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I delitti della coppia Ludwig, la strage dei neonazisti purificatori

Sotto la sigla ‘Ludwig’ due giovani hanno commesso una serie di omicidi e stragi ripugnanti con un bilancio di vite umane bruciate, letteralmente, da bollettino di guerra: 28 morti e 39 feriti. Più o meno il conto di vittime e ferite che producevano le bombe estremiste sui treni in quegli stessi anni.

È questa la premessa per inquadrare chi e cosa siano stati i due assassini che rivendicavano i loro delitti con la sigla nazista ‘Ludwig’ e motivavano le loro stragi richiamandosi al credo nazista.

Una pagina di cronaca nerissima e di storia recente mai del tutto chiarita, soprattutto in termini di connivenze e coperture politiche.

Due ragazzi della Verona “bene”

Marco Furlan, veronese, e Wolfgang Abel, tedesco di nascita ma trapiantato nel veronese con la famiglia trasferitasi dalla Baviera per ragioni lavorative, nel 1977 sono due 18enni di famiglia borghese, figli di professionisti, che dividono lo stesso percorso di studi in un liceo scaligero e le stesse frequentazioni nel quartiere di Borgo Trento, con una comune passione per l’estrema destra e il neo nazismo professato nelle sue teorie più estreme.

Quelle della razza pura, perfetta, nell’idea folle di Goebbels.

Siamo nel Veneto di fine anni ‘settanta, in un nord est in cui il Pil ogni anno cresce a doppia cifra e dove le piccole officine nelle cantine o nei garage sono diventate ditte da fatturato da capogiro.

Girano Ferrari e auto di lusso, nei bar sotto i portici si celebra il rito dello spritz con il Prosecco e la sera si va a ballare nei tanti night che aprono ovunque. 

È il ricco Veneto dove la banda dei padovani guidata da Felice Maniero si sta prendendo Venezia, dove sta arrivando la mafia, dove i semi nerissimi di Ordine Nuovo, da cui sono generate le stragi di piazza Fontana e di Brescia, stanno germogliando in cellule neo naziste come quella di Ludwig, il sodalizio dietro cui si celano Furlan e Abel che non hanno ancora 18 anni quando iniziano ad uccidere.

I delitti purificatori

La loro folle idea è quella di ripulire il loro mondo ideale dalla feccia che lo sporca: prostitute, barboni, omosessuali, tossicodipenti, persino preti a loro dire peccatori, estendendo il loro raggio omicida fino a luoghi di ritrovo macchiati di perversione, come i cinema a luci rosse o persino i locali notturni.

Si ritengono dei purificatori e dalla teoria passano presto alla pratica.

Così arriva il primo omicidio, nell’agosto 1977 a Verona, nella loro città: una molotov incendiaria scagliata contro una Fiat 126, diventata il riparo di un senza tetto che muore ustionato, dopo giorni di agonia, dopo il rogo dell’utilitaria.

Per il secondo omicidio bisogna attendere quasi un anno e mezzo: nel dicembre 1978 i due assassini si spostano a Padova per conficcare due lame nella schiena di un cameriere ritenuto omosessuale.

Ancora un anno per il terzo omicidio: nel dicembre 1979 i due killer massacrano a coltellate un giovane tossicodipendente a Venezia.

Nessuno di questi omicidi, commessi in tre diversi capoluoghi e con modalità differenti, viene collegato dagli inquirenti dell’epoca. Le indagini sono scollegate, ognuna per un singolo omicidio, ognuna condotta da una singola Questura.

La rivendicazione della sigla Ludwig

Dal 1980 il salto di qualità criminale, con l’omicidio di una prostituta a Vicenza, trucidata con colpi di ascia e martello.

Il 25 novembre del 1980 alla redazione veneziana del quotidiano regionale Il Gazzettino giunge la prima rivendicazione di questi delitti, firmata con la sigla Ludwig e la bandiera della Germania nazista:

L’organizzazione Ludwig si assume la responsabilità delle seguenti uccisioni:
Guerrino Spinelli, Verona, Agosto 77
Luciano Stefanato, Padova, dicembre 78
Claudio Costa, Venezia, Dicembre 79

Come prova dell’autenticità di questa rivendicazione riportiamo alcuni particolari riguardanti gli attentati che non sono di dominio pubblico.

Nel primo si è fatto uso di 4 bottiglie molotov confezionate con fiaschi da 2 litri di cui 2 sono state lanciate dentro la macchina e 2 fuori. Nel secondo sono stati usati coltelli con manico di plastica e di colore rosso-arancione.

Per quel che riguarda il terzo sono stati utilizzati due coltelli da cucina con il manico di plastica bianca che sono stati gettati sotto il ponticello vicino al quale è stata colpita la prima volta la vittima morta nello stesso vicolo dopo altre due colluttazioni.

Nell’estate del 1981 con la seguente lettera inviata a La Repubblica il gruppo Ludwig si assume la responsabilità del rogo doloso di una struttura fatiscente alle porte di Verona dove stanno dormendo tossici e sbandati, rogo che provoca la morte di un 17enne e il grave ferimento di un altro ragazzo. 

LUDWIG
LA NOSTRA FEDE È NAZISMO
LA NOSTRA GIUSTIZIA È MORTE
LA NOSTRA DEMOCRAZIA È STERMINIO
RENDIAMO NOTO CHE ABBIAMO PUNTUALMENTE RIVENDICATO IL ROGO DI SAN GIORGIO A VERONA CON IL MESSAGGIO
INVIATO A ‘LA REPUBBLICA’.
ALLEGHIAMO UN DISCHETTO METALLICO
IDENTICO A QUELLO APPLICATO SULLA
PIÙ GRANDE DELLE TRE TORCE USATE.

Gli omicidi dei religiosi

Nell’estate del 1982, mentre l’Italia sta ancora festeggiando il trionfo al Mundial spagnolo, la coppia veronese di assassini torna a colpire aggredendo a martellate a Vicenza due anziani frati del Santuario del  Monte Berico: uno morirà immediatamente, l’altro dopo qualche settimana.

Nel febbraio del 1983 la coppia veronese per la prima volta esce dai confini regionali per ammazzare un altro sacerdote a Trento, ucciso con un punteruolo conficcato nel cranio con attaccato un crocifisso.

Si tratta degli ultimi omicidi commessi con coltelli o martelli.

I delitti con il fuoco

Nel loro sesto anno di omicidi e morti la coppia Ludwig abbandona le armi bianche per passare al fuoco come elemento distruttivo.

È l’ultimo salto della loro follia omicidiaria.

Dopo aver colpito a Trento i due assassini scelgono il palcoscenico di Milano dove il 14 maggio 1983 i due veronesi appiccano il fuoco al Cinema Eros causando una strage: tra le fiamme e il fumo ci sono sei vittime (tra cui un medico entrato per soccorrere i feriti) e 32 feriti.

Improvvisamente tutta l’Italia, ancora scossa dalla guerra alle Brigate Rosse e dalla lunga stagione di bombe e stragi da piazza Fontana a piazza della Loggia, dall’Italicus a Ustica fino alla stazione di Bologna, scopre un’altra minaccia folle.

Via dall’Italia fino ad Amsterdam e alla Baviera

La caccia al gruppo Ludwig si intensifica e coinvolge ormai le forze di Polizia di tutto il Nord Italia, per cui i due giovani veronesi, ormai 23enni, scelgono di espatriare, andando in Olanda, ma senza cambiare tattica: il 17 dicembre 1983 danno fuoco al club a luci rosse la ‘Casa rossa’ di Amsterdam provocando 13 morti.

È la più terribile strage attribuita a Ludwig.

Attraversano il confine e meno di un mese dopo, l’8 gennaio 1984, attuano un altro rogo, stavolta a Monaco di Baviera, città natale di Abel, dove il rogo della discoteca Liverpool provoca una vittima e sette feriti.

In questo caso segue una rivendicazione tramite alcuni deliranti volantini.

L’ultimo tentato rogo e la cattura

L’Interpol li bracca, Furlan e Abel rientrano in Italia, ormai il cerchio intorno a loro si sta stringendo eppure riescono a colpire ancora, per l’ultima volta: il 4 marzo 1984 i due si intrufolano in una festa di carnevale in una discoteca del mantovano, a Castiglione delle Stiviere, e versano benzina sulla moquette sintetica ma l’incendio non si propaga e gli addetti alla sicurezza spengono le fiamme con gli estintori, prima di catturare i due criminali che per un soffio vengono salvati dal linciaggio dei giovani presenti nel locale.

Scattano le manette, dopo 7 anni e una scia di 28 morti e 39 feriti la mattanza di Ludwig termina.

La condanna a 30 anni con semi infermità mentale

A Furlan e Abel in sede processuale verrà riconosciuta, dopo una lunga serie di perizie, una parziale semi infermità mentale che permetterà loro di evitare l’ergastolo: verranno condannati a 30 anni di carcere e saranno poi liberati a partire dal 2008.

Nei vari processi non verranno mai chiarite eventuali connessioni con ambienti politico o con movimenti neonazisti e non verranno mai inquadrati come terroristi.

Una volta liberi non hanno mai rilasciato interviste e hanno evitato la ribalta mediatica, limitandosi a far sapere di non essersi mai più rivisiti dopo le rispettive condanne.

Diversi gruppi dell’estrema destra, presenti anche nelle curve degli stadi, hanno poi utilizzato la scritta Ludwig per rivendicare pestaggi, raid o azioni dimostrative avvenute negli anni ‘90 contro stranieri o nomadi.

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