Il linguaggio è un complesso di suoni, gesti e movimenti che attivano il processo di comunicazione
Tutti gli esseri viventi hanno forme di comunicazione più o meno articolate; negli esseri umano, il linguaggio segue delle precise regole grammaticali, che determinano la struttura delle frasi.
In una parola ci sono delle sequenze di morfemi, legati e liberi, così come i morfemi grammaticali che sono: suffissi, prefissi e flessivi. Il bambino fin da piccolo segue delle fasi evolutive specifiche per apprendere il linguaggio, partendo dalle prime vocali, alle lallazioni, che in sostanza sono una sorta di allenamento della voce, tale sviluppo linguistico è intrinsecamente legato allo sviluppo cognitivo e maturativo degli apparati preposti.
È bene osservare e conoscere le maggiori teorie sull’origine del linguaggio:
– TEORIA INNATISTA (Chomsky, 1957): l’acquisizione del linguaggio è un processo attivo, si scoprono regole e verifiche grazie ad un dispositivo innato il LAD, ossia l’esistenza di una grammatica universale. L’ambiente esterno attiva ciò che è innato, cosicché l’indipendenza del linguaggio del bambino si sviluppi anche in base alle competenze comunicative che cognitive.
– TEORIA COGNITIVA COSTRUTTIVISTA DEL LINGUAGGIO (Piaget, 1923): il bambino può comprendere ed usare determinate strutture linguistiche grazie alla maturazione delle sue strutture cognitive, il linguaggio è un aspetto della funzionalità simbolica e segna il passaggio dall’intelligenza senso-motoria a quella rappresentativa.
– TEORA SOCIO-CULTURALI (Vygotskij, 1931): le capacità linguistiche progrediscono tramite l’interiorizzazione dei segni. La zona di sviluppo prossimale è la differenza tra il livello di sviluppo di un individuo ed il livello potenziale che si può raggiungere solo in modo guidato ed adeguato.
La scuola di Palo Alto è importante per quanto riguarda lo studio della comunicazione. Ci sono tre principi fondamentali:
1) la comunicazione si basa su processi relazionali, non sono importanti i singoli elementi ma le loro connessioni.
2) qualunque attività umana possiede valore comunicativo.
3) i disturbi psichici avvengono per la difficoltà a comunicare dell’individuo col gruppo sociale.
La stabilità o il cambiamento di un sistema, sono determinati da circuiti di “retroazione”. Non è possibile non comunica, qualsiasi tipo di azione umana, così come una non azione, ad esempio il silenzio, comunica ugualmente delle informazioni del nostro interlocutore. Il “non comunicare” è una comunicazione di un nostro stato d’animo.
La comunicazione verbale è un elemento vivo, si evolve e cambia continuamente. Uno schema esplicativo della comunicazione verbale è il seguente:
FONTE – CODIFICA – CANALE – DECODIFICA – DESTINAZIONE
La fonte codifica un messaggio, che diventa “un segnale” trasmesso attraverso un canale, che diventa poi “segnale” ricevuto, che va decodificato, affinché diventi comprensibile per il destinatario.
Invece quando parliamo di linguaggio non verbale, intendiamo quella forma di comunicazione tre volte più potente. La mimica, la prossemica, le micro espressioni sono in realtà il pensiero di chi parla. Secondo Ambady Nalini (docente di Psicologia all’università di Medford, Massachusetts) sono sufficienti solo 3 secondi per formarsi un’idea su un perfetto sconosciuto. Una capacità innata che viene controllata dall’Amigdala, che “ragiona” attraverso le impressioni olistiche.
La prossemica non è altro che il rapporto con lo spazio, riguarda le distanze tra gli individui durante una conversazione, tale distanza è detta “spazio vitale o prossemico”.
Le espressioni facciali sono condivise tra tutte le culture così come per gli atti non verbali:
– passarsi la lingua sulle labbra
– accarezzare i capelli
– sfregare il naso
– deglutire
Vengono definiti come EBL Emotional Body Language, ovvero linguaggio del corpo emozionale. Sono delle azioni parziali o reazioni primitive, che vengono stimolate dalle sensazioni di violazione della distanza personale. La comunicazione non verbale del linguaggio del corpo ha una relazione fondamentale tra ciò che si rappresenta, e ciò che è rappresentato. Le relazioni non verbali si originano dall’Amigdala, pasta alla base del cervello, sede degli istinti e ha la funzione di apprendere dall’esperienza e preservarci dai pericoli.
Qualche piccola lettura dell’espressione del volto:
Tempo: le espressioni emotive che durano più di 10” potrebbero essere artefatte.
Collocazioni del discorso: le espressioni verbali emotive e la rispettiva manifestazione sono sincronizzate.
Sorriso: si utilizza di frequente per mascherare un’emozione; in generale, il vero sorriso coinvolge anche gli occhi oltre che la bocca. Un sorriso falso coinvolge solo la parte inferiore del volto, solitamente la manifestazione non è sincronizzata con l’evento che lo ha provocato.
Articolazione della parola: in una situazione emozionale
1 accelerazione
2 parole “mangiate” ed il discorso spezzato
3 pause tra una frase ed un’altra molto brevi
Gesti e manipolazioni: in una situazione artefatta o emozionante si gesticola di meno perché si cerca di controllare il corpo ma, al contrario, si manipola di più un oggetto o un pezzo di carta ecc.
Corpo: anche se il corpo è “congelato” ciò che potrebbe tradirci sono le gambe e i piedi che in una situazione emozionante, ad esempio, tendono a rivolgersi verso una via di fuga.