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Il delitto di Francesca Alinovi, 40 anni dopo in un podcast

C’è un podcast  su Audible che racconta il delitto Alinovi e chi è stata Francesca Alinovi. Si intitola” Babylon Dahlia”. Vediamo cos’è e perché, 40 anni dopo il suo omicidio, avvenuto il 12 giugno 1983 a Bologna, se ne parla ancora.

Il delitto del Dams

Non ho mai conosciuto Francesca Alinovi, né il suo assassino Francesco Ciancabilla, che abitava a qualche portone dal mio. Ho conosciuto, negli anni successivi, i protagonisti artistici di quegli irripetibili anni ’70-’80 a Bologna. Le gallerie, i galleristi, gli artisti che resero quella città stracolma di impulsi artistici e idee, uno di quei posti dove “avvenivano cose”. Ho incrociato per strada più volte Ciancabilla, quando era già un uomo libero.

Successe, dissero le sentenze, la sera del 12 giugno 1983, appunto. Quel pomeriggio Francesca e Francesco, la docente e l’allievo, avevano passato il pomeriggio nella casa di lei nella centrale via del Riccio, a Bologna. Francesca Alinovi, docente al Dams, critico d’arte di punta, la caratura della talent scout. Una che girava New York in cerca di artisti nuovi, che metteva l’occhio sui graffiti, trovando gente come Haring e Basquiat. Non era solo una docente, insomma, aveva l’occhio della gallerista e della performer. E poi c’era lui, Ciancabilla, studente al Dams, aspirante artista delle arti visive, tossicodipendente, l’aria tenebrosa.

Un amore tormentato

Di lui, suo alter ego già nel nome, Francesca, 35 anni, era innamorata senza speranze dal 25 febbraio 1981, nel senso che lui, 24 anni, non si concedeva, restava ambiguo. Questo lo si sarebbe capito più tardi, dopo il delitto, dai diari di lei, che divennero una delle chiavi di volta per ricostruire quella vicenda tormentata, che spesso sfociava in liti.

Sappiamo pezzi di cosa accadde quel pomeriggio. Sappiamo che lei non apriva agli sconosciuti. Che fino alle 18 lei è viva: risponde a telefono. Sappiamo che lui prende alle 20 il treno per Pescara (uscendo grosso modo alle 19,30 da via del Riccio) e che da quell’ora in poi i vicini non sentono alcun rumore provenire da casa Alinovi, tranne il telefono che squilla senza risposta. Sappiamo che trovano il corpo di lei trafitto da 47 coltellate date senza troppa foga, meccanicamente, di cui una sola fatale, alla gola, e le altre minime, come se l’assassino stesse cercando il coraggio di ucciderla.

Sappiamo che il medico legale colloca la morte nel pomeriggio del 12 giugno. Sappiamo che il cadavere era nascosto da due cuscini (oggi si parlerebbe di undoing, cioè quando l’assassino copre la vittima, che ben conosce, per non vedere ciò che ha fatto). Sappiamo che fu una complicata perizia sull’orologio di lei a ricostruire l’ora approssimativa del delitto: quel lasso temporale in cui Ciancabilla, per sua stessa ammissione, era stato lì. Non sappiamo il movente. Lui ha sempre negato tutto. Prese 15 anni, fuggì in Spagna, lo arrestarono dopo 10 anni di latitanza.

“Frisco”

Oggi Francesco Ciancabilla è un uomo libero, ha scontato la sua condanna. Il podcast, di Grazia Verasani, scrittrice e artista poliedrica, ricostruisce la vicenda ma parla anche molto di lei, della Alinovi, come donna e come professionista, della sua solitudine e dei suoi viaggi. Racconta un’epoca, quella degli anni Settanta e Ottanta a Bologna, e gli anni che sono venuti dopo, in una città interdisciplinare dove si fondevano arti e gallerie, correnti artistiche, un luogo di grande stimolo. Ci sono tante testimonianze. Sono 6 puntate da 40 minuti. Sarebbe stata una grande personalità del mondo dell’arte, Francesca Alinovi, se fosse ancora qui. Dal 2013 Ciancabilla, in arte “Frisco”, ha ripreso a dipingere ed esposto le sue nuove opere: una era dedicata a Francesca.

Foto di Zalfa Imani su Unsplash

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