L'APIS (Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza), ha deciso di dire la sua con una lettera aperta indirizzata al Ministro degli Interni, una lunga lettera dove risponde punto su punto alle polemiche che attraversano il settore da tempo e che vedono contrapporsi due schieramenti: da un lato le società di Servizi di Vigilanza Privata (che mettono in campo le GpG – Guardie Particolari Giurate) e dall'altra quelle di Security (con i loro addetti non armati).
Due servizi diversi, regolamentati in modo diverso, ma che sembrano sempre di più pestarsi i piedi, seppure entrambi chiedano a gran voce al legislatore una parola conclusiva, attraverso una normativa moderna e attuale che sia in grado di rispondere insieme alle nuove esigenze di sicurezza ed alla crisi che il settore attraversa.
Nella lettera l'APIS difende in modo chiaro il diritto delle aziende a preferire i servizi di sicurezza non armati, definendoli nella maggior parte dei casi sufficienti alle necessità dei clienti e, anzi, pone dei dubbi sulla necessità delle GpG di disporre dell'arma anche fuori servizio.
Inoltre legittima l'esistenza stessa del servizio offerto dai loro associati in modo definitivo, con il tono di chi è stanco di difendersi da attacchi “sterili” e quasi con la stanchezza di chi si trova ad affrontare, oltre alla crisi del mercato ed ai problemi di mancata legiferazione, anche il fuoco amico.
Certamente il tema delle armi è spinoso, complicato da sviscerare, e la cronaca degli ultimi tempi ci insegna che la legge tollera sempre meno l'utilizzo delle armi anche solo per difesa personale. Legge che appare spesso agli occhi dei cittadini schierata dalla parte sbagliata nella lotta alla criminalità.
Certo su questo punto l'APIS è chiarissima: il controllo del territorio deve essere di esclusiva pertinenza delle forze dell'ordine, pertanto rifuggono l'idea di creare nuove forme di interazione tra pubblico e privato portando a testimonianza la direzione opposta che ha preso lo Stato nella scelta ad esempio di assorbire le Guardie Forestali nel Corpo dei Carabinieri.
E' precisa anche la richiesta di chiarezza che la normativa dovrebbe portare nello smascherare attività a scopo di lucro travestite da Onlus e nella formazione rivolta agli operatori della Security, spesso tanto inadeguata quanto costosa.
Diversi sono i suggerimenti tecnici che la lettera propone, come la possibilità di convogliare le agenzia di Security alla norma della “Agenzia d'Affari” (ex art. 115 TULPS), sotto la competenza della Questura, o la richiesta di un codice ATECO adeguato, forti dei loro quasi 100 mila addetti nel territorio queste nuove realtà chiedono un riconoscimento che permetta loro di lavorare con gli strumenti giusti ma sopratutto inappellabili (“… la giustizia amministrativa sovverte e sposta – frequentemente – quei confini per cui ogni certezza di oggi rischia di essere pericolosamente superata domani. Si veda – per esempio – la norma relativa agli “obiettivi sensibili” (D.M. 269/’10) in qualche modo ridisegnata dalle successive sentenze del T.A.R.”)
La lettera si chiude con la richiesta di un tavolo di confronto con la Commissione Consultiva riguardo la proposta inerente i servizi fiduciari e le dovute verifiche rispetto alle criticità riportate.
Ancora una volta si aspetta l'intervento del legislatore, unico a poter dare forma a questo nuovo settore che ora sembra liquido ma tutti auspichiamo diventi solido, sia economicamente che giuridicamente.
Scarica la lettera inviata da APIS al Ministero dell'Interno
di Laura Torresan
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