17 fotogrammi potrebbero aiutare a capire un pezzo del mistero del Mostro di Firenze. Sono quelli che erano rimasti impressi nel rullino fotografico usato dalle ultime due vittime, quelle del 1985, quelle di Scopeti, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Ora potrebbero portare a nuove scoperte.
Quando avvenne il delitto di Scopeti?
L’assassino arrivò nella notte. Tentò di squarciare la tenda per vedere a chi sparare ma agì male. Allora sparò alla cieca, da fuori, colpendo a morte la Mauriot. Kraveichvili scappò terrorizzato, l’uomo gli sparò ferendolo, lo raggiunse e lo finì a coltellate. Lo buttò alla bell’e meglio tra i cespugli, tornò alla tenda e sulla povera Nadine praticò l’escissione del seno sinistro.
E già qui parte il primo dubbio: uccisi quando? Per la perizia medico-legale del compianto professor Maurri, nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 settembre 1985. Ma è un dato intorno al quale si discusse molto, all’epoca, all’Istituto di Medicina Legale di Firenze. Perché sul corpo di lei c’erano delle larve di mosca molto sviluppate, troppo per un cadavere che era tale da mezza giornata, quando fu scoperto.
Il primo ad accorgersene fu l’allora capo della Squadra Anti Mostro, il commissario Federico. E le foto della Polizia Scientifica confermavano la lunghezza delle larve. Ma c’era il caldo di settembre a complicare tutto, ad accelerare decomposizione dei corpi e crescita delle larve: alla fine i medici decisero che i delitti erano avvenuti nella notte appena finita. L’entomologia forense non era ancora entrata in scena.
Il parere dell’ entomologia forense
In realtà noi abbiamo prove della presenza in Italia di Nadine e Jean Michel fino alla giornata di venerdì 7 settembre: poi niente. Non uno scontrino, niente che sia stato ritrovato tra i loro effetti personali. Il 5 erano a Forte dei Marmi, il 6 a Tirrenia e a Pisa, il 7 a San Casciano. Il che vuol dire che i francesi potrebbero essere morti anche nella notte tra venerdì e sabato, visto che importanti entomologi, quando negli anni scorsi hanno avuto modo di vedere le foto di quelle larve, hanno dichiarato che a quel punto la morte doveva essere – almeno – avvenuta nella notte tra sabato e domenica, se non in quella precedente, quella appunto di venerdì. L’intuizione di Federico trovava così una conferma scientifica.
Se il delitto fosse avvenuto nella notte di venerdì si spiegherebbe anche ciò che è infatti incomprensibile: e cioè come mai Nadine e Jean Michel, tra venerdì e domenica, non andarono né a visitare la vicina Firenze, né la Fiera della Calzatura di Bologna (prevista dal 6 all’8 settembre), che era obiettivo dichiarato del viaggio di Nadine, proprietaria appunto di un negozio di scarpe a Montbeliard. Non ha senso che siano rimasti tre giorni attendati in quella piazzola di Scopeti, senza fare nulla di quello per cui erano venuti in Italia, anzi a fare non si sa cosa.
E qui arriviamo ai 17 fotogrammi
17 fotografie scattate da Nadine e Jean Michel durante quella loro tragica vacanza in tenda in Italia. Il magistrato che si è occupato a lungo dell’inchiesta, Canessa, anni fa disse che le avevano fatte sviluppare e non c’era nulla di importante. Ma alle famiglie non sono mai stati restituiti e potrebbero, invece, aiutare a capire gli spostamenti che le vittime fecero nei giorni prima di morire. Potrebbero dirci se le vittime erano vive venerdì o sabato o domenica: col risultato, forse, di arretrare di 24 o 48 ore l’ora del delitto, che non è uno scherzo, visto che il “compagno di merende” Giancarlo Lotti, che si autoaccusò e accusò Pacciani e Vanni di aver commesso parte degli omicidi, disse che la notte giusta era quella tra domenica e lunedì. Questa versione fu quella che rimase agli atti del Mostro di Firenze.
Considerate le numerose assurdità che Lotti ha raccontato, se quei fotogrammi parlassero, potrebbe arrivare una pietra tombale sulla sua credibilità. Anche un’agenda contenente gli appunti scritti a penna in quei giorni dalla Mauriot (e vari foglietti nel suo portafoglio di pelle, nero) e l’agenda grigia di Jean Michel potrebbero tornare utili.
Le famiglie Mauriot e Kraveichvili, ora, hanno ufficialmente richiesto indietro quei fotogrammi e quelle carte, tramite i loro avvocati italiani Antonio Mazzeo, Gaetano Pacchi e Vieri Adriani. I fotogrammi, le carte e anche la Nikon che li impresse, che stavano in un borsello arancione. Ora, dalla polvere dell’Ufficio Corpi di Reato del tribunale di Firenze, potrebbero arrivare risposte interessanti.
Foto di baikang yuan su Unsplash