Cos’è la subacquea forense? Ce lo spiega in questa intervista Gianfranco Simonini, autore del libro “Subacquea Forense – La Criminalistica”, edito da Diogene
Con questa intervista abbiamo deciso di riservare il giusto spazio a una disciplina tanto affascinante quanto poco conosciuta al grande pubblico: la subacquea forense. Questo specifico ramo investigativo riguarda le indagini effettuate sott’acqua al fine di stabilire la verità su fatti criminosi o eventi di natura accidentale. A parlarci della subacquea forense ci ha pensato uno dei massimi esperti di quest’ambito, Gianfranco Simonini, ex carabiniere subacqueo che di recente ha pubblicato il manuale “Subacquea Forense – La Criminalistica”.
Gentile Sign. Simonini,
Ci presenti in breve il suo ultimo libro “Subacquea Forense – La Criminalistica” e in che cosa consiste questa attività.
“Subacquea forense” è in qualche modo il sequel del mio precedente libro Angeli neri (foto n.1) dove è ho raccontato la storia, l’evoluzione e le attività dei reparti speciali subacquei delle forze di Polizia. In particolare, ho descritto il periodo in cui svolgevo l’attività di carabiniere subacqueo, dal 1982 al 2019, e in cui ho seguito l’evoluzione delle attività di accertamenti tecnici descrittivi per conto della Procura della repubblica, l’attività di ricerca e recupero di corpi di reato, fino all’esecuzione di accertamenti tecnici scientifici su reperti ancora immersi al fine di evitare l’alterazione di elementi probatori con l’emersione degli stessi ed infine assicurare alle autorità competenti le fonti di prova di determinata importanza quali: materiale informatico, tracce ematiche, tracce biologiche in genere, tracce dattiloscopiche, elementi balistici da sottoporre ad accertamenti di comparazione e microscopia elettronica, reperti da sottoporre ad accertamenti grafologici etc.
Il libro nasce dall’esigenza di creare un manuale didattico da utilizzare nei miei corsi, mirato agli accertamenti tecnici di natura forense in ambito subacqueo. Il libro è anche un supporto per gli operatori di settore impiegati nelle indagini per la ricostruzione di incidenti subacquei: dal consulente del pubblico ministero al perito del giudice per le indagini preliminari fino al consulente privato delle parti offese o per conto di persone iscritte nel registro generale delle notizie di reato.
Gli argomenti principali trattati nel libro sono:
- cenni storici sulla scienza forense,
- la criminalistica, l’insieme dei metodi tecnici scientifici che permettono di ricostruire un evento criminoso, dagli accertamenti tecnici urgenti sui luoghi compiuti dalla Polizia Giudiziaria (art. 354 c.p.p.), alla ricostruzione di un incidente subacqueo attraverso gli elementi acquisiti sulle attrezzature subacquee e computer da polso, attività specialistica effettuata da un consulente formato anche attraverso questi corsi e in linea con gli articoli 359 e 360 del c.p.p.,
- rinvenimento del cadavere,
- tecniche di polizia giudiziaria in ambito subacqueo,
- il sopralluogo sulla scena del crimine in ambito subacqueo,
- il repertamento,
- l’attività di consulenza tecnica nel procedimento penale,
- l’attività forense nell’ambito dell’incidente subacqueo.
Il libro e i corsi di formazione sono rivolti a consulenti tecnici del settore, avvocati, grafologi, subacquei e istruttori che nutrono l’obiettivo di essere impiegati nel settore delle consulenze e infine anche operatori delle forze dell’ordine esperti in dattiloscopia, balistica e grafologia.
Quale percorso di formazione è necessario per svolgere questa professione?
La formazione può essere considerata specialistica per gli appartenenti alle forze di polizia o fondamentale per gli operatori che vogliono avviarsi all’attività di consulenza tecnica.
Come sono cambiate le indagini subacquee col passare degli anni?
L’attività di polizia giudiziaria in ambito subacqueo nasce con la formazione dei primi operatori delle forze di polizia nel 1953. All’epoca, le tecniche operative erano limitate alla ricerca e recupero di un corpo di reato, così come evidenziato nel rilievo fotografico n.2
All’inizio degli anni 80 è iniziata un’intensa attività di esperimenti e ricerca che ha portato all’evoluzione degli accertamenti tecnici scientifici su reperti di interesse giudiziario ancora prima di riportarli in superficie (rilievi fotografici n. 3, 4, 5 e 6).
rilievo fotografico n. 3, accertamenti descrittivi e fotografici su un’arma da fuoco
rilievo fotografico n. 4, esaltazione impronte digitali mediante S.P.R. (Smal Particle Reagent)
rilievo fotografico n. 5, repertamento arma bianca
rilievo fotografico n. 6, accertamenti tecnici urgenti sui luoghi
Nella sua lunga carriera, quali sono “i casi” su cui ha dovuto lavorare che ricorda di più o che l’hanno colpita maggiormente?
Enuncio solo alcune della attività per le quali ho operato insieme ai colleghi di reparto e che hanno avuto una particolare impronta mediatica:
- Moby Prinz, indagini sul disastro nella rada del porto di Livorno, 10 aprile 1992;
- Bologna 1994, indagini sull’operazione “Uno bianca”. Attività di rilevi tecnici subacquei in un laghetto a Settimo Torinese (To);
- Impiego nell’operazione Desert Storm, Iraq ottobre 1991;
- Impiego nell’operazione Restore Hope, Somalia dicembre 1992;
- Recupero del corpo di Sara Scazzi, ottobre 2006, Avetrana (Ta);
- Indagini sull’incendio del traghetto Norman Atlantic, mare adriatico, dicembre 2014.