Il regista Peter Jackson, nella pellicola-documentario They shall never grow old, ridà voce ai soldati della Prima Guerra Mondiale, a partire dai filmati d’epoca, con l’aiuto di esperti forensi. Studio e innovazione: per le scienze ausiliarie dell’investigazione si aprono set inediti.
Buon anno a tutti, belli e brutti, si diceva una volta. Noi aggiungiamo: anche a hobbit, nani ed elfi.
Perché? Lo capirete proseguendo con la lettura. Primo editoriale del 2019, leggero, beneaugurante e un po’ fuori dalle righe. Vi raccontiamo una storia. Va da sé, l’avrete già intuito, una storia fantastica.
Il racconto comincia nelle settimane conclusive dell’anno passato: il 2018 era, speriamo nessuno l’abbia già dimenticato, il centenario dell’ultimo anno nella Grande Guerra. Non l’ha scordato Peter Jackson, che per l’occasione ha immaginato e realizzato un progetto capace di cambiare gli standard della ricostruzione storica contemporanea
Chi è Peter Jackson? Lo spieghiamo ai più distratti di voi: si tratta del barbuto e talentuoso regista neozelandese oversize, reso celebre da un primo “miracolo” cinematografico. Ovvero riuscire a trarre un film convincente dalla sterminata e complessa trama de Il Signore degli Anelli, il capolavoro fantasy dello scrittore J. R. R. Tolkien (in effetti si trattava di tre pellicole, e in una seconda trilogia lo stesso cineasta ha poi portato sugli schermi anche il più “leggero” The Hobbit). Ormai vi è chiaro il riferimento iniziale ai leggendari abitanti della Terra di Mezzo, ma che diavolo c’entra il primo conflitto mondiale?
Questa volta Jackson ha lavorato invece su materiale assai più concreto: i filmati originali, girati tra il 1914 e il ‘18, sui campi di battaglia, nelle trincee, nelle caserme e negli accampamenti d’Europa, Asia, Africa in cui si cimentarono, tra gli altri contendenti, (e caddero a centinaia di migliaia) i soldati dell’Impero Britannico e dei suoi domini, tra i quali molti compatrioti del regista e i vicini australiani.
Quei vecchi documenti, o meglio alcuni spezzoni di essi, li abbiamo visti tutti: il bianco e nero spesso “polveroso” delle pellicole, l’assenza di sonoro, i movimenti veloci, innaturali e “scattosi”… Tutto l’armamentario sgangherato delle rudimentali riprese d’inizio secolo (vorranno scusarci per l’espressione i combattenti d’ogni tempo, che purtroppo impugnano e impugnavano armi reali e mortali) concorre a farci sentire quelle testimonianze meno vicine, meno comprensibili. Meno reali. A farci scordare che quella fu la più tremenda delle guerre e che i gas, le mitragliatrici, le baionette, le malattie e la fame uccidevano e mutilavano davvero.
Jackson, allora, concepisce un omaggio sui generis a quegli antichi fatti e a quegli uomini: mette in campo le tecnologie digitali e media più avanzate e, con un’opera immane, ridà vita credibile alle sequenze scelte. Rallenta i ritmi del movimento, rendendolo naturale e fluido, restaura, completa, definisce e colora in modo accurato. Il risultato è They shall never grow old (Non diventeranno mai vecchi), il film-documentario evento per cui si grida al prodigio, uscito a dicembre nelle sale americane e che, speriamo vivamente, sarà distribuito in modo opportuno anche qui da noi, nell’anno che si apre.
Ma Jackson si è spinto oltre: ha restituito la voce agli ufficiali e ai coscritti della Somme, di Verdun, di Gallipoli. La parte più difficile, quasi incredibile dell’operazione. E per farlo è ricorso a un pool di esperti forensi. In particolare a qualificati lettori del labiale, che hanno ricostruito con scrupolo le parole e le frasi pronunciate nel girato d’epoca. Il doppiaggio è stato correttamente affidato, poi, ad autentici reduci dei conflitti recenti, in grado di rendere verosimile il parlato popolare, cinico, ironico e disilluso dei militari al fronte.
Veniamo quindi a noi: si tratta di una storia d’inizio anno fantastica, per chi coltiva e sviluppa le discipline forensi. Avevamo chiuso il 2018 considerando, appunto, come la tecnologia abbia aperto e continui ad aprire scenari imprevisti per le scienze e le applicazioni che coadiuvano le indagini. Ora rilanciamo: dal mondo delle investigazioni e della pratica giudiziaria gli esperti forensi escono sempre più spesso e vengono interpellati anche per contribuire ad ambiti fino a ieri impensabili. Come dire: “Il futuro è nostro”. Cominciamo da quest’anno, con le doti migliori che abbiamo. Studiamo, avanziamo, innoviamo. Siamo coraggiosi. Non arriveremo tutti a Hollywood, ma le soddisfazioni, anche quelle inaspettate, non si faranno desiderare.