Dall’evoluzione delle preferenze di abuso, alle differenze generazionali: ecco l’impatto dei servizi pubblici per le dipendenze e la sfida crescente nell’affrontare i cambiamenti nel panorama delle tossicodipendenze in Italia.
Tossicodipendenza: evoluzione delle preferenze e differenze generazionali
Il Rapporto Tossicodipendenze 2022 del Ministero della Salute ha svelato una realtà allarmante.
Oltre 129 mila individui in Italia sono affetti da dipendenza da sostanze stupefacenti, con un predominio dell’86% di individui di genere maschile, evidenziando un rapporto di 1 tossicodipendente donna ogni 6 maschi.
La preferenza nella scelta delle droghe sta subendo una forte trasformazione, come indicano dati recenti pubblicati sul sito ministeriale. Quello che un tempo era la sostanza più utilizzata, ossia l’eroina, sta perdendo sempre più attrattiva tra i consumatori.
Secondo l’analisi del Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze (SIND), la cocaina ha sorpassato l’eroina, utilizzata dal 38,5% degli individui in trattamento presso le strutture sanitarie. Si contano ben 6.718 persone affette da dipendenza per cocaina, contro i 5.652 per eroina e i 4.336 per cannabinoidi. La preferenza rispetto alle sostanze varia notevolmente anche in base all’età, con la cannabis che risulta più utilizzata tra i giovanissimi e gli oppiacei tra gli over 55.
Tossicodipendenze e impatto sanitario
Il 2022 ha visto complessivamente 16.779 ricoveri correlati all’abuso di droghe, con una durata totale in ospedale che si avvicina alle 200 mila giornate. Gli accessi al pronto soccorso sono stati 8.152, con il 12,4% degli utenti che richiedevano di essere ricoverati per “psicosi indotta da droghe” in tre casi su quattro.
La maggior parte dei pazienti in trattamento è di nazionalità italiana. Si tratta principalmente di persone di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Complessivamente, nel 2022, sono stati assistiti 129.259 individui, di cui 17.497 nuovi e 111.762 già in trattamento.
In Italia, i Servizi Pubblici per le Dipendenze (Ser.D) sono attivi con 573 strutture, supportati da 6.397 professionisti, tra cui infermieri (31,5%), medici (20,7%), psicologi (14,7%), assistenti sociali (13,5%), educatori professionali (10,3%) e operatori tecnici dell’assistenza e operatori sociosanitari (2,1%).
In conclusione, dal report sono emersi significativi cambiamenti nelle abitudini di consumo di stupefacenti nel corso del tempo, sottolineando la necessità di adattare le strategie di intervento e prevenzione. L’impatto sulla sanità pubblica, evidenziato dai numeri dei ricoveri e degli accessi al pronto soccorso, evidenzia inoltre l’urgenza di maggiori risorse e supporto per affrontare in modo efficace questa sfida crescente.