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Prescrizione del reato e improcedibilità dell’azione legale: cosa c’è da sapere

Superati i termini stabiliti per legge, un reato non è più soggetto alla prescrizione ma i giudici devono arrivare ad una sentenza per non cadere nell’improcedibilità giudiziaria.

La prescrizione è un istituto che, disciplinato dall’art.157 del Codice penale, ha come conseguenza l’estinzione del reato.  L’articolo dispone che “La prescrizione estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria”.

L’istituto persegue il principio di economia nei sistemi giudiziari e mira al rispetto dell’art.6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, relativo alla ragionevole durata del processo. Lo Stato perde quindi interesse a perseguire un reato oltre un certo limite ritenuto equo e razionale.

Prescrizione: dubbi e perplessità

Secondo molti la prescrizione rappresenta una via di fuga per gli imputati colpevoli che, a causa delle lungaggini processuali, non verranno mai puniti per sopravvenuta prescrizione. Altri, invece, ne sottolineano la funzione di tutela per l’imputato, impedendo che un processo si prolunghi indefinitamente a causa dell’inefficienza del sistema giudiziario.

Improcedibilità dell’azione legale

La riforma Cartabia ha introdotto l’istituto dell’improcedibilità, disciplinato dall’art. 344 bis del codice di procedura penale.

L’improcedibilità rappresenta un cambiamento radicale: non estingue il reato come la prescrizione, ma limita il tempo entro cui i giudici devono completare i processi d’appello. Dopo una prima sentenza, i procedimenti hanno un termine massimo (due anni per l’appello e uno per la Cassazione), trascorso il quale il processo si chiude senza una decisione nel merito. Questo sistema punta a combattere la lentezza giudiziaria, una problematica cronica che ha minato la fiducia nella giustizia italiana.

Con questa modifica si interrompe l’azione penale che, non raggiungendo un risultato entro un termine massimo di durata previsto, dà luogo a una causa di improcedibilità. Quest’ultima interviene nei giudizi di impugnazione, mentre la prescrizione continua a trovare applicazione nei solo giudizi di primo grado.

Le critiche alla riforma

Le reazioni all’introduzione di questo istituto sono state numerose e spesso critiche. Alcune di queste riguardano l’incertezza derivante dalle proroghe, stabilite arbitrariamente dai magistrati. Inoltre, c’è chi considera l’improcedibilità uno strumento che potrebbe indebolire l’efficacia del sistema giudiziario, limitando la possibilità di giungere a una decisione nel merito in caso di processi particolarmente intricati o lunghi. Tuttavia, i sostenitori della riforma sottolineano che essa garantisce il diritto costituzionale a un giusto processo e a tempi ragionevoli, ponendo un freno agli abusi derivanti dall’eccessiva durata dei giudizi.

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