Una nuova indagine per capire chi è l’attentatore seriale è partita ieri. È successo che due vittime hanno chiesto alla Procura di Trieste di lavorare su alcuni reperti specifici che recavano tracce di dna, e il Procuratore Capo Antonio De Nicolo ha accolto la richiesta.
Di che reperti parliamo
Reperti che erano già stati analizzati, ma che ora lo saranno di nuovo sulla base dello sviluppo delle tecnologie del dna. Si tratta di un capello bianco e una traccia di saliva sorprendentemente repertati nell’uovo inesploso che si trovava, all’interno di una confezione, su uno scaffale del supermercato «Il Continente» di Azzano Decimo (Portogruaro), il 3 novembre 2000. All’epoca non si riuscì ad attribuire a nessuno quella traccia genetica, ora chissà, magari paragonandolo con i profili conservati nella banca del dna …
L’uovo non esplose per un difetto di funzionamento dell’ordigno. L’uomo che acquistò la confezione la maneggiò, la pagò, la riportò a casa e solo qui si accorse che ne usciva uno strano filo. A quel punto la mosse ancora per portarla dai CC, che disinnescarono la bomba. Fino ad allora Unabomber aveva sempre utilizzato tubi-bomba: era la prima volta che la mimetizzava in un oggetto d’uso comune e la sua tecnica era evidentemente da perfezionare. I suoi ordigni, comunque, avrebbero fatto cilecca, fortunatamente, anche altre volte.
Cosa fece Unabomber
Unabomber non è mai stato scoperto. Agì tra il 1994 e il 2006, quando sparì nel nulla da dove era venuto. Le esplosioni e tentate esplosioni attribuitegli sono circa una trentina. Non si sa se è uno o più di uno. Non si sa il movente. Ha agito nel Nord-Est, tra Pordenone, Portogruaro e Lignano. Non si sa se fosse un serial killer perché non si sa se volesse uccidere o solo ferire. Non colpiva una categoria precisa. Non era un terrorista, sicuro: non ha mai rivendicato le sue azioni. Colpiva più spesso nei giorni di festa e in estate e nei luoghi affollati. Conosceva bene le zone dove colpì. Fece 14 feriti, tra lievi e gravi. Dopo aver usato tubi esplosivi, nascose i suoi ordigni in ovetti Kinder, confezioni di maionese, un cero, una confezione di bolle di sapone. Gli dettero la caccia 5 Procure.
Chi sono le due vittime
Le due vittime che hanno chiesto nuove indagini sono Francesca Girardi e Greta Momesso. Francesca aveva 9 anni quando perse la mano e l’occhio destro nell’esplosione di un evidenziatore raccolto sul greto del Piave. Era sotto un pilone, era il giorno della Liberazione del 2003, a San Biagio di Callalta, Treviso. Greta aveva 6 anni quando le esplose in mano una candela nel duomo di Motta di Livenza. Dovettero ricostruirle tre dita della mano sinistra. Furono tra gli attentati più rivoltanti commessi da Unabomber.
Dove può arrivare l’indagine sul dna
È un’indagine che potrebbe portare a qualcuno e a nessuno, perché nessuno è indagato al momento e quindi non c’è una persona precisa con cui fare un confronto del dna. Anche per questo la posizione della Procura consiste nel non limitarsi a questo solo reperto, ma nel verificare se all’epoca (le indagini furono chiuse nel 2009 con l’archiviazione della posizione dell’indagato ritenuto più verosimile dagli inquirenti, Elvo Zornitta) altri reperti furono esclusi dall’indagine genetica – indagine che potrebbe essere svolta oggi. La Procura non dice se il dna che fu campionato sull’uovo sarà confrontato anche con quello di Zornitta oppure no. Zornitta che, nel frattempo, ha ottenuto un risarcimento danni allo Stato di 300.000 euro, per essere stato indagato ingiustamente (e gravemente danneggiato dall’indagine): la prova regina contro di lui, la lama di un taglierino, risultò a processo essere stata contraffatta da chi l’aveva esaminata, il poliziotto Ezio Zernar, che fu condannato per questo.
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