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La vittimizzazione secondaria: quando la donna è vittima due volte

Per vittimizzazione secondaria, si intende il danno secondario riferibile alle conseguenze psicologiche e sociali subite dalla vittima durante i procedimenti giudiziari in cui si trova ad essere coinvolta. La vittima potrebbe essere costretta a rivivere pubblicamente la propria dolorosa vicenda e a svelare i particolari più intimi e nascosti della propria vita.

Negli ultimi anni la violenza contro le donne è diventata sistematica e non possiamo parlare di episodi isolati: si è difatti cronicizzata, essendo ben inserita e incastrata nel tessuto sociale, tanto da parlare di violenza istituzionale e vittimizzazione secondaria.

Spesso la donna non viene creduta. Di solito la colpa ricade su un vestito scollato piuttosto che su un cocktail di troppo. Quando si scrutano e osservano con meticolosità i profili social della donna al solo scopo di imbarazzarla o denigrarla, magari in un’aula di tribunale, dimostra la disponibilità della stessa o l’essere consenziente all’atto fisico?  Anche intendere un approccio fisico e decidere fino all’ultimo di non concedersi è consenso. Può una donna decidere di sottrarsi ad un rapporto sessuale che non vuole più?

Secondo la Raccomandazione n.8 del 2006 del Consiglio d’Europa, “la vittimizzazione secondaria significa vittimizzazione che non si verifica come diretta conseguenza dell’atto criminale, ma attraverso la risposta di istituzioni e individui alla vittima”. Questa tipologia di violenza, si realizza in modo particolare nelle aule dei tribunali che a volte diventano delle vere e proprie gabbie dalle quali scappare, specie quando la donna viene sottoposta a tecniche di interrogatorio che -a volte- tentano di minarne la credibilità.

L’industria cinematografia e la trasposizione della realtà

Negli ultimi anni, l’attenzione su questo tema si sta diffondendo sempre di più, grazie anche alle battaglie che associazioni e donne propongono sul tema. Netflix, a tal proposito, propone già da qualche anno titoli interessanti che approfondiscono i temi della vittimizzazione secondaria, del revenge porn e della violenza.

Unbelievable è una miniserie in dieci puntate che specifica cosa significa per una donna non essere creduta. La storia descritta narra un famoso caso di cronaca avvenuto in America, che ha visto vittima Maria Adler. Una serie di stupri seriali, una ragazza che non viene creduta e tante storie che si intrecciano tra loro, fin quando due detective donne si uniscono per provare a metter fine a questa ondata di abusi e capire chi si cela dietro questi stupri.

La storia di Marie Adler, prima di essere messa in onda su Netflix, è stata oggetto di un articolo vincitore del Premio Pulitzer intitolato “An Unbelievable Story of Rape” di T. Christian Miller e Ken Armstrong, che ha anche scritto un libro sul caso chiamato “A False Report”.  

Stesso discorso vale per il documentario “Johnny Depp Vs Amber Harder” promosso sempre da Netflix, che riporta dettagliatamente il processo che vede coinvolti i due attori. La vicenda, però, nasce nel lontano 2016 quando la Amber dichiara di essere stata vittima di violenze, incardinandosi e rappresentando per l’attore un vero problema, perde infatti tutte le parti nei film e comincia una vera e propria battaglia contro l’ex moglie.

Per salvare la carriera, Johnny Depp denuncia per diffamazione la Amber e chiede all’ex moglie un risarcimento di 50 milioni di dollari e prontamente la donna risponde con una contro querela per 100 milioni di dollari. Il processo si svolge nella lontana Virginia ed è aperto alla stampa e ai curiosi. In tutto ciò i social media, sempre durante il processo e promossi dai fans di entrambi, insinuano e accusano. Alla fine ciò che conta, è riflettere su quanto di intimo sia stato dato in pasto ai social e su come entrambi siano stati studiati attraverso analisi corporee oppure gesti del viso o abiti abbastanza castigati e succinti.

Nel processo di vittimizzazione, è giusto ricordarlo,  la donna può mettere in atto dei veri e propri meccanismi di difesa che possono aiutarla a salvaguardare la sua integrità morale.

Concetti che possono essere ritrovati anche nelle teorie di Freud, utili per l’adattamento e che fanno parte del comportamento umano.? Ci siamo chiesti perché una donna ha difficoltà a denunciare abusi o violenze? Perché preferisce non farlo e tenere tutto per sé, magari soffrendo?

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