CRISTINA SARTORI
Grafologo giudiziario iscritta dal 2011 all’AGI e dal 2012 al Tribunale di Trento nelle liste dei consulenti sia in ambito civile che penale
Di particolare rilievo formativo, al di là dei seminari e dei corsi che periodicamente frequento, ho frequentato , nel 2013, il “corso di alta formazione in scienze forensi, analisi investigativa, intervento sulla scena del crimine e criminal prfiling” della durata di un anno presso AISF Roma conclusosi con la discussione della tesina “L’applicazione della dattiloscopia alla grafologia forense” voto 60/60; Inoltre segnalo il conseguimento della qualifica di “Criminal profiing su base grafologica” conseguita nel 2014 presso l’Ateneo Senesk scienze medico – legali – forensi – sociali con la Dott.sa Marisa Aloia.
Una delle figure professionali che sempre più spesso collabora sinergicamente con gli investigatori privati, per scoprire le verità, è il Grafologo.
Per scoprire quest’interessante e affascinante professione abbiamo intervistato una giovane ma esperta Grafologo Forense, Cristina Sartori che il prossimo 12 novembre parteciperà, in qualità di relatore, al seminario organizzato da StopSecret Magazine “Investigare oggi: nuove tecnologie e sinergie professionali”
Cos’e’ la grafologia e come si diventa grafologo?
La grafologia, dal greco graphos (scrittura) e logos (trattato), è la disciplina umanistica che si occupa di risalire alle caratteristiche di personalità di un individuo attraverso l’analisi della sua grafia.
Il presupposto su cui fonda questa affascinante disciplina è quello per cui ogni produzione grafica è una proiezione esatta, in forma simbolica, di se stessi, di ciò che si crede di essere, di ciò che si è davvero. La grafia è fra le espressioni più indicative della personalità e al pari della voce, del portamento, del modo di atteggiare il viso, di gesticolare o di vestirsi ci dà moltissime informazioni sullo scrivente.
La grafologia ci permette di fotografare l’individuo e di monitorarne i cambiamenti; come le impronte digitali sono identificative di un solo soggetto, non esistono infatti due individui identici sotto il profilo dattiloscopico, così anche la grafia è una produzione assolutamente personale e soggettiva che muta, a differenza delle prime che restano identiche a se stesse per tutta la vita, col mutare della personalità in quanto proiezione della stessa.
Per diventare grafologo occorre frequentare una delle scuole di grafologia riconosciute presenti sul territorio Italiano che normalmente hanno una durata triennale. Conseguita la qualifica di grafologo si può decidere se e in quale ambito specializzarsi.
Quali sono gli ambiti d’applicazione della grafologia?
La molteplicità d’informazioni che la grafologia può fornire ha fatto si che sempre più spesso e sempre con maggior credibilità venga utilizzata trasversalmente in molteplici ambiti professionali che hanno a che fare con “materiale umano”: senza soffermarmi su contesti applicativi più “di nicchia” giovani e affascinanti quali quello clinico e psicologico che necessitano di ben altri requisiti quali laurea in medicina o psicologia, penso all’ambito relazionale di coppia in cui ci rende preziose indicazioni in merito ai punti di forza e a quelli di debolezza di un rapporto ancor prima che questo si radichi profondamente ed in cui si è rivelato un ottimo mezzo di comprensione profonda delle dinamiche messe in atto da due soggetti soprattutto in merito a relazioni patologiche e all’ambito famigliare per cogliere i meccanismi profondi che innescano particolari sviluppi sovente disfunzionali.
Un altro settore di particolare rilevanza è quello delle risorse umane dove l’utilizzo della grafologia è finalizzato a fornire informazioni fondamentali in merito alla qualità della sagomatura di un soggetto rispetto ad una particolare posizione lavorativa; essa ci consente di individuare attitudini, potenzialità e riserve rispetto ad un dato incarico con il grosso vantaggio dell’assoluta imparzialità dovuta alla non necessità del grafologo di incontrare il candidato. Ad oggi il 6% delle aziende Italiane si appoggia ad un grafologo per velocizzare e ottimizzare i processi di inserimento aziendale collocando “l’uomo giusto al posto giusto” si dà migliorare produttività e redditività.
Di fondamentale importanza oggi l’ambito scolastico dove, con il riconoscimento della disgrafia quale DSA, l’intervento di rieducazione del gesto grafomotorio si pone come una grossa conquista utilissima nel recupero di una disfunzione che, non trattata, rallenta e complica i processi d’apprendimento in bambini perfetti sotto il profilo strettamente cognitivo e l’ambito prescolastico dove l’insegnamento dei requisiti minimi essenziali per la scrittura permetterebbe di ridurre drasticamente gli episodi di disgrafia.
Infine, ma non certo per importanza, l’ambito peritale giudiziario che appare sempre più scientifico grazie all’utilizzo di strumenti che permettono di indagare non tanto e non solo la grafia ma anche gli inchiostri, il tessuto cartaceo, l’ordine di posizionamento di due tratti che si intersecano. In quest’ambito accanto all’applicazione grafologica più tradizionale utile per attribuire uno scritto ad una mano o al contrario disconoscerne la paternità si sta’ diffondendo, soprattutto nel settore investigativo con applicazione alle indagini difensive, l’utilizzo del ritratto di personalità per delineare le caratteristiche uno scrivente si dà “delineare” uno spazio di ricerca nei casi, ad esempio, di molestie a mezzo anonimografia; la grafologia ci restituisce una foto precisa del soggetto scrivente, un fermo immagine che non contempla l’aspetto esteriore bensì, per esempio, le modalità relazionali piuttosto che il grado di cultura o infine, cosa assai importante, il grado di pericolosità sociale e l’attitudine di un soggetto a “passare all’azione”.
Quali norme regolano la professione del grafologo?
Non disponendo di un Albo ma di associazioni di categoria (AGI – AGP) i gr
afologi sono oggi disciplinati dalla legge 4/2013 e devono, pertanto, citare l’appartenenza all’associazione in “ogni documento o rapporto scritto con il cliente”.
Nel punto 4 della normativa si fa esplicito riferimento alla competenza e alla specializzazione del professionista (garantite dalle associazioni di categoria) nonché alla buona fede e alla responsabilità che lo stesso si assume nello svolgimento della sua mansione “L’esercizio della professione e’ libero e fondato sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, nel rispetto dei principi di buona fede, dell’affidamento del pubblico e della clientela, della correttezza, dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi, della responsabilità del professionista”.
di Cosimo Cordaro
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