I serial killer uomini e donne agiscono e sono spinti a uccidere da motivazioni diverse. Molte teorie hanno cercato di spiegarne le differenze comportamentali, guardando anche al ruolo sociale che maschi e femmine hanno esercitato nel corso dei secoli.
Serial killer uomini e donne: i maschi sono più impulsivi, le donne più metodiche
I serial killer rappresentano un “fenomeno sociale” in grado di destare emozioni controverse, ma da sempre attraggono la curiosità e l’interesse di buona parte dell’opinione pubblica. Nonostante i serial killer maschi siano molto più comuni, ci sono anche donne che si sono rese protagoniste di brutali omicidi.
In generale, gli uomini e le donne serial killer hanno differenze psicologiche e comportamentali significative. Uno studio del 2016 ha esaminato le caratteristiche degli assassini seriali, analizzando 107 casi di serial killer maschi e 16 di serial killer femmine. I risultati hanno mostrato che ci sono alcune differenze tra i due gruppi.
Innanzitutto, un numero significativamente maggiore di serial killer maschi ha subito abusi da bambini rispetto alle serial killer donne. In secondo luogo, gli uomini tendono ad avere un’età media inferiore rispetto alle “colleghe” donne quando commettono il loro primo omicidio. In terzo luogo, i serial killer maschi tendono ad agire in modo più impulsivo rispetto alle femmine, che tendono a pianificare i loro omicidi per un periodo di tempo più lungo.
Anche le ragioni che spingono al delitto sono diverse tra uomo e donna. Mentre i maschi, generalmente, compiono questi crimini per soddisfare i propri bisogni sessuali o esercitare potere sulle proprie vittime, le donne serial killer sono spesso motivate da altre pulsioni e desideri, come il denaro, la gelosia e la vendetta.
Infine, le serial killer femmine tendono ad usare veleni o altre sostanze tossiche per eliminare le proprie vittime, mentre gli uomini solitamente utilizzano armi da fuoco o da taglio.
Lo studio della Penn State University
Le differenze tra serial killer uomo e donna potrebbero avere origini molto antiche che risalgono addirittura alla preistoria. Secondo uno studio della Penn State University, condotto dalla ricercatrice Marissa Harrison, l’uomo è più propenso a colpire persone sconosciute, mentre le donne uccidono persone vicine, famigliari e nella maggior parte dei casi il marito.
L’antropologia e la psicologia evolutiva hanno spiegato che, se per secoli uomini e donne hanno avuto ruoli sociali diversi, questi potrebbero ripercuotersi anche nella mente criminale degli assassini.
Storicamente, infatti, gli uomini si sono dedicati alla caccia, mentre le donne alla raccolta. Partendo da questo presupposto, lo studio ha rivelato che la maggior parte dei serial killer uomini è spinto a “cacciare” le proprie vittime, quasi sempre sconosciuti. Sei volte in più rispetto alle donne, le quali, viceversa tendono a uccidere persone che già conoscono.
L’80% delle serial killer, infatti, conosce le proprie vittime che spesso vivono o lavorano con loro, oppure sono emotivamente coinvolte. Allo stesso modo, lo studio ha evidenziato che il 65,4% dei serial killer maschi ha perseguitato le proprie vittime, rispetto al 3,6% delle serial killer femmine.