Revenge porn: cosa si rischia? Posso chiedere l’intervento del Garante per la Protezione dei Dati Personali?
Apriamo il nostro articolo chiarendo cosa s’intende per revenge porn. Tale espressione, letteralmente, significa, vendetta porno e si concretizza nella condivisione e diffusione illecita di immagini e video a sfondo sessuale. In tali casi, vengono diffuse senza consenso immagini e/o video intimi. Di solito, le vittime sono ex fidanzate che subiscono da precedenti partner vendette e/o tentativi di denigrazione personale.
A tal proposito, il Garante per la protezione dei dati personali tramite il suo sito ufficiale mette a disposizione un apposito canale di emergenza per segnalare e bloccare foto e video diffusi in rete o per mezzo di social network senza consenso dell’interessata/o.
Il miglior modo per tutelarsi da una possibile azione di revenge porn, parte anche da un “comportamento di tutela” in prima persona. Se disponiamo sul nostro cellulare, tablet o computer foto e video intimi è fondamentale utilizzare strumenti di sicurezza adeguati, come password o sistemi di crittografia per evitare che altre persone possono senza intralcio impadronirsi dei nostri file.
Sarà fondamentale non inviare e non divulgare a parenti, amici, fidanzato o terzi immagini e video a contenuti sessuali. Oltre ciò, se siamo a conoscenza che altre persone possiedano sul proprio pc o smarthphone foto o filmati intimi è nostro diritto chiedere che vengano cancellati.
Secondo quanto stabilito dal 1 comma dell’articolo 612 del codice penale (Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti) chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, rischia, salvo che il fatto costituisca più grave reato di essere punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.