articolo pubbliredazionale
Un dialogo con il Professor Angelo Zappalà, direttore della Divisione, e la dott.ssa Chiara Cemmi, psicologa della Divisione.
Angelo Zappalà, Psicologo, Psicoterapeuta ha una specialità in Criminologia Clinica e un Dottorato in Psicologia conseguito ad Abo Akademy University, Turku, Finlandia. È inoltre Direttore della Scuola di Specializzazione di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale in ambito clinico e forense di Torino, Coordinatore del Gruppo di Lavoro su Terrorismo, Radicalizzazione e Violenza Estremistica dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte e formatore per la neonata divisione di psicologia investigativa della Polizia di Stato.
Inoltre, ha realizzato insieme al Prof. Pekka Santtila, il primo simulatore al mondo di intervista investigativa ai minori presunti abusati. Ha ideato nel 2016, e da allora dirige, il Festival della Criminologia, di cui l’Agenzia investigativa Dogma S.p.A. è uno degli sponsor più importanti. Oltre a tutte le predette cariche, il prof. Zappalà è altresì fondatore e Direttore della Divisione di Psicologia Investigativa di Dogma S.p.A., ormai attiva all’interno dell’agenzia da quasi sette anni.
All’interno della Divisione di Psicologia Investigativa, a fianco del prof. Zappalà, è presente da cinque anni la dott.ssa Chiara Cemmi, psicologa e, a breve, psicoterapeuta formata dalla CBT Academy, socia dell’associazione EMDR Italia (Eye Movement Desensibilization and Reprocessing), abilitata all’utilizzo dello strumento Stalking Risk Profile.
Cosa studia e di cosa si occupa la psicologia investigativa?
Zappalà: “Innanzitutto è bene specificare che la Psicologia Investigativa si sviluppa come branca della più generica Psicologia Giuridica. Principalmente si occupa di studiare il comportamento criminale, sia esso violento che non violento, oltre a studiare i principali meccanismi sottostanti a tutti gli aspetti investigativi in ambito civilistico e penalistico. Chi si approccia a tale ramo della psicologia, lo fa con l’obiettivo di aiutare a meglio comprendere (e quindi a sua volta a contrastare) i meccanismi sottostanti il comportamento criminoso; in tal modo ha la facoltà di intervenire attivamente a fianco dell’investigatore per aiutare a delineare nel modo più scientificamente attendibile lo svolgimento dei fatti di indagine.”
Cemmi: “Sono diversi i rami in cui la psicologia investigativa fornisce il proprio apporto. Il più noto, grazie anche all’apporto mediatico, è l’attività di profiling di agiti criminali che alla profilazione volta a comprendere e individuale con un certo grado di probabilità le motivazioni sottostanti a determinati comportamenti; vi è poi l’analisi di rischio di una minaccia per passare anche allo studio sulle testimonianze di minori e adulti e sulla loro attendibilità, quindi, di conseguenza, agli studi su come condurre degli interrogatori con modalità scientificamente valide, ad altri aspetti più legati all’ambito forense che non prettamente investigativo, come i supporti ad avvocati nella gestione e strutturazione dell’esame dei testimoni.”
Zappalà: “Come si nota, la Psicologia Investigativa ha diversi interessi e studia diversi comportamenti e aspetti dell’agito umano, tutti comunque legati al mondo forense.”
Da dove è nata l’idea o l’esigenza di sviluppare una sezione dell’agenzia specializzata in Psicologia?
Zappalà: “La Divisione di Psicologia Investigativa nacque dalla condivisione con Dimitri Russo, amministratore delegato dell’Agenzia Investigativa Dogma S.p.A., di un progetto comune. Da un lato, la possibilità di provare ad accrescere e migliorare nella pratica privata alcune tecniche derivanti prettamente dagli studi psicologici e criminologici in modo da valutare come e con quale modalità potessero essere utilizzate in ambito investigativo, tecniche delle quali mi ero interessato sia nel corso dei miei studi che nel corso della mia attività professionale.
L’interesse era quello di osservare direttamente, laddove possibile e nei limiti del fruibile, una serie di informazioni e di pratiche applicate in altri Stati e afferenti all’ambito di tutela dei diritti del cittadino. Inoltre, eravamo entrambi incuriositi dalla possibilità di osservare direttamente ed eventualmente poter sviluppare dei protocolli di gestione di determinati e specifici casi, in modo da poter proporre alla clientela dell’agenzia non soltanto una serie di servizi, per così dire, “classici” di investigazione, ma anche uno sguardo diverso, a volte più approfondito o anche solo in grado di fornire al cliente un punto di vista più ampio e diversificato.
Dall’altro lato, con Dimitri, si era notato come a volte, proprio la particolare tipologia di clienti e la delicatezza delle situazioni e dei contesti che spesso questi portavano nel corso degli incontri in agenzia, potesse rendere utile e un valore aggiunto la presenza non soltanto di personale formato a livello investigativo, ma anche a livello psicologico.”
Quali sono in particolare, le aree e i temi che la Divisione di Psicologia ha approfondito e sviluppato nel corso di questi anni?
Zappalà: “In una prima fase della vita di questa Divisione ci siamo occupati della raccolta di materiali informativi e di testi scientifici oltre che di uno studio, soprattutto, di quelli che sono le tipologie di richieste che principalmente potevano essere supportate o gestite almeno in parte dalla Divisione stessa.
Pertanto, abbiamo iniziato focalizzando la nostra attenzione su macro tematiche, come lo sviluppo delle competenze e delle tecniche di intervista investigativa e di crime analysis. Contestualmente, affiancandoci ed entrando letteralmente all’interno della gestione classica dei casi richiesti dai clienti di agenzia, abbiamo potuto iniziare ad immaginare una serie di servizi molto più specifici volti a soddisfare al meglio le loro esigenze e, ove possibile, a dare un valore aggiunto alle risultanze emerse dalle indagini.”
Cemmi: “mi ricollego a quanto già affermato dal prof. Zappalà. La Divisione di Psicologia Investigativa innanzitutto ha al proprio interno psicologi. Pertanto, è stato molto utile e istruttivo poter, almeno in una prima fase, imparare a conoscere ed entrare nel vivo di un’investigazione classica. Ciò al fine di poter sia capire come e con quali mezzi è possibile rispondere alle disparate richieste dei clienti, sia andare a ricercare quella parte della richiesta che l’attività investigativa di per sé non può cogliere e vedere se era invece possibile per noi, con la nostra formazione, provare a dare una risposta quanto più possibile pertinente e utile al cliente.
Questo ha soprattutto permesso di poter condurre un colloquio tenendo a mente sia le conoscenze apprese come psicologi, sia il contesto investigativo generale. Oltre a ciò, la nostra professionalità specifica è stata altrettanto utile nella gestione di alcuni casi, soprattutto laddove le storie che vengono riportate in agenzia toccano parti sofferenti e sensibili della vita privata dei clienti.”
In particolare, quando e come la Divisione di Psicologia investigativa è da supporto alle attività principali dell’agenzia?
Cemmi: “Come accennavo sopra, un primo supporto sicuramente non irrilevante sta proprio nella gestione di alcuni clienti, nella modalità di accolta della loro storia e, a volte, nella modalità di condivisione dei risultati ottenuti. La presenza della Divisione di Psicologia ha permesso di poter gestire determinate tematiche, che vanno a toccare la parte più sofferente della vita delle persone, con un’attenzione maggiore dettata proprio dalle competenze della materia psicologica.
Ovviamente il nostro apporto non si limita a questo. Grazie a tutta l’attività pregressa di raccolta e studio di materiale scientifico in diversi temi, abbiamo potuto sviluppare dei servizi propri della Divisione stessa, che vanno a dare un valore aggiunto alle attività svolte, ad esempio, alla Divisione di Intelligence [n.d.r.: che si occupa di una serie di attività di raccolta informativa e analisi di informazioni da banche dati, fonti aperte, etc.]. Ad oggi infatti effettuiamo, in collaborazione con la Divisione di Intelligence, profili personologici associati a figure apicali con la finalità di fornire ai nostri clienti un quadro quanto più ad ampio spettro per poter meglio effettuare le proprie valutazioni.”
Zappalà: “Contestualmente abbiamo inoltre introdotto una serie di attività volte alla tutela individuale, soprattutto in contesti di ricezione di materiale anonimo e soprattutto di analisi della minaccia”.
Cemmi: “Infatti, la nostra Divisione di Psicologia investigativa si è specializzata particolarmente nell’analisi della minaccia in differenti ambiti. Interveniamo nei casi in cui si sia destinatari di materiale anonimo, aiutando i nostri clienti a definire meglio una possibile rosa di sospettati e anche a tutelarsi al meglio. Per poter operare in tal senso abbiamo acquisito competenze e materiale afferente non soltanto dall’ambito psicologico, ma anche da quello sociologico e da studi sulla linguistica.
Soprattutto interveniamo nei casi di stalking: possiamo aiutare i clienti a capire e comprendere se sono o meno in situazioni a rischio e, nel caso, aiutarle a tutelarsi al meglio. Inoltre, le supportiamo in tutta la fase di raccolta e conservazione del materiale persecutorio, utile nel momento in cui la persona decidesse di sporgere querela.”
Un’ultima domanda: qual è il percorso di formazione più adeguato?
Zappalà: “Qui la risposta può essere differente. Innanzitutto, se il desiderio è quello di lavorare all’interno di un’agenzia investigativa, di sicuro non può mancare un interesse per una serie di informazioni legate al campo generale delle investigazioni.
Se il desiderio è quello invece di far parte della Divisione di Psicologia Investigativa, sicuramente non può mancare una laurea magistrale in psicologia, inoltre ci deve essere una spinta e un particolare interesse almeno in uno dei settori di cui abbiamo precedentemente parlato e discusso. Suggerisco in tal senso la lettura di manuali di Psicologia Investigativa, proprio per comprendere se questo tipo di attività possa o meno essere di interesse.”