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Ibristofilia: perché alcune donne amano gli assassini

L’ibristofilia è una tendenza morbosa di attrazione, per lo più sessuale, verso individui coinvolti in crimini, detenuti, pregiudicati, persone aggressive e violente. Ecco le sfumature psicologiche e sociali che stanno all’origine di questo fenomeno.

Ibristofilia: definizione e origine del termine

L’ibristofilia, termine coniato nel 1986 dallo psicologo neozelandese John Money, è un tipo di parafilia (ossia fantasie, impulsi o comportamenti sessuali ricorrenti) e denota la tendenza a provare dell’attrazione, nella maggior parte dei casi sessuale, verso individui pregiudicati, violenti o coinvolti in crimini, quali stupri, rapine e omicidi. Quello che, usando uno stereotipo piuttosto comune, si identificherebbe con il “fascino del cattivo ragazzo”.

Il fenomeno dell’ibristofilia, che si manifesta principalmente nelle donne, può essere attribuito sia alla maggior presenza di criminali di sesso maschile, sia agli stereotipi culturali che vedono le donne come figure passive e sottomesse. Un caso piuttosto noto è quello di Susan Atkins, complice di Charles Manson, che durante la detenzione si sposò due volte con uomini conosciuti in carcere.

Contrariamente alla percezione predominante, esistono però anche casi di ibristofilia maschile, come evidenziato dal sociologo americano Thomas Fraser Pettigrew, ossia di uomini che diventano amanti e complici di una serial killer perché ne subiscono il fascino.

Le “prison groupies” e le cause dell’ibristofilia

Una specifica tipologia di ibristofilia è la così detta “prison groupies” e comporta la ricerca attiva di detenuti come partner.

Uno studio condotto da due professoresse di psicologia della California State University ha rivelato che ottantanove donne, legate sentimentalmente a dei detenuti, non avevano interesse a sfondo sessuale, ma di tipo “romantico”. Nessuna di loro mostrava disturbi alla sfera sessuale, tuttavia in molte, durante l’infanzia, avevano subito abusi fisici e sessuali da parte del padre o del marito, aspetto che spiegherebbe in parte il motivo per cui queste donne sceglierebbero partner dominanti come i criminali o controllabili come i detenuti.

Altre motivazioni alla base dell’ibristofilia includono il desiderio di accudimento verso una persona che in qualche modo possa dipendere da loro (quella che in gergo si potrebbe definire “sindrome da crocerossina”), l’attrazione verso uomini che il crimine ha reso famosi e il desiderio autolesionista di sottoporsi alla sofferenza e allo stigma sociale. Alcuni esperti alludono anche a un impulso biologico inconscio nelle donne ibristofile, le quali sarebbero convinte che i figli nati da un rapporto con un criminale avrebbero maggiori probabilità di sopravvivenza.

Serial killer americani come Charles Manson, Jeffrey Dahmer, Ted Bundy e Richard Ramirez sono esempi emblematici di ibristofilia nel mondo femminile. In Italia, tra i criminali più amati si contraddistinguono Pietro Maso, Renato Vallanzasca e Benno Neumair, che durante la loro permanenza in carcere hanno ricevuto numerose lettere dalle loro ammiratrici.

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