Cresce il numero di dipendenti vittime di mobbing che si rivolgono ad un investigatore privato perché hanno subito penalizzazioni e umiliazioni da parte dei datori di lavoro o dei colleghi
Se da un lato le aziende si rivolgono alle agenzie investigative per verificare comportamenti illeciti da parte dei propri dipendenti, quest’ultimi si affidano ai detective privati perché hanno subito comportamenti umilianti e penalizzanti da parte del datore di lavoro o dei colleghi. Il mobbing è un fenomeno piuttosto diffuso e in crescita e consiste in comportamenti vessatori e lesivi nei confronti di un soggetto. Questo tipo di comportamento può essere intrapreso sia dal datore di lavoro (mobbing verticale o bossing), quanto dai colleghi (mobbing orizzontale) con diversi obiettivi, come indurre la vittima a licenziarsi o a farsi da parte per un avanzamento di carriera.
Il mobbing è un reato difficile da individuare e dimostrare. I principali elementi che lo contraddistinguono sono il demansionamento o i continui rimproveri e richiami, perlopiù immotivati, da parte dei superiori. Tuttavia, per essere definito tale, questi comportamenti devono essere reiterati nel tempo e comportare una condizione inaccettabile di disagio per la vittima all’interno del luogo di lavoro. Questo disagio si manifesta in danni alla salute psico fisica della persona, talvolta anche piuttosto gravi.
Per tali atteggiamenti il soggetto mobbizzato può condurre in tribunale il suo o i suoi persecutori, con l’obbligo di presentare al giudice le prove del reato. Oltre ai danni derivanti dal mobbing, la vittima deve dimostrare il nesso di causalità tra le violenze subite e gli stessi. In questo caso l’investigatore privato può dimostrarsi un valido alleato, in grado di fornire al giudice una relazione contenente la documentazione necessaria (testimonianze, certificati medici e perizie) che attestano lo stato di salute precario del proprio assistito.
Con le prove in tasca la vittima ha la possibilità di richiedere un risarcimento danni e/o le dimissioni dal lavoro per giusta causa. Che si tratti di mobbing verticale o perpetrato dai colleghi, in ogni caso l’azienda è sempre responsabile del reato, poiché spetta al datore di lavoro garantire il benessere psico fisco dei dipendenti nell’ambiente lavorativo. Il risarcimento dei danni spetta invece all’Inail come stabilito da due recenti sentenze della Cassazione (n. 8948/20 del 14.05.2020 e n. 6346/19 del 5.03.2019).