La truffa alle assicurazioni rappresenta una piaga nel nostro Paese. Anche la Corte di Strasburgo si è pronunciata favorevolmente sulla possibilità da parte delle compagnie assicuratrici di affidarsi a un detective privato per scoprire eventuali truffatori
In Italia le frodi alle compagnie assicurative rappresentano “un’abitudine ormai consolidata”, che coinvolge non solo gli automobilisti, ma anche medici, avvocati, etc. A pagarne le conseguenze sono i cittadini onesti che vedono l’importo delle loro polizze salire di anno in anno, perché le assicurazioni scaricano su di loro le spese delle truffe.
I dati più recenti riguardano il 2017. Secondo Ania, l’incidenza media dei sinistri esposti a rischio frode è pari al 22,4%, uno su cinque. Il problema si fa sentire in particolare al Sud, dove quasi il 35% dei sinistri denunciati è risultato sospetto. In particolare, la regione messa peggio è la Campania, con il 44% di sinistri auto a rischio frode, a cui seguono il Molise (33%) e la Calabria (28%). Sul totale dei sinistri, quelli soggetti ad “approfondimento rischio frode” sono soltanto il 12,4%.
Questo numero coincide grosso modo con le compagnie assicurative che si affidano alle agenzie di investigazioni private per scoprire eventuali truffatori. Infatti, tramite pedinamento gli investigatori privati possono verificare se i danni subiti dall’assicurato coincidono con la realtà. Comportandosi in questo modo le assicurazioni rispettano l’attuale ordinamento giuridico in materia che ritiene legittimo l’utilizzo dei detective privati per smascherare eventuali frodi e salvaguardare il patrimonio aziendale. Tutt’al più, che oltre agli interessi della compagnia assicuratrice, le truffe toccano anche l’interesse della collettività, ovvero di tutti gli altri assicurati.
Proprio su questo punto ha fatto leva la Corte di Strasburgo, che in merito a una sentenza dello scorso gennaio, ha ritenuto “inammissibile” il ricorso di una uomo coinvolto in un incidente stradale. L’uomo era stato pedinato da un detective privato perché, a seguito di un incidente, aveva lamentato “considerevoli dolori fisici”. Così, la compagnia assicuratrice ha assoldato un investigatore privato per verificare la situazione del suo assicurato ed ha scoperto che quest’ultimo era in grado di compiere azioni (come alzare pesi, etc…) in netto contrasto con quanto affermato precedentemente. L’uomo è stato condannato, ma ha presentato ricorso, arrivando fino alla Corte di Strasburgo lamentando una violazione della privacy personale da parte della compagnia assicuratrice. La Corte ha rigettato prontamente il ricorso, dichiarando che “l’assicuratore ha il diritto di svolgere attività di investigazione privata, soprattutto perché l’interesse fatto valere dalla compagnia assicurativa non può essere ritenuto totalmente privato, in quanto questi rappresenta anche i diritti di tutti gli altri assicurati”