Di fronte alla Corte d’Assise di Venezia, Filippo Turetta ha rivelato il contenuto del suo memoriale di ottanta pagine, scritto durante la detenzione. Il documento rivela alcuni tratti del profilo psicologico dell’assassino di Giulia Cecchettin, svelandone le ossessioni nei confronti della vittima.
Ventimila foto di Giulia nel cellulare: l’ossessione di Filippo Turetta
“Io ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. Mi piaceva farlo ed era un’abitudine. Ci saranno almeno tra le 15 mila e le 20 mila foto nella galleria del mio cellulare”. È quanto avrebbe riportato Filippo Turetta nel suo memoriale, scritto in carcere e rivelato ai giudici durante il processo. Secondo l’imputato, l’ex fidanzata Giulia Cecchettin non avrebbe mai mostrato segni di fastidio o preoccupazione a causa di tutte quelle foto che lui le avrebbe scattato.
Inoltre, Turetta ha affermato di aver fotografato Giulia anche il giorno dell’omicidio, mentre si trovavano all’interno del centro commerciale Nave de Vero a Marghera prima di ucciderla. “Ho scattato diverse foto a noi o solo a Lei, ma non c’è niente di strano in questo”, avrebbe scritto Turetta. Inoltre, il ventitreenne di Torreglia ha scritto nel memoriale che “Lei è stata la mia prima e sola ragazza” e che riguardo alla sua vita “non mi sento di avere molto da dire”.
L’app-spia e i messaggi su WhatsApp
Durante le indagini è emerso che Filippo Turetta avrebbe anche installato un’app-spia sul cellulare di Giulia per sapere tutto quello che faceva. Lui non riusciva ad accettare la loro separazione e per questo ha pianificato l’omicidio a distanza di alcuni giorni, acquistando anche del nastro isolante e dei sacchi neri, prova della premeditazione del delitto.
Nonostante non stessero più insieme, i due ragazzi continuavano a vedersi. Giulia cercava di incontrare Filippo una volta al mese, per evitare che lui potesse compiere qualche gesto estremo. Dalle indagini è emerso anche che Turetta le avrebbe scritto su WhatsApp “o ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi”. Appare evidente che il ragazzo non accettasse che la Cecchettin si laureasse prima di lui, forse per insicurezza o per una sensazione di “impotenza”. Nel memoriale ha affermato di non avere molti amici, di sentirsi spesso solo e “molto sfigato”.
I ricordi dell’omicidio
In aula, davanti ai giudici, Turetta ha rivelato anche i dettagli dell’omicidio di Giulia Cecchettin. “Ero accasciato sopra di lei, che era per terra e continuava a gridare forte. In quel momento volevo toglierle la vita. Non ne potevo più di sentirla urlare, volevo che la smettesse, avrei voluto tornasse in macchina, ma ormai era impossibile. Volevo che tutta quella situazione finisse al più presto. Ho iniziato a colpirla con il coltello, avrei voluto darle solo un colpo al collo perché fosse meno doloroso e più veloce possibile, ma lei si difendeva con entrambe le braccia e spostava il corpo. Così ho iniziato a colpire più velocemente possibile”.
Il ventitreenne ha inferto all’ex fidanzata ben 75 coltellate, di cui una ventina su mani e braccia, continuando a colpirla fino a quando lei ha smesso di gridare. Turetta ha scritto che, mentre stava pugnalando Giulia, non riusciva a guardarla in faccia. “Credo di aver evitato di guardare più in basso. Ad un certo punto è come non la avessi sentita più urlare. Era in silenzio. Non avrei mai voluto colpirla sul viso, la cosa mi ha inorridito”.
Devo e voglio pagare
Infine, all’interno del memoriale, il giovane omicida ha aggiunto: “Io non voglio affatto sottrarmi dal dire tutta la verità e prenderne tutte le responsabilità che ne conseguono. È vero. Può sembrare un po’ ridicolo che io dica queste cose perché ho mentito. Ammetto che nel primo interrogatorio a dicembre non ho detto la completa verità. Mi dispiace veramente di averlo fatto. Lo dico sul serio. Spero che possiate credere a queste mie parole di adesso. Mi dispiace di averlo fatto e non lo rifarei mai. Non avevo alcuna intenzione di prendere in giro nessuno, o di sottrarmi alla verità finale. Ho detto dall’inizio che ho fatto qualcosa di imperdonabile e devo e voglio pagare per questo e per tanti altri motivi”.