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Il giornalismo investigativo sotto copertura

Che cos’è il giornalismo investigativo sotto copertura e che rischi comporta? Lo abbiamo chiesto a Sacha Biazzo, che ha vinto l’Investigation and Forensic Award 2022 nella categoria “Giornalismo investigativo”.

“Il giornalismo d’inchiesta è quel giornalismo che cerca di portare alla luce informazioni e circostanze che il potere (inteso in senso ampio e multiforme) vorrebbe tenere nascoste. Nel giornalismo investigativo, per come lo intendiamo noi, sono gli stessi giornalisti a condurre delle indagini, senza avvalersi per forza delle risultanze delle investigazioni fatte dagli organi preposti. Ci sono alcune circostanze in cui per un giornalista è molto più difficile, se non impossibile, condurre indagini dovendosi presentare come tale.

È così che nasce il giornalista sotto copertura, cioè quando lui non rivela la sua identità o addirittura si presenta sotto mentite spoglie. È una forma di giornalismo estrema, che può essere utilizzata soltanto quando questo è l’unico modo per arrivare ad un’informazione di grandissimo interesse pubblico. Non può essere usata per qualsiasi cosa. Ecco perché è molto rischiosa non solo dal punto di vista legale, ma anche dal punto di vista della sicurezza. Noi la usiamo ad esempio in indagini giornalistiche sulla criminalità organizzata in cui ovviamente il giornalista, che si infiltra in questi gruppi per raccontarli dall’interno, è esposto ad una serie innumerevole di rischi”.    

Secondo te perché attualmente è solo Fanpage ad investire su questo genere?

È un genere di giornalismo nuovo, che ha trovato una sua evoluzione recentemente anche grazie all’arrivo sul mercato civile di strumenti come le telecamere nascoste miniaturizzate, ma è anche un genere che prevede un grande dispendio di energie, di soldi e di tempo. Fanpage.it è un giornale giovane, coraggioso che ha fatto della sperimentazione di nuovi linguaggi uno dei suoi punti di forza.

In Italia non ci sono altre realtà strutturate di giornalismo investigativo undercover, ma ci sono esempi brillanti di giornalisti che hanno fatto di questo genere la loro cifra distintiva, come ad esempio Fabrizio Gatti. All’estero invece posso citare sicuramente la unit investigativa di Al Jazeera guidata dal Phil Rees, che non ha eguali al mondo e che ha condotto le maggiori inchieste undercover a livello internazionale che siano mai state fatte”.

Qual è stata finora l’inchiesta che è stata più importante, in termini di resa nella società civile e da un punto di vista giudiziario?

Posso citare Bloody Money, un’inchiesta del pubblicata nel 2018 in sette puntate su Fanpage.it, nel mondo del traffico illegale di rifiuti e della corruzione politica che c’è dietro. Un’indagine durata 6 mesi in cui abbiamo utilizzato un insider, Nunzio Perrella, un ex boss della camorra, ed ex collaboratore di giustizia, con cui siamo ritornati nel business illegale condotto dalla criminalità organizzata, registrando incontri segreti nelle stanze del potere dove si spartivano mazzette per gli appalti dei rifiuti. Ad oggi quell’inchiesta ha portato ad un’indagine della magistratura per cui ci sono stati 17 arresti“.

Cosa ti spinge a fare questo tipo di giornalismo in particolare?

Il potere (inteso sempre in senso ampio e multiforme) ha costruito un muro sempre più impenetrabile tra la verità e i cittadini e il mestiere del giornalista è sempre più difficile. È più difficile accedere direttamente alle fonti, pensiamo solo a quanti filtri oggi ci sono per poter parlare con una potenziale fonte (uffici stampa, responsabili della comunicazione, segretari), una struttura invalicabile che se ti armi di tanta pazienza al massimo puoi arrivare ad ottenere un indirizzo mail, a cui comunque non ti risponderà nessuno.

Con il diffondersi dei social inoltre è più difficile anche superare la propaganda del potere, che spesso riesce ad avere una forza mediatica maggiore anche dei giornali. Il giornalismo è chiamato a svolgere nei confronti dei cittadini il ruolo di tenerli informati, anche di quello che il “potere” non vuole che si venga a sapere, e per farlo bisogna adoperare tecniche e modalità innovative di giornalismo, che riescono ad aggirare questi muri“.

Che percorso consiglieresti a chi volesse oggi seguire questa strada?

Di seguirla. Non ci sono scuole che insegnano questo tipo di giornalismo, ma c’è sempre più bisogno di un giornalismo innovativo e coraggioso come questo”.

Foto di Devin Kaselnak su Unsplash

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