Negli ultimi dodici anni, il 43% degli omicidi commessi in Italia ha avuto luogo tra le mura domestiche, di cui il 17,6% riguarda matricidi e parricidi. Questo dato, elaborato da Eures, evidenzia come la violenza familiare sia una problematica crescente nel nostro Paese, sottolineando la gravità di un fenomeno che continua a persistere, nonostante gli sforzi delle autorità.
Aumentano gli omicidi in famiglia: circa il 50% degli omicidi totali
In Italia, gli omicidi all’interno delle mura domestiche continuano a crescere, attestandosi come una delle principali cause di morte violenta nel nostro Paese. Secondo i dati Eures, tra gennaio 2012 e agosto 2024 ci sono stati 2.110 omicidi in ambito familiare, pari al 43% del totale degli omicidi in Italia. In particolare, il fenomeno ha raggiunto il suo picco nel 2020, durante il lockdown, con il 53% degli omicidi totali avvenuti in famiglia. Negli anni successivi, seppur leggermente calato, il dato è rimasto elevato, con il 46,2% nel 2022 e il 45,7% nel 2023.
A livello geografico, il Nord Italia risulta l’area più colpita, rappresentando il 45,9% delle vittime di omicidi familiari. Le vittime, nella maggior parte dei casi, vengono uccise con armi da taglio, impiegate in oltre un terzo dei crimini. Viceversa, le armi da fuoco e quelle improprie sono coinvolte rispettivamente nel 27% e nel 9,9% dei casi. I delitti tra partner rappresentano quasi la metà dei crimini familiari. Ma significativo, è anche l’aumento dei matricidi e parricidi, che costituiscono il 17,6% dei casi.
Matricidi e parricidi: i casi più emblematici
Tra gli omicidi familiari, matricidi e parricidi sono crimini particolarmente scioccanti che lasciano un segno profondo nell’opinione pubblica e non solo. Il caso più recente è quello di Paderno Dugnano, dove un ragazzo di 17 anni ha confessato di aver ucciso il padre, la madre e il fratellino dodicenne nella loro abitazione. Questo efferato delitto ha richiamato alla mente altri tragici episodi, come quello di Benno Neumair a Bolzano, che nel 2021 strangolò i genitori e ne gettò i corpi nel fiume Adige.
Un altro celebre caso di pluriomicidio in contesto famigliare è quello di Ferdinando Carretta, che nel 1989 uccise l’intera famiglia a Parma. Soltanto nove anni dopo, grazie a una confessione durante un arresto a Londra, gli investigatori hanno scoperto la verità su quella che sembrava una misteriosa scomparsa. Altri casi noti riguardano quello di Pietro Maso, che uccise i genitori per incassare l’eredità, o quello di Erika De Nardo, che insieme al fidanzato Omar uccise la madre e il fratellino. Questi episodi mostrano come la motivazione economica o i dissapori familiari possano degenerare in tragedie di proporzioni drammatiche.
Crescono gli omicidi multipli in ambito familiare
Un fenomeno in crescita è quello degli omicidi multipli in famiglia, che rappresentano il 15,2% dei casi di delitti familiari tra il 2012 e il 2024. Questi episodi spesso si concludono con il suicidio dell’assassino, con 579 casi di “suicidi allargati” registrati nello stesso periodo. Questo drammatico fenomeno sottolinea la disperazione e la crisi psicologica che spesso caratterizza gli autori degli stessi delitti.
L’evidente diffusione degli omicidi familiari in Italia richiede non solo un’analisi approfondita, ma anche un rafforzamento delle misure preventive da parte delle istituzioni. La violenza domestica, in tutte le sue forme, rappresenta una minaccia costante per la sicurezza delle famiglie: servono interventi urgenti per arginare questa escalation di violenza tra le mura domestiche.