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Il caso Pelicot svela tutto l’orrore di una piattaforma usata per violenze e crimini

Sarebbero oltre 23mila i reati, tra i quali quelli di pedofilia, prostituzione, stupro, spaccio, violenze e persino omicidi, realizzati attraverso Coco.fr, piattaforma chiusa lo scorso giugno. Il caso di Giselle Pelicot, 72enne sedata dal marito e fatta violentare da uomini reclutati sul sito, è il caso più emblematico.

Il caso Pelicot ha permesso di fare luce su un mondo sommerso di crimini, violenze e traffici illeciti, che per oltre un decennio si sono consumati attraverso Coco.fr, una piattaforma web nata come sito di incontri e ben presto trasformatasi in un polo di connessione per spacciatori, pedofili e predatori sessuali. Fondata da Isaac Steidl, nel 2003, è stata chiusa nel giugno del 2024, per ordine delle autorità francesi, nel momento in cui è stata aperta l’inchiesta. Secondo le dichiarazioni della procuratrice di Parigi, Laure Beccuau – riportate dal Guardian – il portale sarebbe coinvolto in “23.051 casi criminali con 480 vittime”.

Il 7 gennaio 2025, è stato arrestato anche il fondatore. Steidl, nato in Francia, ma di nazionalità italiana, in seguito alla rinuncia di quella francese nel 2003, è stato accusato di diversi reati, tra cui aver facilitato – tramite il suo sito – transazioni illegali da parte di gruppi criminali organizzati.

Co.co.fr: la piattaforma dell’orrore

Steidl, dopo aver conseguito una laurea in ingegneria informatica, ha realizzato il sito Coco.fr, grazie al denaro prestatogli dalla famiglia. Strutturato come un semplice sito di chat anonime, permetteva a chiunque di avviare una conversazione, senza bisogno di alcuna registrazione. Era sufficiente inserire genere, età e codice postale, per creare uno pseudonimo e iniziare a chattare. Nessun controllo sull’identità. Questo sistema ha attratto in breve tempo criminali di ogni tipo, che hanno iniziato a utilizzare la piattaforma per organizzare i proprio reati.

Nel corso degli anni, la piattaforma ha sviluppato una struttura organizzativa sempre più complessa. Sempre secondo quanto riportato dal Guardian, il portale ha cambiato frequentemente proprietari e domini, per eludere i controlli. Una strategia che ha permesso di generare enormi profitti. A tal proposito, la Procura di Parigi ha reso noto di aver bloccato 5 milioni di euro su conti bancari legati al sito in Ungheria, Lituania, Germania e Olanda.

Il caso Pelicot

Il caso di Giselle Pelicot è quello che ha avuto maggior cassa di risonanza e che ha permesso di aprire il vaso di Pandora sui crimini orditi all’ombra della piattaforma di Steidl. La donna 72enne, per 10 anni (dal 2010 al 2020), è stata inconsapevolmente vittima di reiterate violenze fisiche: sistematicamente sedata con un cocktail di farmaci dal marito, veniva poi messa alla mercè di sconosciuti – reclutati tramite il sito – che abusavano di lei, mentre il compagno riprendeva con foto e video. Sono circa 4.000 le prove documentali che testimoniano il coinvolgimento di almeno 50 uomini identificati.

Lo scorso dicembre, Dominique Pelicot è stato “dichiarato colpevole” degli stupri aggravati contro l’ex moglie. Nell’ambito del processo, sono stati inoltre dichiarati colpevoli anche i 50 co-imputati per “stupro aggravato in riunione e somministrazione” di droghe a Gisèle Pelicot.

Le evoluzioni dell’inchiesta

Un’operazione congiunta tra forze dell’ordine di diversi Paesi europei ha permesso di mettere a segno l’arresto di Steidl. A luglio 2024, sono stati fermati anche due moderatori del sito, nelle città francesi di Oignies, nel nord del Paese, e Limoges, nel centro della Francia. Inoltre tre familiari di Steidl sono stati interrogati in Bulgaria, in quanto “sospettati di aver svolto un ruolo attivo nell’amministrazione o di aver tratto vantaggio dai reati”.

Secondo quanto riportato da Repubblica, le accuse formulate dalla Procura parigina spaziano dalla “complicità in traffico di droga” alla “corruzione di minori via internet”.

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