anche parlato di cooperazione internazionale, ribadendo che “l’Italia non può contare sulle risorse di cui dispongono i grandi attori internazionali” come ad esempio gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Il Ministro dell’Interno ha strizzato l’occhio all’Europa, sottolineando però la necessità che “la cooperazione sia maturata sulla base di principi che vengono condivisi, principi di libertà e democrazia”.
Infine le sfide per il 2018, sia sul piano nazionale quanto nel contesto europeo. Da un lato la “necessità di conciliare il principio di libertà, insito in tutto questo, con il principio del controllo”. Minniti ha preso ad esempio l’uso che l’Isis ha fatto di internet nel corso di questi anni per diffondere l’ideologia del terrore e ha indicato come i grandi provider possano contribuire a contrastare un uso cattivo del web. L’obiettivo, ha detto il ministro, è quello di “ragionare sulle metodiche da adottare e sulla loro immediata applicazione per il blocco automatico e la rapida cancellazione dei contenuti”. La seconda grande questione riguarda invece la diffusione della cultura della cyber-security tra le aziende. In questo senso occorre compiere un “salto culturale”, basato su un rapporto di fiducia in cui la denuncia degli attacchi deve essere vista non come un danno di immagine ma come un punto su cui cooperare e reagire. “Serve” ha concluso Minniti “far comprendere qual è la potenza dell’attacco: può rubare l’anima dell’impresa, i brevetti, il know how e i design”.
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