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Stupro nel Metaverso: quali conseguenze legali per le violenze virtuali?

Una minorenne inglese è stata aggredita e violentata da un gruppo di avatar maschili nel Metaverso. Pur non essendo il primo caso, non esiste ancora una normativa in materia che disciplini questo tipo di reati.

Il Metaverso può essere un luogo insidioso. Lo sa bene una sedicenne inglese che, mentre giocava, è stata aggredita e violentata da un gruppo di avatar maschili. Le forze dell’ordine britanniche stanno indagando sul caso, cercando di risalire ai colpevoli. Gli esperti si dicono fortemente preoccupati per questi episodi che, sebbene avvengano in uno spazio virtuale, causano traumi reali. Dopo la violenza, infatti, la ragazza non sarebbe riuscita a scollegarsi immediatamente.

Altri casi di violenze nel Metaverso

Quello della minorenne non sarebbe stato il primo caso. Già due anni fa, una ricercatrice specializzata nello sviluppo di esperienze virtuali destinate agli adolescenti aveva denunciato di aver subito delle molestie su Horizon Worlds, di proprietà di Meta. Nina Jane Patel ha dichiarato di aver vissuto un’esperienza “disorientante e inquietante” quando, toccata da altri utenti, i controller hanno vibrato.

Pochi mesi dopo un’altra donna aveva riportato un’esperienza altrettanto terrificante: il suo avatar sarebbe stato costretto a compiere atti sessuali.

Le misure di Meta

Per arginare il problema, Meta ha deciso di estendere le categorie di contenuti vietati sulla piattaforma. Oltre alle raffigurazioni di alcool, tabacco, marijuana, la piattaforma non accetta immagini di qualsiasi nudità e situazioni in cui ci sia un chiaro riferimento ad attività illegali o legate alla sessualità.

Le leggi vanno aggiornate

Le aggressioni virtuali sono in continuo aumento e le leggi esistenti potrebbero non essere sufficienti per incriminare i colpevoli di questi reati. La normativa, infatti, riconosce solo la violenza fisica, ma identificare gli aggressori non sempre può risultare facile. Gli avatar utilizzati per il gioco potrebbero essere creati mediante reti wifi non riconducibili a persone fisiche.

Sorge inoltre il problema dell’individuazione dello spazio in cui avviene l’aggressione. Non essendo determinato, in quale giurisdizione dovrebbe essere processato un crimine che si verifica in un luogo senza confini fisici?

Una possibile soluzione potrebbe essere l’introduzione di leggi specifiche per il Metaverso, con cui vengono stabilite procedure ad hoc per la sua applicazione. Ma tutto questo solleva inevitabilmente una serie di domande sul possibile bilanciamento tra la regolamentazione della libertà e della privacy degli utenti.

La responsabilità nel Metaverso

Un altro importante tema è quello della responsabilità di questi crimini. Secondo Katherine Cross, esperta di reati informatici presso l’Università americana di Washington, a risponderne dovrebbero essere i gestori delle piattaforme, i quali dovrebbero essere i primi ad adottare delle regole in grado di impedire situazioni simili a quella vissuta dalla giovane inglese.

Lo stupro nel Metaverso rappresenta senza dubbio una delle molte sfide che la società deve affrontare nell’era digitale. È un promemoria del potere e della complessità del mondo virtuale, e sottolinea la necessità di adattare le leggi e le politiche per affrontare le nuove frontiere della criminalità digitale. Solo attraverso una combinazione di legislazione, cooperazione internazionale, educazione e sostegno alle vittime possiamo sperare di garantire un ambiente digitale sicuro e giusto per tutti.

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