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Ddl Sicurezza e identificazione degli utenti extra-Ue che acquistano SIM: finalità e criticità

Il Ddl Sicurezza introduce nuove restrizioni per l’acquisto di SIM da parte dei cittadini extra-UE senza permesso di soggiorno. La norma, tuttavia, rischia di essere facilmente elusa e di creare un mercato nero, con conseguenze impreviste e inefficacia sul piano della sicurezza.

Ddl Sicurezza: nuove regole per l’acquisto di SIM da parte dei migranti

Tra le disposizioni più controverse del Ddl Sicurezza emerge la norma che vieta ai migranti irregolari di acquistare SIM telefoniche italiane. Secondo l’art. 32 del disegno di legge, i cittadini extra-UE dovranno presentare, oltre al documento d’identità, un titolo di soggiorno valido per poter attivare una scheda SIM presso un negozio di telefonia. La misura, intesa a migliorare il monitoraggio e la tracciabilità degli utenti, assegna agli esercenti la responsabilità di verificare la documentazione. In caso di errore o omissione, è prevista la chiusura dell’attività fino a 30 giorni.

Tuttavia, secondo diversi esperti, questa norma rischia di non raggiungere gli obiettivi dichiarati. In particolare, esistono molteplici metodi per aggirare i requisiti di identificazione, rendendo difficile garantire un controllo effettivo. Inoltre, si paventa un aumento del mercato nero delle SIM e delle schede virtuali (e-SIM), che possono essere attivate senza obblighi di identificazione.

Le criticità della norma e i rischi di elusione

Il disegno di legge, infatti, potrebbe generare degli effetti indesiderati, favorendo modalità di utilizzo meno tracciabili rispetto alle SIM tradizionali. Alcuni operatori online come Holafly o Airalo offrono SIM virtuali attivabili senza verifica dell’identità, utilizzando solo metodi di pagamento come carte di credito o PayPal che non garantiscono la tracciabilità del titolare su territorio nazionale.

Un altro fattore di rischio riguarda l’acquisto di SIM in altri Stati UE. In Paesi come Spagna o Romania, dove non è richiesto il riconoscimento dell’utente, è possibile acquistare SIM e utilizzarle in Italia grazie al principio del roaming Like@home. Ciò potrebbe incentivare la rivendita illegale di schede telefoniche attivate all’estero.

Infine, alcune reti commerciali secondarie e indipendenti potrebbero distribuire SIM straniere senza richiedere la registrazione dell’utente, sottraendosi di fatto alla normativa italiana. Queste pratiche non rischiano soltanto di minare l’efficacia del provvedimento, ma potrebbero aggravare il problema, rendendo più difficile tracciare i soggetti realmente pericolosi.

Gli effetti collaterali sui soggiorni brevi

Oltre all’inefficacia operativa, la normativa rischia di creare disagi per i cittadini extra-UE che desiderano soggiornare in Italia per brevi periodi. Studenti, turisti e lavoratori temporanei potrebbero incontrare difficoltà nell’acquistare una SIM nazionale, optando per soluzioni estere o virtuali. Questo scenario potrebbe avere ripercussioni negative anche durante eventi di rilevanza internazionale, come il Giubileo 2025, che si stima porterà oltre 30 milioni di pellegrini nel nostro Paese.

In termini di sicurezza, il requisito di presentare un documento d’identità al momento dell’acquisto è già sufficiente a tracciare l’utente, indipendentemente dal titolo di soggiorno. L’introduzione di ulteriori barriere burocratiche potrebbe quindi risultare controproducente, complicando inutilmente il processo per utenti regolari e incentivando pratiche illegali.

Il Ddl Sicurezza, pur animato da intenti condivisibili, solleva dunque numerosi interrogativi sulla sua attuabilità e sugli effetti collaterali. Una revisione più approfondita delle misure appare necessaria per garantire che la normativa raggiunga i suoi obiettivi senza generare ulteriori controversie.

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