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Fenomenologia della violenza: un anno di femminicidi e stereotipi sempre più diffusi

Durante la stesura di questo articolo, ascolto l’ultima notizia di cronaca che riguarda l’ennesimo femminicidio. E non sappiamo se i numeri si fermeranno o meno. La violenza contro le donne è riconosciuta dal diritto internazionale come una violazione dei diritti umani ed è disciplinata da leggi, normative, direttive e regolamenti internazionali.

Maria Amatuzzo aveva 29 anni ed è stata uccisa la vigilia di natale a Marinella di Selinunte, in provincia di Trapani dal marito Ernesto Favara, 63 anni.

È difficile riuscire a conteggiare quante vittime di femminicidio hanno perso la vita in questo anno che si avvia alla conclusione, nonostante i dati Istat, i rilevamenti a cura delle associazioni e delle reti nazionali come Dire e Reama Network-PangeaOnlus, manca sempre qualche dettaglio. Dal 2012 ad oggi, 1138 le donne uccise, così come riportato dall’inserto del Corriere della Sera- La27ora.

Una lista, purtroppo, in continuo e costante aumento.

Il termine femminicidio e la narrazione della violenza

Il femminicidio è caratterizzato da una forte componente misogina ed è questa costituente a differenziarlo dall’omicidio. L’uccisione di una donna da parte di un uomo non basta di per sé a qualificare l’atto come femminicidio. È necessario, invece, che la vittima sia stata uccisa proprio perché donna.

La violenza sulle donne ha radici complesse. In questo campo sono ormai numerosi gli studi scientifici, le indagini statistiche e i rapporti delle organizzazioni internazionale che si occupano di diritti umani. Tutte le forme di violenza trovano terreno fertile nella disuguaglianza giuridica tra i sessi e in una mentalità che considera le donne come esseri inferiori, proprietà degli uomini, prigioniere del ruolo che questi hanno assegnato loro da secoli nella vita familiare e in quella sociale.

L’Italia è uno dei paesi europei in cui la violenza sulle donne è più diffusa e il numero di donne uccise è tra i più alti dell’Unione Europea. Un fenomeno criminale che si proietta non solo sulle vittime ma si concentra anche all’interno dell’ambito familiare coinvolgendo il più delle volte i figli.

Nel contesto della violenza di genere possiamo parlare anche dei cosiddetti “reati spia“, che rappresentano tutti quei delitti indicatori del fenomeno violento: fisico, economico, psicologico o sessuale. Tra questi ritroviamo anche lo stalking (Art.612-bis), maltrattamenti familiari (Art.572 c.p) e violenza sessuale (609 Bis-609 ter-609 octies).

Quando parliamo di violenza di genere, quasi sempre identifichiamo come vittima la donna

Si, perché la violenza è un costruito di natura culturale, un qualcosa che non può essere risolto solo ed esclusivamente con forme di prevenzione e di lezioni sociali. La nostra, tendenzialmente, è una cultura maschilista, improntata alla superiorità maschile. Diciamo la verità la donna, sebbene preparata e culturalmente avanti, fatica a trovare una giusta collocazione nella società moderna. In alcuni casi, le stesse donne hanno seri problemi nell’occupare ruoli dirigenziali e di comando.

Leggendo alcuni articoli e vari dati Istat però, è giusto affrontare una piccola riflessione: quante donne uccise ci sono ogni giorno?

Nel 2022 la violenza contro le donne rappresenta un tristemente diffuso. La violenza di genere è una questione che richiede una forte sensibilizzazione e prevenzione, in particolare una crescita culturale. Una conoscenza capillare del fenomeno per affrontare e contrastare questa continua e purtroppo giornaliera piaga sociale.

La Convenzione di Istanbul e le direttive internazionali

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne nata nel 2011 è il trattato internazionale vincolante di più ampia portata che punta ad affrontare questa grave forma di violazione dei diritti umani.

I suoi obiettivi riguardano la prevenzione di ogni forma di violenza, la protezione delle vittime che denunciano i soprusi. Il documento, esorta e monitora i firmatari affinché adeguino le proprie leggi prevedendo tutte le nuove fattispecie di reato individuate dalla Convenzione.

Proprio l’articolo 3 della suddetta carta designa, con l’espressione ‘violenza nei confronti delle donne‘ “una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata“.

Contesto internazionale: #metoo e fenomeni di ribellione

Questo ultimo anno, ci porta in rassegna non solo dati sempre più allarmanti sul fenomeno del femminicidio ma in particolare la capillare diffusione dei fenomeni inerenti molestie sessuali nei campi più disparati e diffusi: lavorativo, studentesco e amicale.

Possiamo ricordare le molestie definite “Goliardiche” che hanno interessato la cantante Jessica Morlacchi, fino ad arrivare allo scandalo che ha coinvolto il mondo della ginnastica ritmica. Per non dimenticare anche gli abusi verbali e le molestie che coinvolgono spesso personale medico e paramedico, in particolare donne.

Dalla diffusione del movimento #Metoo qualcosa si è smosso, anche in Italia. Tanto però resta ancora da fare. Parlarne, discutere, sensibilizzare affinché sempre più ragazzi possano sentirsi al sicuro.

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