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Whatsapp

I messaggi WhatsApp hanno valore probatorio in un processo?

L’applicazione di messaggistica di Whatsapp trova sempre più spazio in tribunale come prova nei processi civili e penali. Video, foto e messaggi possono essere acquisiti tramite screenshot, stampati o presentati sotto forma di allegato.  

Negli anni Whatsapp è diventato sempre più indispensabile nelle comunicazioni quotidiane. Utilizzato da oltre due miliardi di utenti attivi, questa tecnologia di messaggistica può essere utile anche nei procedimenti legali, in cui può costituire un’importante prova in tribunale.

Perché ciò sia possibile, occorre che vengano soddisfatte alcune condizioni specifiche. Ad esempio, è necessario che i dati raccolti rispettino determinati requisiti di autenticità e integrità, non devono essere alterati, ma riconducibili con certezza alla persona che ha inviato i messaggi.

Una conferma di tutto ciò arriva anche dalla Corte di Cassazione, che tuttavia esclude l’uso di Whatsapp come prova qualora:

  • venga dimostrato l’accesso abusivo a sistema informatico tramite l’installazione di un software spia nel telefono;
  • il cellulare venga strappato di mano, configurandosi il reato di rapina;
  • venga fatto accesso alla mail altrui, anche se si è impossesso dei diversi codici di accesso (anche in questo caso si parla di accesso abusivo a sistema informatico).

Come acquisire le prove in un processo

In base all’art. 234 c.p.p.È consentita l’acquisizione di scritti o di altri documenti che rappresentano fatti, persone o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia o qualsiasi altro mezzo”.

Ciò significa che in un processo civile e/o penale possono essere acquisiti come prova legale tramite Whatsapp messaggi, audio, foto e video.

Inoltre, perché possano essere considerati validi, è sufficiente la semplice acquisizione tramite riproduzione fotografica, senza il bisogno di dover procedere attraverso intercettazioni delle comunicazioni o l’acquisizione prevista ex lege.

Whatsapp e gli screenshot

Quando si svolgono indagini difensive è possibile ricorrere all’uso degli screenshots di conversazioni altrui. In questi casi non occorre il consenso al trattamento dei dati personali, e l’eventuale prova portata in tribunale potrà assumere valore di scrittura privata. Per opporsi sarà necessario motivare l’acquisizione delle foto, dei video e/o delle conversazioni mentre, se non vengono contestati l’originalità e/o l’orario, i dati provenienti dall’applicazione potranno fare prova contro la persona.

Gli screenshots dovranno essere stampati o essere presentati come allegato al fascicolo tramite una penna usb.

La trascrizione viene di fatto ammessa dalla giurisprudenza. Tuttavia, qualora sorgano dubbi, un esperto dovrà esaminare le chat e verificarne l’autenticità.

La crescente dipendenza dalle comunicazioni digitali sta comportando un maggior ricorso a queste tecnologie nei procedimenti legali. E’ fondamentale che ciò avvenga nel rispetto dei diritti delle parti coinvolte e della legge, che dovrà essere costantemente aggiornata.

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