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Divorzio: cosa accade ai soldi sul conto corrente cointestato?

Il conto corrente cointestato di due coniugi che stanno per separarsi o divorziare può essere causa di discordia tra le parti. La gestione dei fondi depositati dipende soprattutto dal regime patrimoniale adottato dagli sposi.

Con la separazione e il divorzio tra coniugi le controversie che possono insorgere sono numerose. Una questione sicuramente importante riguarda quella relativa al conto corrente cointestato.
In questi casi è fondamentale capire quali siano i diritti di ciascun coniuge.

Conto corrente cointestato e regime patrimoniale: cosa occorre sapere

Il conto bancario è cointestato quando la titolarità appartiene a una pluralità di soggetti che possono essere uniti da un diverso grado di parentela. Possono essere coniugi, figli o genitori che per semplificare una serie di operazioni bancarie decidono di aprire un conto comune.

Il conto corrente cointestato può essere a firma congiunta o disgiunta. Nel primo caso tutti i titolari devono autorizzare le singole operazioni da compiere. Nel secondo invece i cointestatari possono procedere senza bisogno che venga apposta la firma degli altri titolari. Nonostante i possibili vantaggi e la riduzione delle spese, in quest’ultima situazione possono sorgere alcuni problemi a seguito della morte di uno dei titolari o, se si tratta di coniugi, quando si giunge a una separazione o al divorzio. In quest’ultimo caso è fondamentale capire se i coniugi hanno optato per la separazione piuttosto che per la comunione dei beni.

Separazione dei beni 

Qualora i coniugi abbiano scelto di adottare il regime della separazione dei beni, si applica la regola generale in base alla quale ciascun coniuge è proprietario del 50% dei fondi depositati sul conto comune. Il denaro sul conto corrente cointestato suddiviso resterà di proprietà di ciascun coniuge, senza che l’altro possa godere di una parte eccedente. Tuttavia, tale condizione può essere contestata se mediante prove è possibile dimostrare che un coniuge ha contribuito in misura maggiore rispetto all’altra. La redistribuzione, in questo caso, dovrà tener conto dell’eredità o dell’entrata di denaro più consistente che con regolarità viene introdotta sul conto da parte di un solo coniuge.

Comunione dei beni

La situazione cambia invece in caso di comunione dei beni. In questo caso i beni sono soggetti al regime di comunione, ad eccezione di quelli personali o professionali, donazioni o ogni altra liberalità.
Farà parte del patrimonio di entrambi i coniugi tutto ciò che viene acquistato durante il matrimonio, debiti compresi. Il denaro depositato sul conto corrente si presume dunque di entrambi i coniugi e, in caso di separazione, dovrà essere equamente distribuito. Qualora una delle due parti intenda far valere i propri interessi sull’altra, occorrerà che questa fornisca una prova dell’esclusività dei suoi beni.

Il furto tra coniugi costituisce un reato?

Se, all’interno di una coppia in crisi e prossima alla separazione, un coniuge preleva soldi dal conto corrente e li utilizza senza che l’altro lo sappia, le somme, da un punto di vista civile, dovranno essere restituite al coniuge proprietario. Penalmente, tuttavia, tale tipo di condotta non è punibile.
L’art. 649 del codice penale ci fornisce qualche chiarimento in proposito: esclude la punibilità di alcuni delitti contro il patrimonio a danno di congiunti non legalmente separati se non è stata commessa alcuna violenza. La ratio del legislatore, in questo caso, è quella di bilanciare gli interessi in gioco, facendo prevalere i rapporti familiari rispetto all’interesse dello Stato di punire la condotta del coniuge.
La non punibilità (comma 1) e il regime di perseguibilità a querela della persona offesa (comma 2) per fatti commessi a danno dei congiunti vengono meno qualora siano compiute azioni che vadano oltre la sfera patrimoniale, come nei casi di rapina (art. 628 c.p.), estorsione (art. 629 c.p.), sequestro a scopo di estorsione (art. 630 c.p.) o altri delitti eseguiti con violenza alle persone.

Quando il conto è alimentato da un solo coniuge

Ciascun coniuge è responsabile delle transazioni effettuate sul conto corrente e delle attività che svolge su di esso (prelievi, bonifici e depositi).
Ma cosa accade in caso di separazione o divorzio se ad alimentare il conto corrente cointestato è uno solo dei coniugi? Anche in questo caso diventa fondamentale conoscere il regime patrimoniale scelto dai due sposi.

Nel caso di separazione dei beni, se il conto cointestato viene alimentato da un solo coniuge, la somma di denaro presente sul conto cointestato spetta unicamente a chi ha alimentato il conto. Se invece viene alimentato in parte anche dall’altro coniuge, occorrerà verificare se i fondi siano già stati utilizzati dal coniuge che ha alimentato il conto in via secondaria.

Diversamente, quando i coniugi hanno deciso di adottare il regime della comunione dei beni, il denaro accantonato durante il matrimonio è da considerare di proprietà di entrambi, e dunque da dividere in modo equo anche qualora sia uno solo dei coniugi ad alimentarlo. L’unica eccezione riguarda, come sempre, i beni personali acquistati prima del matrimonio, l’eredità e le donazioni.

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