Secondo la Cassazione il mantenimento dei figli deve avere un valore educativo
I figli maggiorenni per avere diritto all’assegno di mantenimento da parte dei genitori devono palesare di essere attivamente impegnati nella ricerca del lavoro o nello studio. A stabilirlo è una sentenza della Cassazione, relativamente, al caso di una figlia ormai maggiorenne, 26enne, che terminati gli studi e in assenza di lavoro, rifiuta di continuare l’attività di famiglia.
Pertanto, se un figlio maggiorenne è destinatario di un assegno di mantenimento da parte dei genitori, deve mostrare la sua volontà e voglia nella ricerca di un’attività lavorativa o in alternativa essere impegnato nello studio.
Con l’ordinanza n. 32406 dell’8 novembre 2021, la Corte di Cassazione in ossequio al principio di auto-responsabilità, risulta decisa nell’alleggerire l’obbligo previsto in capo a ciascun genitore di mantenere la prole fino a quando gli stessi non riescano a trovare un lavoro idoneo con i propri studi accademici o con la propria formazione scolastica e/o formativa. Pertanto, il figlio, maggiore di età, che non studia né lavora perde il diritto all’assegno di mantenimento dal genitore o dai genitori anche se non risulta economicamente indipendente.
Secondo gli Ermellini, l’assegno di mantenimento ai figli può essere giustificato a condizione che il destinatario risulti impegnato in un progetto educativo o inserito in un iter di formazione.
Se i figli maggiorenni, dunque, vogliono avere diritto al mantenimento da parte dei genitori devono dare prova del loro impegno nello studio o in un’attività lavorativa/professionale che gli consenta anche in minima parte un indipendenza economica.
Secondo la Cote di Cassazione, il mantenimento deve avere un valore educativo che non può essere dato per scontato ma deve essere uno strumento inserito in un progetto più ampio, sfruttato a livello formativo per inserirsi gradualmente nella società e nel mondo del lavoro.