Dopo le promesse, in parte deluse con il Decreto Sicurezza, gli addetti si mobilitano e il Governo risponde. Status, sicurezza e orari, registro, salario: le premesse per cambiare oggi ci sono, serve dialogo serio tra lavoratori e datori.
Stagione calda, divise in piazza. Reparti Mobili in assetto antisommossa per tutelare la tranquillità di sfilate e manifestazioni? Anche, ma noi oggi parliamo delle “nostre” uniformi, quelle delle guardie particolari giurate, che si sono mobilitate a livello nazionale, tra febbraio e marzo, come forse mai prima nel nostro Paese.
Sul tavolo istanze antiche e recenti. O meglio, tutte questioni più volte proposte e anche gridate negli anni passati, ma magari riportate burrascosamente alla ribalta da atti e fatti recenti.
In generale, probabilmente, la rabbia è stata accesa in questo particolare momento dalla sensazione diffusa di una promessa tradita.
All’inizio del loro mandato, infatti, alcuni esponenti del Governo gialloverde si erano pubblicamente impegnati ad affrontare velocemente ed efficacemente le problematiche sollevate dagli addetti del settore, mentre poi, nel provvedimento-quadro specifico – il cosiddetto Decreto Sicurezza – non è apparsa traccia di attuazione delle buone intenzioni.
In questo senso il solo annuncio delle agitazioni sembra aver sortito l’effetto sperato, con la decisione, da parte dell’esecutivo di depositare, in Commissione Lavoro un documento contenente le linee guida per una riforma, che assicuri dignità e valore al comparto della vigilanza privata.
Tra i punti cardine della proposta l’elevazione dello status giuridico della guardia particolare giurata ad “agente ausiliare di pubblica sicurezza”, il riesame e la revisione della disciplina derogatoria oggi applicata in tema di orari di lavoro e tutela della salute (punto dolente nei rapporti tra lavoratori e datori), l’istituzione di un registro delle guardie particolari giurate, al fine di stabilizzare e disciplinare la mobilità del personale. Una buona piattaforma, che attende ora soltanto discussione e trasformazione in norme, in modo che si auspica rapido e corretto.
Un primo piccolo passo in realtà si è già visto. Da pochi giorni infatti è attivo il il database delle guardie giurate, uno strumento “minore” che dovrebbe, nelle intenzioni, assicurare una continua sorveglianza su tutti i soggetti interessati e la possibilità d’intervento laddove la guardia giurata non dovesse seguire scrupolosamente le disposizioni relative ai titoli di Polizia.
Nell’iter che si prefigura per i mesi prossimi c’è però un oste con cui fare i conti, per far quadrare intenti della parte politica e speranze dei lavoratori. E si tratta di un oste pesante: i datori di lavoro con le loro associazioni, tanto più coinvolti quanto si pensi che un ulteriore aspetto chiave di tutta la vicenda s’incentra sul rinnovo, atteso e domandato a gran voce, delle condizioni salariali, ritenute da più parti insoddisfacenti e obsolete.
In quest’occasione noi non possiamo che auspicare uno sforzo di buona volontà da parte di tutti, il quale potrà risultare tanto più fecondo e benefico in un contesto che, come abbiamo raccontato fin qui, garantisce tutte le premesse per valutazioni attente e accordi proficui. Ove tutti, nella necessaria mediazione, trovino qualcosa da guadagnare. In un ottica win-win, insomma, come è in voga dire nel mondo degli affari.
Con un’altra espressione di gran moda ci verrebbe da chiederci e chiedere: “Se non ora, quando?”