Una recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea ha ribaltato le regole italiane sulla raccolta del diritto d’autore. La decisione apre la strada a una maggiore concorrenza nel mercato italiano, richiedendo al Governo e al Parlamento di rivedere la legislazione nazionale.
Diritto d’autore: la sentenza UE infligge un duro colpo alla Siae
La recente decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea ha scosso le fondamenta delle regole italiane sulla raccolta del diritto d’autore, definendole incompatibili con il diritto dell’Unione. Questo significa che il sistema vigente, che limitava la raccolta del diritto d’autore oltre alla Siae anche alle organizzazioni di gestione collettiva (Ogc), di fatto associazioni e cooperative, è stato bocciato.
La Corte ha definito le norme nazionali “una restrizione alla libera prestazione dei servizi che non è né giustificata né proporzionata”. Finora, infatti, solo le Ogc avevano il privilegio di raccogliere tali diritti, mentre le entità di gestione indipendente (Egi), ossia società private, nonostante la loro presenza sul mercato, erano escluse da questa attività. Questa restrizione è stata oggetto di contenzioso, soprattutto da parte della startup londinese Soundreef, fondata da Davide D’Atri, che ha dovuto creare un’associazione, denominata Lea, per operare in conformità con la normativa italiana.
La battaglia di Soudreef e Jamendo
Questa battaglia legale è stata avviata nel 2016 da Soundreef contro la Siae, che dal 1882 detiene il monopolio nella raccolta dei diritti d’autore. La società londinese voleva entrare nel mercato italiano e, facendo leva sulla direttiva Barnier per la liberalizzazione della raccolta dei diritti d’autore, ha ottenuto l’anno successivo il lasciapassare tramite la controllata Lea.
Nel giro di pochi mesi, però, è scoppiato un altro caso che riguardava la società lussemburghese Jamendo. Jamendo, per operare in Italia avrebbe dovuto conformarsi alle regole nazionali. La società si è appellata alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha riconosciuto la restrizione imposta dall’Italia e aperto la strada alla riforma del sistema legislativo in essere.
La sentenza della Corte ha importanti implicazioni, non solo per le società private come Soundreef, ma anche per il panorama più ampio della gestione del diritto d’autore in Italia e in Europa. Ora, tutte le Egi, una volta registrate presso l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), avranno la possibilità di operare nel mercato italiano, senza ulteriori restrizioni.
La necessità di una riforma legislativa
L’ordinanza della Corte di giustizia europea rappresenta anche un invito all’azione per il Governo e il Parlamento italiani. Le istituzioni dovranno rivedere e adeguare la normativa nazionale agli indirizzi forniti dalla Corte, al fine di garantire una maggiore apertura e trasparenza nel settore della gestione del diritto d’autore.
Nel corso dell’ultimo anno, la Commissione cultura del Senato aveva già affrontato la questione dei compensi degli artisti nelle piattaforme di streaming, insieme alla problematica della raccolta del diritto d’autore. La proposta di istituire un equo compenso e di aumentare la trasparenza delle informazioni potrebbe essere una direzione da seguire.
In conclusione, la decisione della Corte Ue segna un importante punto di svolta rispetto alla raccolta del diritto d’autore, aprendo la strada a una maggiore concorrenza e innovazione nel settore. La riforma legislativa diventa quindi urgente per adattare il sistema italiano alle esigenze del mercato globale e garantire una migliore tutela dei diritti degli interessati.