Dopo 27 anni, l’omicidio di Nada Cella sembra aver trovato finalmente un colpevole. Secondo la Procura, l’assassino è Annalucia Cecere, rea di aver ucciso la giovane segrataria per rancore e gelosia nei suoi confronti.
Omicidio Nada Cella: un caso irrisolto
Il 6 maggio 1996 è morta a Chiavari, in provincia di Genova, Nada Cella, all’età di 24 anni. Venne uccisa, si presume, da Annalucia Cecere, allora ventottenne, per motivi di rancore e gelosia nei confronti della vittima, non solo lavorativa, ma anche sentimentale.
All’epoca dei fatti, Nada Cella lavorava da cinque anni come segretaria presso lo studio del commercialista Marco Soracco, il quale ripetutamente le aveva fatto delle avances. Lo stesso Soracco, però, era l’oggetto del desiderio della Cecere, che svolgeva la funzione di addetta alle pulizie dell’ufficio.
L’omicidio avvenne intorno alle 9 di mattina, all’interno dello studio. Nada, che aveva aperto l’ufficio alle 8.35, fu ritrovata morta dal suo titolare che era arrivato alle 9.10. Dalle analisi si scoprì che la giovane venne ripetutamente malmenata dal suo assassino e in seguito colpita per più di dieci volte alla testa con un oggetto contundente (mai ritrovato), che le sfondò il cranio.
La ragazza, ancora agonizzante, fu portata immediatamente all’ospedale di Lavagna e poi trasferita all’ospedale San Martino di Genova, dove morì nel giro di poco tempo.
Qualcosa non torna
Marco Soracco dichiarò di non aver visto nessuno nello studio al momento del rinvenimento del corpo. Sostenne, inoltre, di aver pensato che Nada, nonostante si trovasse in una pozzanghera di sangue, avesse avuto un ictus.
Il commercialista era sceso dalla sua abitazione al terzo piano, perché aveva sentito il telefono squillare, senza che nessuno rispondesse. Allora, trovata Nada a terra, tornò nel suo appartamento, avvertì la madre, Marisa Bacchioni, e chiamò i soccorsi.
Questa dichiarazione sollevò numerosi dubbi tra i PM, che avviarono un’indagine sullo stesso Soracco, che, a detta di un collega, sembrava avesse dei dissapori con la Nada in ambito lavorativo. Inoltre, secondo un’inquilina del palazzo, il commercialista sarebbe sceso in ufficio alle 8.50 e non alle 9.10 come egli stesso aveva riferito. In seguito, però, sia la donna che il collega, ritrattarono le loro testimonianze.
Inoltre, quella mattina nessuno aveva sentito urla o rumori sospetti. Sulla scena del crimine non furono trovati indizi utili alle indagini. Le rilevazioni scientifiche furono influenzate dalle tracce lasciate dai soccorritori e dalla madre di Soracco, che aveva provveduto a pulire il pavimento e le scale dal sangue e, per questo motivo, fu coinvolta anch’essa nelle indagini.
Al termine del 1998, il caso venne archiviato e Soracco e sua madre scagionati.
La verità è sempre più vicina
Il caso fu riaperto nel 2019 e l’attenzione si è spostò verso Annalucia Cecere.
Grazie all’intervento della criminologa Antonella Pesce Delfino, emersero alcune intercettazioni in cui la Cecere parlava con Soracco, affermando di “non riuscire a togliersi dalla mente quelle scene” e di altri dettagli che erano stati sottovalutati dalle indagini iniziali e che, ad oggi, ne hanno cambiato il corso.
La stessa Cecere, in seguito, avrebbe minacciato telefonicamente la criminologa (che sta ancora lavorando al caso) per essersi presentata a casa sua per farle delle domande.
Inoltre, la mattina del delitto, un testimone anonimo avrebbe visto la donna allontanarsi dall’edificio in motorino. Nel 2021, furono avviate nuove indagini, grazie a nuove strumentazioni che permisero di individuare su una sedia dell’ufficio e sugli indumenti della vittima tracce di due profili di DNA maschile e femminile. Infine, una vicina di casa della Cecere, ai tempi sua confidente, avrebbe sostenuto che la donna nutriva una forte rivalità con la Cella.
Tutti gli indizi portano, quindi, verso l’ex addetta alle pulizie dello studio, accusata di omicidio volontario, e gelosa della segretaria di cui voleva prendere il posto sia a lavoro che in amore. Soracco e sua madre sono accusati, invece, di aver depistato le indagini con false dichiarazioni all’autorità giudiziaria e favoreggiamento.
Ora, vedremo come andranno a finire le indagini, però finalmente, dopo più di 25 anni di silenzio questa storia potrebbe arrivare alla verità.