“Un fatto sociale è ogni modo di fare, più o meno fissato, capace di esercitare sull’individuo una costrizione esterna; oppure un modo di fare che è generale nell’estensione di una società data, pur avendo resistenza propria indipendentemente dalle sue manifestazioni individuali”
Il sociologo e criminologo Émile Durkheim ha avuto il merito di aver avviato lo studio del crimine nella sua dimensione sociale, abbandonando i vecchi riferimenti ai modelli statistici morali e alle costanti bioantropologiche e riconducendo il principio del bene e del male entro l’ambito sociale.
Per Durkheim la società è qualcosa di preesistente rispetto all’individuo che ha il potere di plasmarlo in quanto la natura umana è plastica, dunque bisogna cercare di capire in che modo può essere modellata dalle condizioni sociali.
Nel contesto in cui viviamo si verificano dei fatti sociali che hanno un potere coercitivo ed imperativo, cioè impongono all’individuo determinati comportamenti e rappresentano le attività con cui gli uomini diversificano fra il bene e il male.
I fatti sociali orientano l’individuo nella comprensione delle proprie scelte. Nel contesto sociale, infatti, possiamo distinguere la coscienza individuale e quella collettiva. La coscienza collettiva è data dall’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni condivisi dai membri di una società. Maggiore è la coscienza collettiva e maggiore è la coesione sociale. La coscienza individuale è inferiore a quella collettiva e la coesione sociale aumenta quando la coscienza individuale diminuisce. L’uomo, vivendo all’interno del contesto sociale e interagendo con i consociati, pone in essere fatti sociali e diventa uomo morale in quanto la coscienza collettiva regola la coscienza individuale.
Secondo Durkheim la funzione della morale è quella di determinare la condotta e sottrarla all’arbitrio individuale. Se un individuo è morale, non viola determinate regole di condotta. Se il contesto sociale regola in maniera ottimale il comportamento degli individui, si crea una società morale. La società morale è una società politica, poiché ha il suo vertice nello Stato ed ha nella democrazia la migliore forma di governo, perché riesce meglio di tutti gli altri tipi di governo a salvaguardare l’individuo. Proprio analizzando il contesto sociale, Durkheim si rende conto che non tutti i tipi di società posseggono la solidarietà organica, ma solo le società più recenti.
Per il sociologo, lo studio della devianza deve avvenire considerando i fatti sociali come cose normali e distinguendo il normale dal patologico. Un fatto sociale è normale quando si verifica mediamente nelle società che si trovano nella stessa fase di sviluppo e nello stesso momento sociale.
Per Durkheim, il reato è un fatto sociale normale in quanto posto in essere da individui che vivono in un contesto sociale perché non esistono società senza reati. Il reato ha anche una funzione positiva perché con lo stesso il sistema sociale può evolvere, introducendo nuovi valori che possono entrare e scardinare un contesto. Il criminale non è più considerato un elemento parassitario ma diventa un agente regolatore della vita sociale.
“Il reato è normale perché la società che ne fosse esente sarebbe impossibile […]. Il reato è dunque necessario, è vincolato alle condizioni fondamentali di ogni tipo di vita sociale, ma proprio per questo motivo è utile, infatti le condizioni a cui è legato sono indispensabili alla evoluzione normale della morale e del diritto.”