È stata definita parola dell’anno nel 2022. Una tecnica subdola che punta ad abbattere la persona che ne è vittima.
Esistono tante forme di violenza e quella più difficile da rappresentare e riconoscere è proprio la violenza psicologica. Una delle più infime, che scava nella psiche di chi la subisce provocando traumi e sofferenze profonde, a volte durevoli in anni.
Quante volte ci siamo trovate a vivere una relazione sfiancante, quasi come se la nostra mente fosse annebbiata, concedendo tutte le nostre energie a chi ci stava vicino? Il termine gaslighting, che significa proprio ‘luce a gas‘ oggi è ben conosciuto, studiato e riprende il film degli anni settanta ‘Angoscia’ con George Cukor e Ingrid Bergman che rappresenta proprio un marito che cerca di far impazzire la moglie, identificando l’idea che la donna potesse essere matta, al fine di rinchiuderla in un manicomio.
Il gaslighting tra manipolazione, finzione e realtà
Filmografia a parte, ho approfondito il tema con la Dottoressa Silvia Michelini, Psicologa e Criminologa Clinica esperta in Affettività, Trauma e Relazioni, che si occupa da anni di disturbi di personalità del cluster B ( Condotte di comportamento drammatiche, emotive o disregolate: Borderline, Narcisistica, Antisociale, Istrionica) violenza di genere e narcisismo patologico, per comprendere qualcosa in più su questa delicatissima tecnica manipolatoria. Dal 2020 collabora con la R.A.I. per le trasmissioni Amore Criminale e Sopravvissute in qualità di ospite esperto in Psicologia Clinica e in Narcisismo Patologico.
Dottoressa, partiamo dall’inizio. Cosa si intende con il termine Gaslighting?
“È una tecnica di manipolazione con modalità comunicativa alterata, un atto tipico all’interno della manipolazione psicologica. La riscontriamo tuttavia anche in altri stili e disturbi di personalità, non solo in quella narcisistica grave, sulla base del livello di maturità psico-affettiva. Il Gaslighting è una forma di disorientamento indotto che può essere più o meno maligna e subdola, nella quale il manipolatore altera la realtà dell’altro, dice bugie, mescola le carte e le informazioni, portando il partner alla confusione e convincendola nel contempo, che il suo carnefice la stia addirittura “salvando” da questa sua condizione mentale”.
Quante categorie di manipolatori esistono, e come agiscono sulla psiche della vittima?
“Non le chiamerei categorie, piuttosto stili di personalità, che utilizzano la manipolazione in quanto alla base alla base del loro carattere vi è un’immaturità affettiva. Con il termine manipolatore si fa riferimento il più delle volte al manipolatore affettivo, che può essere un genitore, partner ecc, con fortissimi tratti narcisistici, una persona che tende a sfruttare un’altra persona a suo vantaggio. Il manipolatore vuole ottenere il massimo da una fragilità dell’altro, al solo scopo di inserirsi nella sua vita e far sì che quest’ultima diventi completamente dipendente da lui o da lei.
Questa dinamica ha alla base una logica di potere, un pattern attoriale che il manipolatore inscena al fine di “narcotizzare” la vittima, agendo sui suoi confini e i suoi sistemi di sicurezza. Per farlo utilizzano varie tecniche come la seduzione, l’alternanza tra premi e punizioni, (ossia tra bei momenti e sparizioni o assenze), i sensi di colpa indotti, le false promesse per il futuro etc.
Possiamo parlare poi di un Turning point, situazione nella quale una persona da dolce e affabile diventa altro e in modo molto veloce. Impone il suo potere e invade i confini dell’altro ma nel contempo impedisce all’altra persona di fare lo stesso. C’è una fortissima asimmetria nella relazione: i manipolatori impongono i loro tempi, i loro modi e le loro idee in modo piu’ o meno diretto (con attacchi di ira esempio oppure con atti passivo aggressivi come il silenzio punitivo).
Il gashlighting è un inganno che trattiene chi lo subisce in uno stato perenne di frustrazione e confusione mentale, facendogli perdere via via lucidità e senso di integrità soprattutto nelle aree cognitive di ‘percezione’ e ‘memoria’. Il manipolatore non si espone mai, fa si che l’altro scopra le sue carte mentre tiene nascoste le proprie, basa la relazione sul senso di colpa.
Ripropone un pattern sado-masochistico asimmetrico nel quale sia il manipolatore che le vittime condividono probabilmente un’immaturità affettiva sebbene le difese e il comportamento del manipolatore tendono al maligno e alla sopraffazione mentre quello della vittima tende all’auto-illusione ossessiva e all’autodistruzione.
Entrambi hanno problemi da risolvere: perché resto in una relazione che mi fa star male? Perché mi intrappola, mi cattura, mi induce al “sacrificio per l’ottenimento di un premio”, mi confonde, mi seduce e le tecniche utilizzate dai inducono lentamente alla dipendenza sia personalità fragili che personalità forti con qualità empatiche e una tendenza all’ossessione. Il manipolatore si riconosce anche dall’utilizzo di una comunicazione sempre ironica, sarcastica, vittimista.”
Proviamo a riconoscere i segnali di questa manipolazione
Quali sono i campanelli di allarme del Gaslighting?
“Un dettaglio su tutti: quando torni a casa e ti senti confuso. La dissonanza cognitiva è tipica del gaslighting. La paura di parlare: “se dico questo poi si arrabbia oppure non mi chiama”. Le sparizioni improvvise sono un altro segnale, un rapporto totalmente sbilanciato e asimmetrico non reciproco e con una forte imposizione del potere, induzione dell’altro al dubbio, strumentalizzazione della sessualità e quella sensazione che c’è qualcosa di strano e che sfugge. La dinamica è sottile ma tossica e un altro segnale da non trascurare è la comparsa di sintomi psicosomatici dopo che si è stati con loro (disturbi del sonno, mal di testa, senso di svuotamento). Un’altra particolarità, è vedere che la storia nasce troppo velocemente e basata su un’idea dell’amore che è molto più ancorata sul sacrificio per lui/lei: nella coppia sbilanciata, quindi, l’uno si pone come adone/Dea l’altro servo.”
In ogni caso, si parla sempre di violenza. Come viene considerato il fenomeno in Italia, dal punto di vista giuridico? O meglio, è difficile considerarlo e renderlo agibile come una forma di reato?
“I traumi di violenza psicologica e di abuso emotivo reiterati e cumulativi nel tempo possono determinare anche in un soggetto sano i sintomi di una dipendenza. Non è vero che le persone che cadono nella trappola del manipolatore o manipolatrice sono solo quelle deboli con una personalità dipendente. Molto spesso questi ultimi scelgono personalità forti proprio al fine di indebolirle, sfruttarle per invidia e di conseguenza anche una personalità di questo tipo può essere istigata a diventare dipendente. L’esito di questo pericoloso gioco può essere l’insorgenza di un trauma da abuso narcisistico o sindrome da trauma complesso anche definito CPTSD. La gravità delle conseguenze e la possibilità di recupero dipendono dalle risorse del soggetto (resilienza), dalla durata del rapporto abusante e da come questo ha modificato il suo modo di fare, agire e pensare. Ci sono situazioni, soprattutto nei matrimoni, in cui si può tentare -con documenti alla mano- di proporre una valutazione del danno esistenziale e psicologico ma sono casi rari in quanto è ancora difficile provare la violenza psicologica e non scontrarsi con dinamiche di vittimizzazione secondaria o con l’incompetenza di alcune figure che sono legate al supporto e al sostegno psicologico e legale del soggetto. Ci sono le leggi, si inizia a parlare di violenza psicologica, danno esistenziale e trauma complesso ma si fa ancora fatica ad applicare concetti teorici alla pratica in ambito forense. A tal riguardo io e il mio amico e collega Daniele Vitale (Psicologo Clinico, Sessuologo e Criminologo) ci occupiamo del sostegno e della riabilitazione delle vittime di abuso narcisistico grave, anche attraverso la consulenza in ambito psicologico-forense (valutazione del danno esistenziale, psicologico etc.). Abbiamo di recente realizzato anche un videocorso che sarà presto online che si chiama WE LOVE-D NARCISO, finalizzato a fare informazione prevenzione sul tema dell’abuso narcisistico, fornendo strumenti pratici per riconoscere e affrontare una relazione disfunzionale”.