Cosa succede oggi con i diritti civili? Siamo davvero pronti per una società libera dalle discriminazioni e rispettosa riguardo ad orientamenti sessuali differenti? E’ normale indossare i colori arcobaleno e poi girarci quando sentiamo parlare di omofobia e discriminazione sessuale e di genere?
Giugno, il mese del pride: storia e numeri
Da qualche anno, anche in Italia, si celebra la cultura Rainbow per sensibilizzare sempre più la società civile sulle nuove forme di identità e sul rispetto della vita di ogni persona, di qualunque sesso sia. Tante piazze da nord a sud dello stivale stanno ospitando festival colorati fatti di sfilate e balli al fine di chiedere il rispetto dei diritti, in modo particolare sulla scelta di chi e come amare.
Per cercare di contrastare nel corso degli anni i numerosi e violenti attacchi verbali, molesti e fisici ai danni delle lesbiche, gay e trans, anche in Italia si è rafforzato l’associazionismo con la necessità/urgenza di utilizzare un linguaggio corretto e rispettoso, inclusivo e non discriminatorio.
Il Pride è ribellione positiva, impegno civile, celebrazione e memoria di tutte quelle persone che, per i propri diritti, sono morte. È forse necessaria una maggiore apertura su questi temi e anche una cultura gender adeguata ai tempi che stiamo vivendo.
C’è un motivo valido se proprio nel mese di giugno si celebrano queste manifestazioni di sensibilizzazione dedicate all’orgoglio gay e alla parità dei diritti.
Nella notte fra il 27 e il 28 giugno1969, l’irruzione delle forze di polizia all’interno dello Stonewall Inn, pub di riferimento della comunità LGBTI a New York, alimentò una vera e propria discesa in piazza per testimoniare il dissenso su quanto accaduto.
Nel 2016, sempre a fine giugno, lo Stonewall Inn è stato riconosciuto come monumento nazionale su decisione del presidente Barack Obama.
Le discriminazioni e il linguaggio di genere
Un linguaggio più inclusivo e rispettoso sicuramente potrebbe rappresentare un primo passo in avanti. A volte, in maniera inconsapevole, utilizziamo termini e appellativi goliardici che possono nascondere un significato differente e che potrebbero non solo ferire chi li riceve ma aiutare i ragazzi a comprendere che determinate frasi o appellativi “possono” essere riconosciuti nel linguaggio di genere e stravolti.
Una vera e propria violenza verbale unita alle molestie a volte anche fisiche, che vedono sempre più vittime queste persone. Ricordiamo, a tal proposito, che esiste una forma diffusa di bullismo omofobico, che vede tra le persone coinvolte, proprio gay, lesbiche e trans.
Negli ultimi anni, è stato sicuramente importante lo studio sul linguaggio inclusivo, compiuto al fine di decostruire determinati stereotipi. La sociolinguista Vera Gheno, ad esempio, ha lavorato molto su questa tematica, approfondendo e scardinando anche in Italia, il concetto di “Schwa”.
LGBTQI+ Lesbiche, gay, bisessuali e transgender ma anche queer e asessuali, sono solo alcune delle nuove identità linguistiche e gender presenti oggi nella nostra realtà civile. Un altro termine da considerare è il concetto di “non binary” cioè un genere non binario, non prestabilito. Una persona che non si sente né uomo né donna, non riconoscendosi in nessun genere. A rigor di chiarezza, è giusto anche distinguere il concetto di coming out, ovvero la scoperta di una sessualità diversa da parte della eprsona, un orientamento sessuale o identità di genere che non identifica l’outing, che si realizza quando la persona decide di definire e dichiarare il proprio orientamento sessuale.
Queste sono solo alcune delle parole che ad oggi, sono entrate ormai nel linguaggio inclusivo sebbene a volte non vengano comprese o confuse tra loro. Non è chiaro se siamo pronti ad una svolta di genere, ad una apertura civile. L’obiettivo condiviso però, è proprio quello di abbattere le barriere discriminatorie e diffamatorie. Forse l’amore non ha colore, ma il rispetto dovrebbe sempre venire prima di qualsiasi decisione personale, privata o sessuale.