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Saper leggere le menzogne

Le espressioni del volto, un nostro movimento o una posa ricorrente possono rivelare grandi verità nascoste

Aristotele fu il primo a definire l’uomo come “animale sociale”. Socialità che non può non essere manifestata nel suo costante e insaziabile bisogno di comunicare con gli altri. L'uomo e la comunicazione risultano essere un binomio indivisibile e come tale, la sete di divulgazione di informazioni porta con se una serie di sfumature da non sottovalutare. Prime tra tutte le menzogne.

Le bugie sono una parte ponderante della nostra vita quotidiana. Sono talmente all’ordine del giorno che il cervello umano tende a dimenticarle o a nasconderle automaticamente a noi stessi e a chi ci circonda, fin dalla tenera età. Chi di noi non ha mai negato fino allo sfinimento di aver commesso una marachella, per paura di subire una punizione?

Nell’ambito criminologico e investigativo il processo mentale della negazione della menzogna avviene in ugual maniera. Ovviamente qui non troviamo né la buonafede né l’innocenza di un bambino; bensì abbiamo a che fare con la pseudo furbizia del reo.
In una fase d’indagine, il sospettato di un crimine, ovvero chi è sotto colloquio investigativo non viene ascoltato solo con l’udito, ma l’interpretazione comunicativa avviene a 360°.
Innanzitutto le menzogne vengono classificate e successivamente analizzate.
Le più comuni sono le menzogne volontarie che consistono in manifestazioni coscienti di un’idea non corrispondente a verità. Oppure troviamo, la bugia patologica: frequente in soggetti con ritardi intellettivi o in alterazioni della struttura di personalità. In casi più gravi possiamo aver a che fare con la mitomania che consiste nella tendenza sistematica ad inventare fatti totalmente estranei alla realtà.
Come è stato precedentemente detto, le menzogne non sono solamente “chiacchierate”, ma possono rivelare grandi verità nascoste anche le espressioni del volto, un nostro movimento o una posa ricorrente.
Gli indizi di menzogna nel viso umano sono innumerevoli. E’ molto complesso scoprire una bugia tramite l’osservazione del volto in quanto questo è in grado sia di mentire che di dire la verità e spesso fa entrambe le cose contemporaneamente. Infatti, ad un’espressione falsa ne può seguire immediatamente una vera e viceversa.
La fonte che fra tutte è la più affidabile ma che allo stesso tempo è la più difficile da cogliere risiede nelle micro-espressioni. Si tratta di espressioni che forniscono il quadro completo del sentimento che l’individuo cerca di dissimulare. Questo meccanismo è rapidissimo. Una micro-espressione, passa sul viso in meno di un quarto di secondo. Questo fenomeno è stato scoperto circa venti anni fa da Paul Ekman (psicologo statunitense). Esaminando al rallentatore il filmato di un colloquio con una paziente psichiatrica che mentiva con il fine di dissimulare i suoi piani di suicidio, sono venuti alla luce diversi indizi tra cui una micro-espressione, cioè una brevissima ma completa mimica di tristezza, subito coperta da un sorriso.
Non è solamente il nostro viso a comunicare indirettamente ma il nostro corpo nella sua totalità. Non a caso dettagli rilevanti, il più delle volte vengono “urlati” dal linguaggio del nostro corpo. Ogni gesto ha un significato ed un messaggio: bisogna solo saperlo interpretare per poter comunicare al meglio con il prossimo.
Sfatiamo il mito che l’uomo è più predisposto rispetto alla donna nel mentire o che la donna tende ad accettare passivamente le bugie di un uomo. Non è il sesso a definire un determinato comportamento. E’ l’atteggiamento che si vuole mantenere con una persona o in un particolare contesto per specifici motivi: comodità, assenza di coraggio e infine ma non per importanza per rispetto. Rispetto sia per il ricevente della menzogna, sia per il fautore della stessa.
Chi decide di mentire, manca di rispetto principalmente a se stesso. Convivere con un bugia che logora la mente e il corpo è più complesso che elaborare una falsa verità e costruire un castello di sabbia pronto a crollare in qualsiasi momento della propria vita.

di Jessica Occhipinti – www.jessicaocchipinti.it
© Riproduzione riservata


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