Avevano raggirato numerose persone in tutto il territorio nazionale con annunci commerciali-truffa approfittando della distanza che li separava dagli acquirenti (Cronache di Caserta, Il Mattino, 23 marzo 2018).
Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che gli autori di reato avevano attivato diverse carte di credito prepagate e alcune utenze telefoniche, e creato svariati profili sui social network – negozi virtuali – per mettersi in contatto, in modo più agevole, con gli ignari compratori. Gli offender avevano posto in vendita a prezzi allettanti su siti internet specializzati nonché sulle bacheche dei social network smartphone, prodotti tecnologici, capi di abbigliamento. Dall’altro lato, gli acquirenti, dopo aver concordato il prezzo e versata la somma pattuita sulle carte di credito prepagate indicate dagli stessi rei, non ricevevano la merce “comprata” dai rivenditori, i quali, successivamente alla transazione, facevano perdere le loro tracce. Avuta contezza del pagamento, i rei provvedevano a prelevare il denaro accumulato sulle carte prepagate in differenti sportelli ATM bancomat della provincia, alcuni dei quali venivano utilizzati con maggiore frequenza. A tradire gli autori del reato sono stati l’esame incrociato dei flussi di denaro tra le carte prepagate utilizzate, i prelievi effettuati dai dispositivi pos ed anche l’analisi qualitativa, quantitativa e spazio-temporale dei loro spostamenti nell’ “area di caccia”.
In tale contesto criminoso, gli ATM utilizzati sono divenuti luoghi fisici e geografici del reato ed hanno contribuito a fissare il modello spaziale dei rei. Quindi, la condotta criminosa è transitata da una anonima dimensione virtuale, tipica delle truffe on-line, ad una realtà fisica e spazialmente strutturata. Questa condizione ha consentito di poter mettere in campo le tecniche di geographic profiling e di poter utilizzare sistemi di analisi spaziale, mediante cui sono state analizzate le informazioni circa la localizzazione degli ATM, considerati scene del crimine. La conclusione dell’analisi territoriale, quantitativa e qualitativa, ha rilevato l’area di ricerca ed il punto di ancoraggio del reo, quest’ultimo distante a meno di due chilometri a piedi dalla home base dell’offender.
Come scegliere la serie corretta di località afferenti ad un crimine informatico adatta per il geographic profiling? Il presupposto principale per azionare il geographic profiling è certamente la presenza delle località fisiche dove l’autore del reato commette i crimini e dei movimenti entro uno spazio definito all’interno del quale seleziona gli obiettivi. Secondo la dimensione geografica del crimine, la base dell’autore del reato è probabile che si trovi all’interno della zona di distribuzione dei siti connessi agli eventi offensivi. Se il criterio di ricerca e di mobilità non soddisfa il paradigma geografico, costruire il profilo territoriale del reo, all’interno di una serie criminosa, potrebbe essere problematico, se non addirittura impossibile.
L’esistenza di alcune tipologie di reati che coinvolgono siti criminali fisici facilita l’analisi geografica del reato. Tuttavia, per alcuni crimini come i cybercrimes, in particolare le truffe in internet o le vendite fittizie on-line di prodotti commerciali, l’aspetto geografico non è subito evidente e, in alcuni casi, manca del tutto. Infatti, i cyber offenders non hanno la necessità di dover immettersi in un ambiente geografico fisico per delinquere. Questa qualità rende in astratto vano l’utilizzo delle tecniche di geographic profiling nei crimini commessi nel cyberspazio. Nonostante questo limite dovuto alle nuove forme di criminalità, è possibile valorizzare l’aspetto “geografico” anche nell’attività di profiling non applicabile a una tradizionale scena del crimine.
In pratica, i cybercrime da sottoporre all’analisi di profiling geografico dovranno possedere elementi di interazione tra spazio digitale e spazio fisico, il crimine dovrà avere una posizione geografica e/o includere qualche componente di ingegneria sociale. Esistono criminali informatici che, pur operando sulla rete internet, necessariamente dovranno sganciarsi dallo spazio virtuale e avere un contatto fisico con la vittima, con gli altri sodali, con determinati strumenti utili per perfezionare la propria “condotta” e goderne i ricavi. Sussisterebbe, quindi, anche nei crimini che non hanno una vera e propria scena del crimine un modello spaziale. Infatti, come è stato rilevato nel caso indicato, il profilo geografico criminale può trovare un’applicazione operativa nei casi di truffe seriali on-line commesse con l’utilizzo di carte di credito. Rispetto alle condotte fraudolenti tradizionali, nelle truffe delle finte vendite on-line il luogo “fisico” del reato possiede una particolarità rappresentata dalla distanza favorita dalla rete, che separa l’agente rispetto al luogo ove si trova l’acquirente del bene. Tuttavia, il meccanismo criminale di questa condotta criminosa soventemente si completa con il prelievo del denaro contante versato dagli ignari acquirenti da parte degli stessi autori di reato presso gli sportelli bancari/postali. In questi casi, l’analisi della scena geografica del crimine si concentra su tutte le locations connesse al reato come l’ubicazione degli sportelli Atm e/o i luoghi dei prelievi di denaro, scene del crimine non intese nell’accezione tecnica del termine, ma luoghi del reato con qualità fisiche e spaziali da cui è possibile rintracciare il pattern spaziale dell’offender e la sua eventuale relazione con la home base.
L’utilizzo del geographic profilig nei cybercrimes è un campo ancora inesplorato ma, comunque, sembra che sia possibile rinvenire in alcune tipologie di crimini tecnologici un margine di applicabilità delle teorie della criminologia ambientale nell’investigazione criminale.
Domingo Magliocca
Applied Criminology for Investigation and Security – Geographic Profiling