Nel corso del suo intervento alla Camera del 25 giugno scorso, l’On. Jessica Costanzo ha denunciato le difficoltà in cui versano gli operatori del comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari
Ancora una volta, l’On. Jessica Costanzo (L’Alternativa C’è) ha denunciato i problemi e le criticità che affliggono il comparto della sicurezza privata. Con il suo intervento alla Camera, del 25 giugno scorso, Costanzo ha denunciato le condizioni in cui versano migliaia di operatori e operatrici della vigilanza privata non armata e dei servizi fiduciari; dal caso Sicuritalia al mancato rinnovo del CCNL, dalla questione degli appalti alle misere retribuzioni dei lavoratori. In questa intervista, l’On. Jessica Costanzo è tornata sull’argomento, delineando quali sono le iniziative da mettere in campo per risolvere la situazione nel minor tempo possibile.
Gentile On. Jessica Costanzo,
Come considera la situazione attuale degli addetti della vigilanza privata non armata e servizi fiduciari, anche alla luce del suo intervento alla Camera in merito al caso Sicuritalia?
Credo che siano tra le categorie professionali meno valorizzate dal nostro Paese. Con mancata valorizzazione intendo certamente l’aspetto economico, ma non solo. Spesso gli addetti alla vigilanza non armata sono confusi con gli addetti al controllo o con i buttafuori. E complici di questo equivoco sono spesso gli stessi istituti di vigilanza, che inquadrano alcuni dipendenti che svolgono le medesime mansioni con contratti diversi, ad esempio come portieri, per poter applicare livelli retributivi inferiori. E invece le funzioni svolte da queste decine di migliaia di lavoratori sono connotate da un elevato e indiscusso interesse sociale, posto che la guardia giurata è addetta alla vigilanza sui beni privati e pubblici. Ciò avviene anche perché gli addetti alla vigilanza non godono di uno status giuridico ben definito. L’equivoco nasce per via del mancato riconoscimento dello status di pubblico ufficiale.
Per quanto riguarda il mio intervento alla Camera dei Deputati, volevo sottolineare e rendere noto come Sicuritalia, nonostante goda di ottima salute dal punto di vista dei bilanci, abbia sfruttato le falle normative della disciplina delle cooperative per indurre i suoi soci a votare ripetutamente per un abbassamento ulteriore delle retribuzioni, giustificando la richiesta con l’avvento della crisi economica. Almeno questo emerge da inchieste preziose svolte da alcuni quotidiani e dagli organi giurisdizionali.
Quali sono le iniziative e gli interventi da attuare per risolvere questa situazione e in che modo le Istituzioni dovrebbero intervenire?
Occorre distinguere i piani. È necessaria, per quanto mi riguarda, una riforma radicale dell’apparato normativo che disciplina le cooperative e gli appalti. Ho presentato una proposta di legge e diversi emendamenti in tal senso, che prevedono sanzioni certe e pene severe per le coop che non applicano i ccnl, parità di trattamento nel settore degli appalti privati, tutela della continuità occupazionale e retributiva negli appalti, lo stop agli appalti di mera manodopera. Certe storture di cui purtroppo sono vittime gli addetti alla vigilanza avvengono proprio per via delle falle nella normativa che regola gli enti cooperativi, in cui gli istituti di vigilanza (non tutti, ovviamente) possono muoversi indisturbati.
C’è poi il problema dei CCNL servizi fiduciari e multiservizi, che stanno diventando il nuovo standard al ribasso in tutta Italia. Questi contratti collettivi sono ormai lo strumento principe per sottopagare, sfruttare e svilire il lavoro. Le cooperative, attraverso gli appalti e i subappalti, vincono infatti bandi di gara che permettono alle aziende di proporre ribassi fino al 25% rispetto alla già limitata base economica da cui parte il CCNL, che oltre ad essere scaduto da cinque anni e mezzo, presenta anche delle retribuzioni già definite dai tribunali al di sotto della soglia di povertà. C’è poi la questione del riconoscimento del ruolo di pubblico ufficiale nell’espletamento delle proprie mansioni per gli addetti alla vigilanza. Le g.p.g. sono sovente oggetto di aggressioni verbali, di atti vergognosi che hanno trovato anche spazio sulle cronache dei giornali. Il riconoscimento della qualifica di pubblico ufficiale sarebbe un primo importante passo.
Come ritiene possibile che il CCNL del comparto della vigilanza privata non sia ancora stato rinnovato a distanza di oltre 5 anni? Anche in questo caso auspica o comunque ritiene necessario un intervento del mondo istituzionale per regolamentare un settore così importante per la pubblica sicurezza?
Ovviamente ritengo necessario un immediato intervento delle parti in causa per provvedere quanto prima al rinnovo di un contratto scaduto da cinque anni e mezzo e che è già passato sotto la lente dei tribunali di tutt’Italia per via dei livelli minimi retributivi, al di sotto della soglia di povertà e quindi contrari all’articolo 36 della Costituzione. Io stessa ho più volte sollecitato il Ministero del Lavoro in tal senso, ma non bisogna dimenticare che la questione del rinnovo di un contratto collettivo riguarda prevalentemente l’Aran e le parti sociali, quindi gli spazi di azione per un parlamentare sono limitati.
In ogni caso il Ministero del Lavoro può sempre convocare le parti in causa (Aran e organizzazioni dei lavoratori e datoriali) per agevolare il rinnovo. E su questo ci batteremo con i colleghi de L’Alternativa C’è. Quel che è certo è che il nuovo contratto collettivo dovrà prevedere retribuzioni diverse rispetto a quelle attualmente consentite.