Fra i fenomeni criminali che hanno trovato nella rete nuovi ambiti d’espressione e rinnovati strumenti di realizzazione, vi è, senza dubbio, l'abuso sessuale sui minori. L’avvento dei nuovi media ha, infatti, concorso all’emergere di una dimensione virtuale della pedofilia, basata sullo scambio di materiale pedo-pornografico, sulla creazione di comunità virtuali a sfondo pedofilo e sui tentativi di adescamento online di minore.
Si tratta di realtà criminali diffuse da moltissimo tempo che grazie alle tecnologie dell'informazione hanno assunto caratteristiche nuove, per alcuni aspetti difformi dai tradizionali profili dell’abuso sessuale.
La sessualità attuata dagli adulti sui minori è un fenomeno di antica data. Presente nel mondo greco-romano, nel Medioevo fino al secolo scorso, di volta in volta tollerata o vietata ma, di fatto praticata.
Concentrandoci sulla praticità di questa tematica, è di particolare interesse la produzione e la diffusione di materiale pedo-pornografico che da fenomeno di “nicchia”, relegato ai retrobottega di negozi compiacenti o ai ristretti circoli delle comunità pedofile, si è oggi trasformato in una realtà che conosce sviluppi senza precedenti.
Per quanto concerne l'evoluzione del “mercato” della pornografia minorile, l'analisi deve concentrarsi nella sfera dei social-media. Lo scorso gennaio, Twitter lanciò una nuova app video, Vine.com.
Dopo qualche giorno, fece scalpore la notizia che più che uno strumento di condivisione di video musicali e di intrattenimento, si era trasformata in un hub di condivisione di materiale pornografico. In problemi della stessa natura si sono imbattuti negli anni anche Facebook, Youtube e chiunque svolga attività online. Il volume d’affari del mondo pedo-pornografico va oltre l’immaginario comune e si potrebbe paragonare a quello di categorie come la pubblicità industriale amplificata ancor di più dalla dinamicità del web e dall’ossessione spasmodica di condivisione che lo stesso produce.
Questi dati che si proiettano sempre più all’ ascesa che alla cessazione dovrebbero essere utili per far emergere l’importanza della tutela dei diritti del fanciullo.
Nei Paesi di nazionalità europea molto è stato fatto, ma molto resta da fare, se si pensa che solo l’1% delle vittime della pedofilia online viene identificato e salvato.
L’identificazione delle vittime continua infatti ad essere uno degli aspetti più critici. Ricordiamo che le immagini pedo-pornografiche sono la registrazione visiva della violenza sessuale su un bambino e costituiscono la prova di un crimine; i minori che appaiono in queste immagini sono vittime di abusi e sono sottoposti ad azioni degradanti ed umilianti di natura penale.
In Italia per limitare le azioni pornografiche, figure come quelle del criminologo e dell’investigatore privato “entrano in gioco” per definire i reati attinenti alla pedofilia.
Il criminologo per interpretare un’attenta analisi del comportamento pedo-pornografico somministra questionari e fissa colloqui per capire e classificare la personalità del reo e la dinamica del reato.
Il fine è quello di guardare la pedofilia anche "dal punto di vista del pedofilo", con l’intento di interpretare, spiegare e quindi comprendere le motivazioni, il significato, le dinamiche, i bisogni, i desideri, le azioni e le scelte antisociali dell’autore del crimine.
Il comportamento di un soggetto non rappresenta solo la personalità dello stesso, ma cela spiegazioni, funzioni espressive e comunicative che il più delle volte sono la chiave dell’azione pedofila. Anche in questo campo il criminologo e l’investigatore privato hanno un denominatore comune che è quello “dell’indagine”.
Il criminologo acquisisce informazioni rilevanti in senso teorico, criminologico e psicologico, il detective agisce con metodologia pratica per limitare la partecipazione di altri e per bloccare attività pornografiche in corso.
Solo dopo aver svolto un lavoro di ricerca il quale offre la possibilità di evidenziare alcune ricorrenze comportamentali dei pedofili si costruisce una strategia investigativa di intervento e prevenzione.
Non minimizziamo e non giustifichiamo nessun tipo di questo atteggiamento deviante perché una singola fotografia è lo specchio di una piaga di sfruttamento che colpisce più di 3 milioni di minori. Rappresenta il degrado in tutte le forme di espressione e culture, ma ancor di più è l’illustrazione pratica di quanto l’uomo impersonifichi l’essere egoista e perverso ogni qual volta che si giustifica o si razionalizza una perversione sessuale, caratterizzata da attrazione erotica verso i bambini, indipendentemente da quale sia il loro sesso.
di Jessica Occhipinti – www.jessicaocchipinti.it
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