“Non sono le motivazioni devianti che conducono al comportamento deviante, ma, al contrario, è il comportamento deviante che produce, nel corso del tempo, la motivazione deviante.” (H. S. Becker, 1963).
Nel periodo di tempo intercorso tra gennaio e marzo, si sono susseguite una serie di aggressioni fisiche e verbali tra ragazze: Napoli, Palermo e Mantova, la situazione è la medesima. Sempre più violente, sempre più cattive e sempre più diffuse anche tra giovanissime.
Nel mese di febbraio a Mantova, una ragazzina tredicenne è stata brutalmente aggredita da alcune coetanee, le urla della ragazza hanno attirato le attenzioni di una signora che, intervenuta, è riuscita a mettere in salvo la ragazza, aggredita con forbici, pugni e calci al volto.
A Napoli, una ragazzina è stata strattonata e picchiata per un ragazzo, aggressione culminata con una ciocca di capelli strappata, condivisa attraverso i social. Un vero e proprio flaming che si concretizza con umiliazione su piattaforma virtuale e non solo in pubblico.
Un appuntamento che anticipa l’aggressione fisica: sempre più ragazze e sempre più piccole e senza un perché o apparente motivo. Si può parlare di devianza minorile? Bullismo? Aggressività?
Bullismo in rosa: un fenomeno in forte crescita
Con il termine bullismo, si intende un comportamento diffamatorio aggressivo, intenzionale condotto da un individuo o un gruppo di individui utilizzando soprattutto minacce fisiche. Nell’ultimo periodo però, vi è stato un incremento importante di queste forme di aggressività , tendenti in modo particolare alla differenziazione di genere, quasi a dire “Eva contro Eva“.
La caratteristica del bullismo al femminile è ben definita e specifica. Si realizza all’interno di gruppetti di due o più ragazze comandate da una leader che prende di mira una o più compagne fomentata dal suo gruppo.
Solitamente la vittima prescelta, oltre ad essere derisa, bullizzata, umiliata e offesa verbalmente, viene presa di mira anche nelle chat scolastiche o attraverso video diffamatori fino alle aggressioni vere e proprie anche di fronte ad altre persone.
A volte, questi atteggiamenti reiterati e persistenti, possono celare forme di gelosia per un fidanzato piuttosto che per una buona media scolastica. Nei casi più specifici si arriva anche a forme di hate speech per enfatizzare e quindi spostare l’argomento al fine di creare aggressività.
Come fare per arginare questo fenomeno?
Il primo passo da fare è sensibilizzare il più possibile su queste forme di violenza che, ripetiamo, non devono essere giustificate né lasciate da sole qualora venisse alla luce una o più forme di disagio.
Non dobbiamo nemmeno dimenticare che oggi, dopo tre anni di pandemia, gli stili educativi sono completamente differenti e i ragazzi per troppo tempo si sono trovati a vivere nelle loro stanze, dietro uno schermo.
Un’altra analisi da fare riguarda questo comportamento ben definito come disfunzionale che ha dinamiche chiare. Non troviamo solo la bulla o il bullo e che esercita e il ragazzo che subisce l’atto violento, ma anche altri attori coinvolti: a volte proprio tra ragazzi si incita a queste forme di violenza senza intervenire ma fomentando la situazione e condividendo video attraverso i social.