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Perché si diventa criminali? Teorie e analisi sociologiche a confronto

Come e perché queste forme devianti si manifestano? Come muta la devianza in criminalità? Perché esistono individui che pongono in essere comportamenti devianti e altri no?

“Non bisogna dire che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma è criminale perché urta la coscienza comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è un reato perché lo biasimiamo”. (Durkheim, 1983)

Secondo il sociologo francese Emile Durkheim è il contesto sociale che stabilisce se un atto sia o meno deviante. La devianza costituisce una violazione delle norme che regolano la vita collettiva, che possiamo distinguere in norme culturali o norme sociali e che sono condivise dal contesto comune di riferimento. Un comportamento criminale si verifica quando sussiste una violazione delle norme giuridiche, previste dal sistema penale.

È difficile elaborare una definizione univoca di devianza, in realtà è possibile circoscrivere il concetto secondo l’idea di due autori sociologici: Paternoster e Goode.

Per Paternoster è deviante ogni comportamento considerato inaccettabile dalla maggioranza delle persone che provoca una risposta collettiva di carattere negativo. Goode invece, sostiene deviante un atto, credenza o tratto che viola le norme convenzionali della società e che determina una reazione negativa da parte della maggioranza delle persone.

Analizzando queste due teorie capiamo subito che il concetto di devianza elaborato da Goode è molto più ampio: possiamo definire deviante anche una persona che ha la sfortuna di avere un tratto somatico che non corrisponde a canoni estetici del contesto in cui si trova. Una delle caratteristiche più importanti della devianza è la relatività. Non esiste, quindi, una cosa deviante in assoluto, ma lo diventa nel momento in cui il contesto di riferimento la disapprova. Lo stesso atto infatti, può essere deviante in un contesto e non esserlo in un altro. Il contesto quindi analizza un comportamento in base alle proprie norme di riferimento e se lo ritiene non conforme e non desiderabile, lo stigmatizza e lo disapprova, rendendolo così deviante.

La devianza ha sicuramente una funzione negativa in quanto può disgregare i valori sociali condivisi dalla maggioranza e può tuttavia assumere i connotati positivi. Sì, perché può essere considerata come un fattore che mette in luce un cambiamento in atto nella società. Attraverso i comportamenti devianti, infatti, si possono sovvertire dei valori e possono entrare nel contesto nuovi valori sociali che, condivisi dai consociati, danno vita al cambiamento.

Gli studi di sociologia della devianza hanno provato a rispondere a questo interrogativo, in realtà molto complesso. Esistono diversi approcci sulla genesi della devianza:

Approccio antropologico: Cesare Lombroso (caposcuola dell’antropologia criminale), riteneva che le cause della devianza sono innate, dovute ad un mancato sviluppo del soggetto; questo approccio riteneva di poter scongiurare  la paura del deviante attraverso il riconoscimento del criminale in colui che avesse particolari caratteristiche fisiche;   

Approccio psicologico: rileva le cause della devianza all’interno della mente del soggetto. Un soggetto con determinate patologie è potenzialmente un soggetto deviante o criminale;

Approccio sociologico: secondo cui le cause e i fattori che generano la devianza e la criminalità sono da rilevarsi nel contesto sociale. Quindi a determinare la devianza o la criminalità sono alcune situazioni sociali che si possono verificare in determinati periodi, come le crisi economiche o forte industrializzazione.

Possiamo quindi concludere sostenendo che è il contesto sociale che stabilisce che un atto è deviante: La devianza costituisce una violazione delle norme che regolano la vita collettiva, norme che possono essere culturali o sociali e che sono condivise dalla maggioranza del contesto sociale di riferimento. La devianza è talvolta il risultato di processi di emarginazione che hanno ridotto in condizioni marginali soggetti disagiati; Un comportamento criminale invece si verifica quando c’è una violazione delle norme giuridiche previste dal sistema penale.

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