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False perizie, tecnici ed esperti nell’occhio del ciclone

Secondo un’inchiesta de “L’Espresso” sono molti i casi di perizie falsificate in Italia, che coinvolgono tutti i tipi di processo, in particolare quelli per mafia
Da Padova alla Liguria, dalla Lombardia a Palermo, passando per Roma e Napoli: sono molteplici i casi di malagiustizia, non per colpa dei giudici, ma per l’inefficienza dei professionisti che si occupano delle perizie tecniche. Il polverone è stato sollevato alcuni mesi fa da un’inchiesta de “L’Espresso” su alcuni casi di errori giudiziari nel nostro Paese. L’indagine ha messo in luce la cattiva condotta di molti esperti di medicina, tecnologia e ingegneria, tecnici privati e professionisti esterni che con le loro perizie hanno condizionato importanti sentenze.
Il reportage documenta una lunga serie di casi giudiziari “avvelenati da perizie dubbie, contestate, anomale, addirittura incriminate”. I processi in ballo riguardano scandali che hanno trovato eco in tutta Italia, come il caso Cucchi o la morte di Imane Fadil, testimone d’accusa nel caso Berlusconi-Ruby. Tuttavia, la situazione diventa ancor più drammatica nei processi per mafia, dove il coinvolgimento dei professionisti con le cosche mafiose si rivela determinante ai fini del procedimento legale. In questo senso, il pm Alessandra Ceretti, a seguito di numerose indagini su medici al servizio della ’ndrangheta, ha proposto alla Commissione Parlamentare Antimafia di creare “un albo nazionale dei consulenti tecnici, da selezionare con criteri rigorosi e continue verifiche di professionalità”. Dello stesso avviso anche Claudio Fava, Presidente dell’Antimafia siciliana, che propone “riforme, come l’albo nazionale, per ridurre la discrezionalità, o l’arbitrio, di troppe perizie che vengono usate come una clava contro la verità nei processi di mafia”.
Le false perizie nei processi per mafia scandalizzano, ma non sono da meno altri casi segnalati da “L’Espresso”, come il caso dell’Istituto di medicina legale di Padova. L’istituto patavino è stato per lungo tempo un punto di riferimento per le autopsie e le analisi cliniche di mezza Italia, ma di recente è stato travolto da un vortice di scandali e inchieste giudiziarie. Tutto è iniziato con la scoperta, da parte della Procura di Padova, di falsificazioni di perizie anti-droga per restituire la patente a due imprenditori abituali consumatori di cocaina. Di lì in poi, l’indagine si è allargata anche ad altre vicende legate alla sparizione di provette, pacemaker nascosti, analisi fantasma e addirittura vivi fatti passare per morti nei referti medici. Al centro dello scandalo, il direttore di medicina legale Massimo Montisci.

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